Poco meno di un milione di siciliani ha beneficiato della cancellazione delle mini-cartelle fino a 1.000 euro prevista dal decreto fiscale collegato alla manovra. In Italia sono stati circa 13 milioni.
Nell’Isola sono state cancellate quasi 12 milioni di «partite» (115 milioni in tutto il Paese) affidate all’agente della riscossione tra il 2000 e il 2010 e stralciate perché inferiori a quota mille. Si calcola che lo stralcio delle micro-cartelle è pari a quasi 2 miliardi di bolli, multe e sanzioni risalenti a quasi venti anni fa e mai pagate e ora cadute in prescrizione. La Campania con oltre 20 milioni e mezzo di partite stralciate e con un controvalore di 5,1 miliardi si colloca al primo posto della classifica.
In tutto il Paese la cancellazione vale circa 32 miliardi. Come si legge nella relazione al decreto fiscale collegato alla manovra, si tratta di somme in assoluto non più recuperabili e la cui cancellazione ha prodotto una perdita di 524 milioni, calcolata come il 3,5% del gettito di quasi 15 miliardi atteso dalla rottamazione-ter (11,1 miliardi), dalla rottamazione-bis per i pagamenti 2018 (821 milioni) e per i confluiti nella terza edizione della sanatoria (circa 3,1 miliardi).
In dettaglio, per circa oltre 4,3 miliardi di euro si tratta di partite relative a soggetti deceduti e a imprese che hanno cessato qualsiasi attività. Altra quota, sopra i 3,2 miliardi, sono debiti di nullatenenti o di soggetti non presenti nell’anagrafe tributaria. Ci sono poi i falliti o con procedure concorsuali in corso e, anche se in minima parte, contribuenti con debiti sospesi per provvedimenti amministrativi o per contenziosi in atto. Insomma si tratta di micro-cartelle impossibili o quasi impossibili da incassare e su cui lo Stato, per altro, negli anni ha dovuto sostenere dei costi.
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