È una corsa contro il tempo in Italia per rimodulare la destinazione di alcuni miliardi dei fondi delle politiche di coesione europea della programmazione 2007-2013, al fine di accelerarne e facilitarne la spesa ed evitare il rischio di perderli.
Entro il 31 dicembre 2015, l’Italia dovrà dimostrare di aver speso (pena perderli) 12,5 miliardi di Fondi Ue (il dato è privo della quota di cofinanziamento nazionale) per le politiche di coesione tra Fondo di sviluppo regionale (Fesr) 10,357 mld, e Fondo sociale europeo (Fse) 2,343 mld, secondo dati della Commissione Ue, aggiornati al 14 maggio. Intanto i tecnici della dg Regio stanno esaminando l’Accordo di partenariato inviato dall’Italia, che ripartisce i 33 miliardi di fondi europei per il periodo 2014-2020. La valutazione finale dovrebbe partire da Bruxelles intorno a metà giugno.
Secondo fonti di Bruxelles, le risorse che si stanno rimodulando dovrebbero essere destinate al recupero ed efficienza energetica dell’edilizia scolastica, infrastrutture stradali e riqualificazione urbana.
La riallocazione dovrà poi ottenere il via libera dell’esecutivo europeo. Per l’ok, si guarderà al rispetto dell’impianto e strategia originaria del programma, alla rapida cantierabilità dei progetti, e che le risorse non siano spese a pioggia.
La ridistribuzione dei fondi è stata decisa durante l’informale dei ministri delle Politiche di coesione di fine aprile ad Atene, in una bilaterale tra il sottosegretario Graziano Delrio ed il commissario Ue Johannes Hahn.
Proprio per sollevare l’Italia dalla pressione del cofinanziamento e permetterle di spendere più velocemente, tra il 2012 ed il 2013, attraverso quattro riprogrammazioni (col ministro Fabrizio Barca prima, e Carlo Trigila poi) la Commissione Ue ha dato l’ok ad una riduzione della quota italiana, liberando 12,1 mld di euro (confluiti nel Piano nazionale d’azione per la coesione).
Questo attraverso una progressiva riduzione delle aliquote, che Bruxelles ha fatto salire al 75% e l’Italia ha ridotto al 25%. Con una conseguente diminuzione del numero di progetti. In particolare, nell’ultimo anno la riprogrammazione è stata applicata all’allocazione dei Programmi operativi regionali (Por) di Sicilia, Campania e Calabria. Tre Regioni che, tra l’altro, sono supportate da speciali task force a guida italiana, (Campania e Sicilia dal 2012, mentre la Calabria, solo dallo scorso anno) per aiutarle nella spesa
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