VENEZIA. Nuovi passi avanti contro la sclerosi multipla grazie ad uno studio a guida italiana: un team internazionale di ricercatori coordinato dall’Università di Verona ha infatti individuato le molecole ‘maligne’ della sclerosi che indicano lo stadio più grave della malattia.
La scoperta, pubblicata sulla rivista ufficiale dell’American academy of neurology, apre un nuovo scenario rendendo più immediate e sicure la diagnosi e la prognosi e permettendo una terapia più mirata. La sclerosi multipla colpisce quasi 3 milioni di persone nel mondo (600mila in Europa, 114mila in Italia) con oltre 250 nuovi casi all’anno e nel 2011 il costo medio annuale per persona con sm si aggirava intorno ai 40 mila euro.
Gli esami diagnostici usati finora non consentono, tuttavia, nella maggior parte dei casi, di determinarne il grado di gravità. Il team ha individuato una combinazione specifica di molecole infiammatorie che quando presenti ad alte concentrazioni nel liquido cerebro-spinale, prelevato normalmente per la diagnosi della malattia, predicono una forma aggressiva di sm.
Nella pratica clinica, la scoperta consentirà al neurologo di scegliere fin dall’inizio la terapia più adeguata per ciascun paziente riservando quelle più energiche solo a chi ne ha veramente bisogno. La scoperta è di un team internazionale coordinato da Massimiliano Calabrese, docente di Neurologia del dipartimento di Neuroscienze e Biomedicina dell’Università di Verona, che ha lavorato anche con i team dei reparti di Neurologia e Neuropatologia del Policlinico di Borgo Roma.
A rendere possibile il lavoro anche la collaborazione con l’Imperial College di Londra e con la Swansea University Medical School che hanno confermato l’ipotesi dei ricercatori veronesi mediante l’analisi di tessuti cerebrali autoptici ottenuti da pazienti affetti da sm. Lo studio è finanziato dall’associazione internazionale «International progressive Ms alliance».
Oggi per diagnosticare a un paziente la sclerosi multipla, afferma Calabrese, «viene prelevato un campione del liquido cefalo rachidiano che circonda e attraversa tutto il sistema nervoso centrale, detto ‘liquor’. Il nostro team ha messo a punto una nuova metodica in grado di determinare in sole 24 ore il profilo liquorale delle forme ‘maligne’ di malattia, quelle cioè con una maggiore componente neurodegenerativa».
«In questo modo – continua Calabrese – possiamo stabilire, già al momento della diagnosi, quindi in una fase molto precoce, se il paziente andrà incontro a un elevato rischio di progressione della malattia e, di conseguenza, individuare la terapia migliore per intervenire efficacemente. Questo nuovo sistema ci consentirà di evitare terapie aggressive non necessarie e quindi inutili rischi per il paziente, ma anche un conseguente notevole risparmio per il sistema sanitario nazionale».
Il team è già impegnato in un nuovo studio multicentrico, finanziato dal Ministero della Salute, che permetterà di arrivare in tempi brevi all’applicazione su larga scala di questa nuova tecnica diagnostica. La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce prevalentemente i giovani tra 20 e 40 anni di età. È una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione giovane adulta.
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