Procedure
Il governo ha semplificato le procedure per i sostegni al reddito. Essi però non sono automatici, ma vanno richiesti all’Inps, tranne la cig in deroga (alle Regioni) . Gli stanziamenti nel decreto, inoltre, sono fino a esaurimento. Finiti i soldi le domande non verranno soddisfatte. Il governo ha però già annunciato un nuovo decreto per aprile allo scopo di far fronte alle esigenze, compresa l’eventuale proroga degli ammortizzatori e dei 600 euro per autonomi e professionisti, che «non sono una tantum», dice il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Se necessario, l’indennizzo verrà replicato ad aprile.
Causale Covid-19
Sì alla Cig fino al 31 agosto 2020.
Le aziende ammesse alla cassa integrazione ordinaria possono chiedere fino a 9 settimane di Cig nel periodo 23 febbraio-31 agosto 2020. Il periodo di cassa per Covid-19 non è conteggiato a fini del limite massimo di concessione della Cigo. Anche per i lavoratori non coperti dalla cassa ordinaria ma dal Fis, Fondo di integrazione salariale, è previsto un assegno per massimo 9 settimane. Stanziati 1,3 miliardi.
Piccole imprese
Cassa in deroga anche per un solo dipendente.
Per i lavoratori dipendenti del settore privato non coperti dalla cassa integrazione ordinaria ci sarà quella in deroga, anche per le aziende con un solo dipendente. Si applicherà anche ai settori agricoli, della pesca e del terzo settore. Sono esclusi i lavoratori domestici (colf, badanti, baby sitter). Per la cig in deroga sono stanziati 3,3 miliardi,che verranno ripartiti tra le Regioni, che saranno le titolari della concessione del beneficio.
Famiglia
Congedi pagati al 50% con figli fino a 12 anni.
I dipendenti privati possono usufruire di un congedo retribuito al 50% per 15 giorni se hanno figli fino a 12 anni d’età. Può essere utilizzato da uno o entrambi i genitori nel limite complessivo di 15 giorni e a condizione che tutti e due lavorino e che nessuno goda di ammortizzatori. Il tetto dei 12 anni non si applica ai figli disabili. Se si hanno figli tra 12 e 16 anni si può chiedere il congedo di 15 giorni, ma non retribuito. Spesa prevista: 1,3 miliardi.
Premio
Bonus di 100 euro a chi a marzo lavora in sede.
I lavoratori dipendenti con un reddito fino a 40 mila euro riceveranno un premio esentasse di 100 euro, se hanno lavorato nel mese di marzo nella loro sede di lavoro. L’entità del bonus sarà rapportata al numero di giorni lavorativi svolti in sede e verrà corrisposto nella retribuzione di aprile «e comunque entro il termine di effettuazione delle operazioni di conguaglio di fine anno».
Contagiati
Quarantena retribuita come malattia.
I giorni trascorsi in quarantena dai lavoratori dipendenti del settore privato sono equiparati alla malattia ai fini della retribuzione e non sono computabili ai fini del periodo di comporto (massimo consentito di assenze oltre il quale si perde il posto). La quarantena deve essere certificata dal medico curante. Sono validi i certificati già trasmessi prima del decreto legge.
Indipendenti
Autonomi e cococo, 600 euro subito.
I lavoratori autonomi (commercianti, artigiani, coltivatori), professionisti, collaboratori (cococo), stagionali del turismo (disoccupati) e dell’agricoltura (con almeno 50 giorni di lavoro nel 2019), possono chiedere un’indennità una tantum di 600 euro esentasse per il mese di marzo. La platea potenziale è di quasi 5 milioni di lavoratori. Le risorse stanziate circa 2,8 miliardi. Il governo promette un nuovo bonus col decreto di aprile.
Casse professionali
Reddito di ultima istanza entro 30 giorni.
Viene creato un «Fondo per il reddito di ultima istanza» dotato di 300 milioni. Con un decreto del ministero del Lavoro da emanare entro 30 giorni verranno previste «misure di sostegno» per i lavoratori a basso reddito, «inclusi i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria» (casse professionali), che a causa del coronavirus hanno perso il lavoro o hanno dovuto ridurre l’attività.
Posto salvato
Licenziamenti bloccati per i prossimi due mesi.
Dall’entrata in vigore del decreto legge sono sospese le procedure di licenziamento per 60 giorni, comprese quelle avviate dopo il 23 febbraio scorso. «Sino alla scadenza del predetto termine, il datore di lavoro, indipendentemente dal numero dei dipendenti, non può recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo». La norma protegge anche i lavoratori domestici, che quindi non possono essere licenziati per due mesi.
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