Nel corso di una apposita conferenza-stampa a cura di Mario Vitale, don Vittorio Sinopoli, Anna Fichera e Pietro Guarnotta (nella foto), è stato presentata dal Gruppo “I Volontari del Tuttinsieme” che ha sede nei locali della Parrocchia “Regina Pacis” di Giarre, una importante iniziativa che rientra tra le le finalità sociali: l’istituzione del Premio Nazionale di Arte e Letteratura “Manuel Foderà” nell’intento di esaltare i più alti valori religiosi e laici, morali e sociali, nonché di far conoscere sempre più e sempre meglio la luminosa figura del piccolo siciliano Manuel Foderà, morto di tumore a soli nove anni lasciando al mondo un inestimabile messaggio etico e teologico.
Il premio si articola in sei sezioni: Poesia, Narrativa, Teatro, Arti figurative, Fotografia, Canto. Tutti gli elaborati sono a tema libero. Sarà pure assegnato il Trofeo “Manuel Foderà” ad un poeta che abbia inserito, fra i componimenti partecipanti, una poesia particolarmente meritevole – tanto dal punto di vista artistico, quanto per il valore dei contenuti – sulla figura del “piccolo Guerriero della Luce”, al quale il presente Premio ha l’onore di essere intitolato.
La cerimonia di premiazione avrà luogo nel salone parrocchiale “Regina Pacis” sabato 15 dicembre 2018. Previsti anche due premi per gli studenti della Scuola Secondaria di primo e di secondo grado e per gli alunni delle classi terze, quarte e quinte della Scuola Primaria.
Le scadenze per la presentazione degli elaborati sono: il 12.9.2018 per il bando nazionale; il 20.11.2018 per i bandi per le scuole (clicca qui e scarica il bando).
Biografia di Manuel Foderà
Manuel Foderà, un bambino di Calatafimi (un paese collinare in provincia di Trapani), dai quattro ai nove anni, ha lottato contro un tumore: purtroppo ha perso la sua battaglia, ma ha lasciato un testamento spirituale davvero straordinario. Questo piccolo teologo ha dialogato con Dio e con la «Madonnina», ma non ha mai domandato di essere guarito dal tumore, invece ha sempre chiesto di pregare per gli altri bambini che stanno male.
A soli 6 anni ha chiesto ed ottenuto di poter fare la comunione, suo grande sogno, per ricevere Gesù, «l’amico del cuore». Manuel compone preghiere, inventa racconti, dialoga con la stessa spontaneità con i seminaristi, con i sacerdoti, i religiosi e le religiose (in particolare le Clarisse di San Giovanni Rotondo), con i vescovi, i cardinali Francesco Montenegro e Paolo Romeo, e con i bambini. La sua storia ha coinvolto molte persone, affascinate dalla serenità di questo bambino, che, come ricorda Rocco (il padrino), «portava luce e donava sorrisi in un reparto dove, generalmente, regnano sconforto e disperazione. Era animato da grande fede. Il suo vivere era stare con Gesù».
Arriva a scrivere le meditazioni della Via Crucis. Si affida al Rosario e a padre Pio e invoca madre Maddalena Morano, suora salesiana piemontese che sul finire dell’Ottocento fondò, in Sicilia, scuole, oratori, asili e gruppi di catechismo.
«Mio figlio soffre, si contorce dai dolori – annotava mamma Enza –, ma il sapere che le sue semplici parole possono aiutare altri a vivere meglio il loro quotidiano, mi dà la forza di sopportare e andare avanti insieme al mio piccolo guerriero della Luce». I pensieri, le preghiere e gli sms di Manuel hanno qualcosa «di speciale».
Sono le stesse suore (suor Antonella e suor Chiara) a esortare la raccolta di questi testi: «La sua spiritualità – dicono alla mamma – è un dono del Signore e devi fare in modo che non si perda nulla. Le sue parole, il suo modo di vivere la sofferenza, sono una fonte inesauribile di grazia che va condivisa». Così le lettere vennero raccolte e molte preghiere furono registrate.
Enza è stata una madre che ha vissuto cinque anni e 24 ore su 24 accanto al figlio malato, che ha pregato con lui e ha pianto con lui.
La preghiera di Manuel più commovente recita così: «Abbracciami, Gesù! Ti prego abbracciami Gesù, quando sono triste. Abbracciami Gesù, quando sono in ospedale e soffro molto! Abbracciami Gesù, quando piango. Dammi la forza per affrontare ogni cosa! Non mi abbandonare mai, perché tra le tue braccia mi sento protetto e al sicuro».
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