Oggi è il valore del titolo a Wall Street. Domani potrebbe essere molto peggio. Lo scandalo di Cambridge Analytica trascina Facebook a -5 per cento all’apertura del mercato di New York per poi precipitare fino a -7,5%, ma soprattutto agita le diplomazie di mezzo mondo che sembrano scoprire oggi il potenziale intrusivo della società di Zuckerberg.
Tutta colpa, o merito, della decisione di Facebook di cancellare di punto in bianco la società dei big data, accusata di avere sottratto i dati di 50 milioni di utenti per usarli nella campagna elettorale di Donald Trump. Fatti noti già da due anni abbondanti, ma sanzionati solo oggi da Zuckerberg che ora viene travolto dalle richieste di chiarimenti.
I fatti – Nel 2015, un certo Alexander Kogan chiede a Facebook l’autorizzazione a scaricare i dati dei profili per “fini accademici”. Kogan (che ora si fa chiamare Dr. Spectre e vive a Singapore) è un ricercatore e a sua volta è accusato da alcuni colleghi di Cambridge di avere trafugato il modello psicometrico con cui i dati vengono elaborati e gestiti. Fatto sta che i profili non finiscono in uno studio universitario, ma nel calderone della campagna elettorale di Donald Trump, rivenduti a Cambridge Analytica, società inglese gestita e finanziata dall’ultradestra americana.
Il modello è talmente efficiente nel targetizzare i messaggi politici (micro-variazioni semantiche e tematiche a seconda dell’interlocutore che ho di fronte) che quando Trump vince le elezioni, il ceo di Cambridge Analytica, Alexander Nix, si vanta pubblicamente del suo contributo.
Come ha fatto? Questa la prima domanda. Ma soprattutto? Facebook sapeva? Siamo ai giorni nostri. Tra i primi a esprimere “preoccupazione” per le notizie sulla violazione dei dati personali c’è Downing street che, in questi giorni, tra spie e doppiogiochi ha già i suoi grattacapi. La vicenda ha spinto il governo di Londra ad anticipare il progetto d’interventi normativi più stringenti per la tutela dei dati sulle piattaforme online e per “mettere fine al far west” dei giganti del web, scrive oggi il Daily Telegraph. Un portavoce di Theresa May ha da parte sua riferito che la premier conservatrice è favorevole anche a un’indagine ad hoc dell’autorità di controllo del Regno sull’informazione sulle denunce che hanno svelato il caso Cambridge Analityca e l’asserito abuso di dati per la “segmentazione psicografica” degli utenti.
Di contro, la società di Zuckerberg sta cercando di arginare l’onda negativa. In primo luogo cancellando la sezione dedicata alle storie politiche di successo, cioè quelle che grazie all’uso del social network sono riuscite ad emergere ed ottenere risultati elettorali. A dirlo il sito The Intercept: la pagina forniva esempi virtuosi in diversi settori. In particolare, la sezione dedicata alla politica, riportava il caso del governatore repubblicano della Florida, Rick Scott, che ha usato annunci e link in maniera tale da aumentare il sostegno degli ispanici alle elezioni. Ora la pagina ‘Governo e politica’ non c’è più e, interpellata sulla vicenda, Facebook ha risposto che un certo numero di studi sono stati archiviati e sono disponibili in link individuali, ma non ha dato una spiegazione diretta del perché.
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