Il viadotto Morandi di Agrigento, gemello di quello di Genova, va abbattuto. Non solo per i costi di ristrutturazione considerati elevati, circa 30 milioni di euro, ma anche per valutazioni paesaggistiche. A sostenerlo è l’assessore ai Beni culturali della Sicilia, Sebastiano Tusa.
«Il viadotto – scrive Sebastiano Tusa in una nota – è stato accortamente chiuso nel 2017 proprio per la constatazione del suo stato di degrado. A tal proposito è bene ricordare che la spesa prevista per la sua ristrutturazione si aggirerebbe sui 30 milioni di euro. Anche sulla base di tale constatazione ma soprattutto sulla evidente invasività dell’opera che deturpa il paesaggio della Valle sia visivamente sia direttamente incidendo con i suoi piloni su aree archeologiche ricche di testimonianze della città antica, si pone il quesito se non sia meglio abbattere del tutto il viadotto».
Per l’assessore «la recente tragedia di Genova ha scosso le coscienze di gran parte degli italiani di fronte all’impossibilità di accettare che, in un paese tecnologicamente avanzato, si muoia per l’incuria e la disorganizzazione di vasti settori dell’apparato statale e privato che non riescono ad effettuare normali controlli e ordinaria, quanto necessaria, manutenzione».
«Ha scosso anche la coscienza di tanti siciliani che, in virtù della tragedia genovese – prosegue – hanno rivissuto i tragici giorni della frana di Agrigento che dal 19 luglio del 1966 cambiò il volto della città dei Templi innescando una serie infinita di battaglie politiche e giudiziarie. In tale contesto rivive anche la memoria delle polemiche che insorsero quando nel 1970 venne costruito il viadotto che collega la città con il quartiere di Villa Seta su progetto del medesimo ingegnere Riccardo Morandi».
Un’opera «ritenuta utile per collegare gli sfollati della frana alla città, ma – sostiene Tusa – offensiva del paesaggio e dell’integrità di una corretta visione e godimento della città antica con la sua splendida collina dei templi. Da allora molti, seppur taluni in malafede, definirono l’opera un ‘abuso di Statò ben più grave ed invasivo delle decine di abusi edilizi privati perpetrati nella valle». «E’ evidente – conclude – che si tratta di una scelta non facile che deve prendere in considerazione anche il benessere dei cittadini evitando disagi nella circolazione tra le varie parti della città e nel collegamento con Porto Empedocle. Sono certo però che di valide soluzioni alternative se ne potranno trovare anche a costi minori, con il vantaggio indiscutibile di ridare decoro paesaggistico ad uno dei luoghi più belli ed evocativi del Mediterraneo».
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