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Non ci resta che ricordarlo

By   /  5 Giugno 2014  /  No Comments

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Sono ormai passati vent’anni. Massimo Troisi se n’è andato il 4 giugno 1994. Durante un sabato afoso. Era a casa della sorella Annamaria, ad Ostia, e dopo pranzo si andò a stendere sul letto. Si sentiva affaticato. Ci ha lasciato all’età di soli 41 anni per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche di cui soffriva sin da adolescente. 12 ore prima aveva finito di girare Il postino, per il quale sarebbe poi stato candidato all’Oscar come migliore attore e migliore sceneggiatura non originale.

Nato a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, è stato attore, regista e sceneggiatore italiano. Viene ricordato, soprattutto, per essere stato l’esponente della nuova comicità napoletana, portata alla ribalta dal gruppo teatrale La Smorfia nella seconda metà degli anni settanta, assieme a Lello Arena ed Enzo Decaro.

Cominciò la sua brillante carriera nel 1969 come attore teatrale. Il vero successo arrivò quando Troisi decise di intraprendere la via cinematografica. Debuttò con Ricomincio da tre, sia come attore che come sceneggiatore e regista. Il film, acclamato dalla critica, gli permise di ottenere tre Nastri d’argento per il miglior regista esordiente, miglior attore esordiente e per il miglior soggetto e due David di Donatello per il miglior film e per il miglior attore. Nel 1982 recita in No grazie, il caffè mi rende nervoso, mentre un anno dopo in Scusate il ritardo.

Altro grande successo di pubblico, ma non di critica, lo ottenne nel 1984 con Non ci resta che piangere, al fianco di Roberto Benigni. Mario (Troisi) e Saverio (Benigni), trovato chiuso un passaggio a livello, passano la notte in una locanda. La mattina scoprono di essersi risvegliati a Frittole, nel 1492. Devono adeguarsi alla vita dell’epoca pur sperando di rientrare nel loro mondo. Fra le tante gag, indimenticabile è la scena della scrittura di una lettera a Girolamo Savonarola, chiara citazione dell’analoga scena interpretata da Totò e Peppino De Filippo in Totò, Peppino e… la malafemmina.

Nel 1987 fu poi attore e regista in Le vie del Signore sono finite, mentre nel triennio seguente collaborò come attore con il regista e sceneggiatore Ettore Scola in tre film: Splendor (1988), Che ora è? (1989), per il quale venne premiato con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla Mostra del Cinema di Venezia, e Il viaggio di Capitan Fracassa (1990). Quindi, nel 1991, produsse come regista, sceneggiatore e attore protagonista Pensavo fosse amore… invece era un calesse.

All’inizio del 1994, recatosi negli Stati Uniti per dei controlli cardiaci, apprese di dover sottoporsi con urgenza a un nuovo intervento chirurgico. Decise, tuttavia, di non rimandare le riprese del suo nuovo film. Il postino, girato a Procida e a Salina e diretto dal regista, sceneggiatore e produttore cinematografico britannico Michael Radford. Tratto dal romanzo Il postino di Neruda dello scrittore cileno Antonio Skármeta, tratta dell’amicizia tra un umile portalettere e Pablo Neruda durante l’esilio di quest’ultimo in Italia. Troisi riuscì a terminare le riprese del film con enorme fatica e con il cuore stremato, facendosi sostituire in alcune scene da una controfigura. Renato Scarpa, attore e amico di Troisi, racconta di lui: “Ed è stata un’esperienza umana grandissima, perché lui stava male e ha voluto fare questo film a tutti i costi. Tutti gli dicevano -ma dai, fai il trapianto e poi lo farai- e lui diceva -No, questo film lo voglio fare con il mio cuore-. […] E poi questo film è il suo testamento morale.”.

Per non dimenticarlo non ci resta che ricordarlo con quella lingua che Troisi tanto amava e che non abbandonò mai neanche durante tutta la sua carriera teatrale e cinematografica. Ué guagliò, stamme bene.

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Gaetano Pisano

Nato l'11/06/1987. Vive a Calatafimi-Segesta. Laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie. Attualmente lavora presso l'Università degli Studi di Palermo.

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