Tra i punti vendita palermitani ci sono quelli di via Ugo La Malfa, via Generale Di Maria (dove una volta c’era Migliore), via Ugo La Malfa, Mondello e al Centro Guadagna. I reati contestati sono: bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e autoriciclaggio“
Il sogno cinese tramonta all’alba di un giorno di giugno. Crolla l’impero Z&H, gestito da due coniugi. I reati contestati sono: bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e autoriciclaggio. La Procura della Repubblica di Termini Imerese ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza di cinque società e relativi complessi aziendali, con sette centri commerciali, per un valore di circa otto milioni di euro, operanti nel settore della grande distribuzione con punti vendita in diverse città della Sicilia, nonché il sequestro “per equivalente” per un importo complessivo di circa 2,5 milioni di euro.
Tra i punti vendita sequestrati ci sono quelli di via Ugo La Malfa, via Generale Di Maria (dove una volta c’era Migliore), via Ugo La Malfa, Mondello e al Centro Guadagna, tutti a Palermo. In azione gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo. “Le indagini affidate alle fiamme gialle palermitane – si legge in una nota – sono scattate dopo il fallimento di una nota catena operante nel settore dell’abbigliamento e altri prodotti non alimentari, con sede a Bagheria, gestita e posseduta da una famiglia di origine cinese, che aveva prodotto nel tempo un volume di fatturato pari a diversi milioni di euro”.
I finanzieri hanno ricostruito la galassia societaria facente capo ai proprietari dell’impresa fallita che, attraverso sistematiche e pianificate distrazioni patrimoniali, “avevano di fatto sostituito l’impresa in decozione con società neo-costituite, in tal modo continuando a operare senza interruzioni”. “Grazie a questo meccanismo fraudolento – spiegano dalla guardia di finanza – gli indagati, ‘accompagnando’ al fallimento la società originaria, sono riusciti a sottrarsi al pagamento dei debiti maturati nel tempo nei confronti di fornitori, dell’Erario e di alcuni dipendenti, nonché a schermare la formale proprietà dei beni facenti parte del complesso aziendale della società fallita, impedendone così l’aggressione da parte dei creditori”.
“L’esecuzione d’urgenza del sequestro preventivo – chiudono dalla guardia di finanza – è stata motivata dalla necessità di interrompere le condotte e il tentativo di ostacolare l’accertamento della provenienza sospetta dei cespiti impiegati nelle nuove società, nonché di cautelare i beni nella disponibilità degli indagati fino a concorrenza del profitto dei delitti commessi a danno dei creditori e, in particolare, dell’Erario. L’attività di oggi, frutto dell’azione sinergica tra Procura della Repubblica e guardia di finanza, ha tempestivamente consentito di fare luce su un articolato sistema illecito, a danno delle regole di mercato e della libera concorrenza, consentendo agli organi di giustizia e di polizia di intervenire a tutela degli operatori economici onesti e rispettosi delle regole”.
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