AGGIORNAMENTO: Il primo ministro del Regno Unito Theresa May ha firmato la lettera con la quale Londra chiederà l’inizio della procedura di ritiro dall’Unione Europea, ovvero il documento che darà il via alla Brexit. La lettera sarà consegnata il 29 marzo intorno alle 12.30 ora italiana al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk: da quel momento scatteranno i due anni che porteranno il Regno Unito fuori dall’UE. E poi?
Storia originale…
Con l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, prevista per il 29 marzo, si entra nel vivo della Brexit. A circa nove mesi dal voto degli inglesi a favore del divorzio tra UK e UE, a breve inizieranno davvero i negoziati necessari per arrivare ad un accordo entro due anni.
Il timing della Brexit è molto serrato, anche se restano alcune perplessità su tempi e modi per arrivare all’accordo definitivo. Anche perché, in questi mesi è stato detto più volte, si entra in un terreno inesplorato che somiglia molto ad un campo minato. Tutto starà nel vedere chi tra Regno Unito e Unione europea farà un passo falso.
Vediamo cosa prevede il famoso articolo 50 e quali saranno i passaggi che porteranno l’Unione a perdere uno dei suoi membri.
Cosa dice l’articolo 50
L’uscita del Regno Unito dall’UE ruota intorno alle prescrizioni dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, firmato nel 2007 e pietra miliare dell’Unione Europea. Il documento firmato dai membri fissa oneri e onori dei Paesi che hanno aderito e prevede, con l’articolo 50, la possibilità di uscita di un Paese dall’UE tramite scelta unilaterale.
L’articolo 50 dice che “ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione”. Prevede che lo stato membro che decide di recedere lo comunichi al Consiglio europeo che, a sua volta, dà mandato alla Commissione di negoziare (sulla base delle linee guida) e conclude un accordo per definire le modalità del recesso dal Trattato.
“L’accordo – si legge – è negoziato conformemente all’articolo 218, paragrafo 3 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Esso è concluso a nome dell’Unione dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata previa approvazione del Parlamento europeo. Per maggioranza qualificata – precisa sotto – s’intende quella definita conformemente all’articolo 238, paragrafo 3, lettera b) del trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.
Al comma 3 spiega che i trattati cessano di essere applicabili a decorrere dalla data di entrata in vigore dell’accordo di recesso o, in mancanza di tale accordo, due anni dopo la notifica al Consiglio europeo. A meno che il Consiglio europeo, d’intesa con il lo Stato uscente, decida all’unanimità di prorogare tale termine.
Infine l’articolo 50 prevede anche la possibilità per uno Stato uscente di chiedere nuovamente l’adesione all’UE, in quel caso la richiesta sarà “oggetto della procedura di cui all’articolo 49”.
Quale sarà la procedura
A circa nove mesi dal voto dello scorso giugno, il 29 marzo il premier Theresa May invierà una comunicazione ufficiale al Consiglio europeo per informarlo della volontà degli inglesi di uscire dall’Unione e facendo così scattare il conto alla rovescia dei 24 mesi. In pratica il 29 marzo 2019, il Regno Unito sarà fuori dall’UE, con o senza accordo, salvo proroghe.
Se l’articolo 50 serve per chiedere l’uscita dall’UE, il vero protagonista dei negoziati sarà però l’articolo 218 a cui il precedente infatti, rimanda. Il paragrafo 3 dell’articolo 218 dice che “la Commissione, o l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza quando l’accordo previsto riguarda esclusivamente o principalmente la politica estera e di sicurezza comune, presenta raccomandazioni al Consiglio, il quale adotta una decisione che autorizza l’avvio dei negoziati e designa, in funzione della materia dell’accordo previsto, il negoziatore o il capo della squadra di negoziato dell’Unione”.
Arrivata la comunicazione da parte di May, il Consiglio approva delle linee guida che serviranno da bussola per i negoziati e dà mandato ad un negoziatore (o una squadra di negoziatori) di avviare le trattative con il Regno Unito. Il prescelto è Michel Barnier, sarà lui a guidare la delegazione europee nelle trattative con il Regno Unito rappresentato da David Davis.
I due personaggi sono tali da meritare l’apertura di una parentesi. Barnier, conservatore francese di 65 anni, è un esperto di politica europea. Ha alle spalle una lunga lista di incarichi: ex ministro degli Esteri, ex Commissario per il mercato interno e i servizi, ex Commissario europeo per l’industria e l’imprenditoria. Europeista convinto, conosce perfettamente i trattati e i tecnicismi alla base delle relazioni dei Paesi membri dell’Unione. Nemico giurato di David Davis, non a caso, scelto come suo avversario al tavolo delle trattative. Davis, conservatore inglese di 67 anni, è stato responsabile per i negoziati governativi con l’Europa e per l’allargamento della NATO. Candidato alla guida del partito conservatore nel 2005 è stato battuto da David Cameron. Euroscettico, nel 1996 era in un gruppo europeo, con Barnier, incaricato di studiare un nuovo Trattato dell’UE che finì su un binario morto per la mancanza di un accordo tra i membri.
Alla fine dei negoziati, l’accordo sarà approvato a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento europeo, e poi ratificato da tutti i parlamenti nazionali. La maggioranza qualificata con la quale il Consiglio approva l’accordo è quella indicata dall’articolo 238 del Trattato: consenso di almeno il 72% dei membri del Consiglio (20 dei restanti 27 Stati membri) che rappresentino almeno il 65% della popolazione degli Stati membri chiamati ad esprimersi.
Il negoziato deve essere concluso sei mesi prima della scadenza del marzo 2019 in modo che i parlamenti nazionali abbiano tempo per ratificarlo. L’articolo 50 prevede che l’accordo sia concluso dal solo Consiglio e dal Regno Unito. A regola quindi non avrebbe natura di accordo misto (che deve passare per forza dall’approvazione dei parlamenti nazionali), ma considerato che l’accordo andrà a modificare le future relazioni dei Paesi con il Regno Unito e è richiesta anche la ratifica da parte di tutti i membri.
Infine, l’ultimo elemento procedurale da valutare è il ruolo della Corte di giustizia.Secondo alcuni tecnici, l’accordo, essendo negoziato e concluso tra il Regno Unito e il Consiglio (non tra il Regno Unito e i singoli Stati), potrebbe essere oggetto di un ricorso di annullamento da parte di un membro o della richiesta di verifica della validità da parte dei tribunali nazionali alla luce dei Trattati europei. Probabilmente siamo nel campo della fantapolitica e della fantagiustizia, ma è sempre meglio essere pronti a tutto.
Quali saranno i tempi della Brexit
Cercando di riassumere e semplificare le procedure previste dai trattati, proponiamo un possibile calendario degli eventi.
Tutto inizierà il 29 marzo quando May attiverà l’articolo 50. Le tappe del prossimo mese sono state riassunte da Politico.ue:
Con l’attivazione dell’articolo 50, il Consiglio europeo inizierà a lavorare alle linee guida per i negoziati. Il 31 marzo potrebbero già riunirsi il COREPER dei 27. Si tratta del Comitato dei rappresentanti permanenti formato dai rappresentanti dei Paesi membri dell’UE e presieduto dal Paese che ha la presidenza del Consiglio. Ha il compito di esaminare i dossier all’ordine del giorno del Consiglio, come per esempio, una bozza di linee guida per i negoziati.
Ad aprile (11 e 24) ci saranno due diverse riunioni degli sherpa i rappresentanti dei capi di Stato o di Governo dei vari Paesi che dovranno discutere e intervenire sulle linee guida per i negoziati. A fine mese (il 26, secondo Politico) si riunirà nuovamente il COREPER per esaminare la bozza revisionata dagli sherpa.
L’approvazione delle linee guida sarà poi al centro della sessione mensile del 27 aprile del Consiglio Affari generali (CAG), l’organo europeo che coordina i preparativi per le riunioni del Consiglio vero e proprio. Il CAG, si legge sul sito del Consiglio europeo, ha il compito di garantire la coerenza dei lavori di tutte le formazioni del Consiglio, prepara e assicura il seguito delle riunioni del Consiglio ed è responsabile di una serie di settori politici trasversali, tra cui l’allargamento dell’UE e i negoziati di adesione.
Infine, come annunciato nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il 29 aprile si terrà un vertice straordinario del Consiglio dal quale dovrà uscire il documento definitivo con le linee guida per i negoziati che quindi non inizieranno prima di fine maggio.
Non solo, secondo qualcuno i negoziati veri e proprio avranno inizio soltanto dopo le tornate elettorali in Germania, Olanda e Francia quindi dopo l’estate. Comunque sia i tempi sono stretti. Considerando che l’accordo dovrà essere ratificato dai 27 parlamenti nazionali più quello del Regno Unito, i negoziati dovranno finire sei mesi prima della scadenza quindi tra settembre e ottobre del 2018.
Il 29 marzo 2019 i trattati che ad oggi disciplinano tutti i rapporti tra Unione europea e Regno Unito decadranno in modo automatico, con o senza accordo tra le parti. L’unico modo per evitare l’uscita vera e propria è trovare un’intesa, votata in modo unanime, per prorogare la scadenza oltre i due anni.
Insomma, la strada è davvero lunga e i passaggi politici-burocratici estenuanti. E alla fine dei giochi il vincitore sarà probabilmente soltanto uno.
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