Palermo. «L’emergenza attuale è determinata soprattutto dal fatto che il sistema delle discariche in Sicilia, più private che pubbliche – e questo dato deve fare riflettere – ha portato al collasso. Se non partiamo da questo dato, fra sette o otto mesi in Sicilia avremo i rifiuti per strada, e se qualcuno getta un cerino la montagna di rifiuti diventa un falò. Ed in piena estate le tv nazionali e straniere parleranno della Sicilia non come ‘terra del sole’ ma come ‘terra che brucia». Così il governatore della Sicilia Nello Musumeci intervenendo all’Ars sulla questione rifiuti.
Il programma contro l’emergenza rifiuti
«Questo è il nostro crono-programma: entro febbraio vogliamo realizzare un piano-stralcio per la realizzazione di dieci piattaforme per la gestione della differenziata, compostaggio e conferimento da post-trattamento; un bando per accordi in ambito nazionale ed europeo per il conferimento di almeno la metà dei rifiuti attualmente destinati alle discariche; la definizione di un piano ordinario per la gestione del sistema dei rifiuti in Sicilia». Così il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, intervenendo all’Assemblea regionale.
«Entro maggio vogliamo riportare il numero degli ambiti territoriali a 9, liquidare le società d’ambito – ha detto – attivare misure di fiscalità di vantaggio per le imprese che investono nel riciclo e penalità per chi non raggiunge almeno il 50% della differenziata. Entro un anno contiamo di potere arrivare alla approvazione del piano di gestione e dei piani d’ambito. Entro la fine del 2019 puntiamo alla messa in attività delle dieci piattaforme per differenziata, compostaggio e conferimento da post-trattamento».
«Per il nostro governo il ciclo dei rifiuti, che ne comprende anche il riuso, dovrà aprirsi e chiudersi nella stessa provincia – ha proseguito – In alcune province potremmo pensare a due ambiti o comprensori, per altre ne basterebbe uno, così come potrebbe bastarne uno per due province contigue: questo lo deciderà il Parlamento regionale.
In Sicilia non c’è bisogno di termovalorizzatori, che comunque non demonizzo: penso però che la soluzione sia data dagli impianti di compostaggio».
Musumeci ha sottolineato che “è impossibile affrontare con sistemi ordinari una situazione straordinaria: abbiamo bisogno di nuovi impianti, e i tempi non sono compatibili con quelli attuali della capacità delle discariche”. “Abbiamo bisogno di ridurre il conferimento in discarica – ha evidenziato – Il ministero dell’Ambiente dice che la metà dei rifiuti dobbiamo mandarli fuori dalla Sicilia, ma non dice come fare e che possiamo spedire i nostri rifiuti in altre regioni solo per qualche settimana, e non per qualche mese o per un anno, che è il tempo che ci serve”. “Resta la soluzione della spedizione all’estero, che ci costerebbe il 20-25% in più rispetto ai costi attuali, ma non abbiamo ancora trovato una ditta disposta a spedire i rifiuti in altri Paesi europei – ha detto – C’è da dire, poi, che a volte nel sistema di smistamento si annidano imprenditori contigui agli interessi mafiosi”.
Al termine del lungo dibattito d’aula, Musumeci aveva chiesto un confronto fra i capigruppo “per giungere ad una mozione unificata, con un dispositivo condiviso che impegni il governo regionale a tenere informata l’aula su ogni iniziativa relativa alle politiche ed alle iniziative in tema di rifiuti”.
Fino a qui tutto bellissimo e parole giuste ma in tempi record arrivano i fatti a smentire quanto precedentemente affermato da Musumeci… infatti
dopo una sospensione dei lavori, si è proceduto con la votazione delle singole mozioni presentate dai diversi gruppi parlamentari.
Tutte le mozioni delle opposizioni a firma M5S, Pd e Claudio Fava sono state respinte, ci potrebbe stare, se non che le mozioni erano mirate ad impedire la realizzazione di impianti (termovalorizzatori, gassificatori e inceneritori) di dubbia natura come quello che seguiamo da diverse settimane previsto in contrada Gallitello a Calatafimi Segesta.
La mozione inerente proprio a questo impianto presentata dal M5S infatti è stata respinta nonostante questa chiedeva di annullare in autotutela le procedure di autorizzazione dell’impianto di produzione di biometano per permettere maggiori e più dettagliati accertamenti sull’impatto ambientale dell’impianto che secondo il tecnico di Lega Ambiente, Dott. Cottone, oltre a peccare di autorizzazioni, sarebbe obsoleto e prevede una parte di gassificatore inceneritore che può bruciare anche RSU.
Ricordiamo che ad oggi non sembra essere stata fatta alcuna modifica al progetto originale che prevede il trattamento di 130.000ton/annue di rifiuti di cui 70.000ton di RSU e 60.000ton di organico. Unica novità “una lettera” inviata al sindaco di Calatafimi Segesta dove la Solgesta si dichiara propensa a modificare il progetto per non trattare RSU e trattare solo organico, ma ripetiamo, ad oggi nessuna modifica al progetto che è quasi del tutto approvato.
Naturalmente questo ha sollevato ancora forti dubbi portando comitati, singoli cittadini, agricoltori ed ambientalisti a chiedersi che tipo di modifica si vuole apportare e come si possa dormire sereni nell’autorizzare un impianto che potrebbe, in caso di cambio strategia rifiuti sicilia e in clima di emergenza rifiuti sicilia, bruciare tonnellate di RSU con possibili conseguenze sulla salute pubblica e sull’ambiente.
Quello che non capiamo è come Musumeci possa dichiarare una cosa e subito dopo smentire le sue stesse parole votando contro le mozioni che mirano a bloccare la realizzazione di termovalorizzatori, gassificatori, inceneritori o impianti di dubbia natura.
Ricordiamo che sono state raccolte più di 5300 firme per dire no ad un gassificatore/inceneritore a Calatafimi Segesta, petizione che è ancora possibile firmare: https://www.change.org/p/no-all-inceneritore-gassificatore-a-calatafimi-segesta
Continueremo a seguire la vicenda.
Nel seguente pdf sono presenti tutte le mozione di ieri.
Allegato Ordine del Giorno Ars 23 gennaio 2018
calatafimisegestanews
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