Il mondo delle Tac non sarà più lo stesso grazie all’incredibile lavoro di due ingegnere di Napoli. Le giovani hanno ideato un algoritmo che servirà a collaudare macchine in grado di eseguire questa indagine diagnostica in maniera altrettanto efficace ma dimezzando le radiazioni.
La Tac permette di scandagliare diverse parti del corpo umano ottenendo immagini digitali che possono essere molto utili ai fini diagnostici. Tutto questo, però, ha un costo e non solo in termini economici ma anche di salute dei pazienti che ad ogni Tac vengono esposti a raggi X non certo innocui per l’organismo, soprattutto se sono diversi e ravvicinati nel tempo (pensiamo ad esempio ai pazienti oncologici che spesso sono sottoposti regolarmente a questa indagine radiodiagnostica).
Grazie al nuovo protocollo, sviluppato per il sistema ASIR (Adaptive Statistical Iterative Reconstruction), tutte le persone che in futuro dovranno sottoporsi ad una Tac per motivi di salute, potranno farlo evitando gran parte delle radiazioni che emettono le attuali macchine. Le due brillanti ingegnere cliniche campane, infatti, sono riuscite a trovare il modo di ridurle significatamente. Come?
Michela D’Antò, della Fondazione G. Pascale e Federica Caracò, dell’Università degli studi Federico II, vincitrici del Primo premio assoluto dell‘Health technology challenge (Htc), ci sono riuscite grazie alla scoperta diun algoritmo che, se da una parte permette di avere comunque immagini di buona qualità utili ai fini clinici, dall’altra consente il collaudo di macchine di diversi modelli in grado di effettuare Tac con una riduzione di radiazioni del 40%-60%.
E’ diventata quindi concreta la possibilità di avere una Tac con radiazioni dimezzate. L’esame diagnostico rimane altrettanto utile ma decisamente meno invasivo per il paziente. Come hanno dichiarato le due ingegnere:
“Tali risultati dimostrano l’importanza dell’aggiornamento delle tecnologie esistenti per migliorare le prestazioni degli strumenti radiologici nell’ottica di assicurare al paziente prestazioni più accurate e minimizzando i rischi possibili derivanti dall’esposizione a radiazioni ionizzanti”
Una invenzione davvero importante considerando, tra l’altro, che nel nostro paese è stato stimato un numero molto alto di Tac effettuate ogni anno. Si parla di 40 milioni di esami radiologici, la maggior parte dei quali effettuati sui pazienti oncologici ma di cui il 44% potrebbe essere evitato in quanto viene prescritto in modo inappropriato e anche quando non veramente necessario.
Che dire? Un traguardo scientifico chiave, ottenuto dalla migliore ricerca italiana!
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