Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre torna l’ora solare: il 28 marzo tornerà quella legale, ma forse per l’ultima volta: entro aprile 2021 infatti gli Stati membri sono chiamati a decidere quale orario tenere.
Le lancette tornano indietro. Dalle 3 alle 2, nella notte tra sabato 24 e domenica 25 ottobre 2020 torna l’ora solare. Si potrà dormire un’ora in più, ma si perderà un’ora di luce il pomeriggio che si guadagnerà la mattina. L’ora solare rimarrà attiva fino all’ultimo weekend di marzo 2021, quando scatterà nuovamente l’ora legale (domenica 28), ma forse quello sarà l’ultimo cambio obbligatorio: scopriremo il prossimo aprile se il 2021 decreterà la fine o meno del cambio dell’ora.
Oltre due anni fa infatti, dopo una consultazione pubblica promossa dall’Ue, con l’84% dei voti a favore, il Parlamento europeo ha approvato l’abolizione dell’obbligo del cambio dell’ora: ciò vuol dire che ogni Paese sarà chiamato a scegliere quale modello orario adottare.
Probabilmente si arriverà ad una decisione a blocchi. Questo perché i Paesi settentrionali (soprattutto Polonia e Finlandia) vorrebbero mantenere l’ora solare, quelli meridionali l’ora legale. La spiegazione sta nel fatto che in questi ultimi l’ora legale allunga le giornate, producendo un effetto positivo a livello di risparmio energetico. Invece, al Nord, le giornate sono già più estese, per cui non c’è alcun beneficio nell’allungare ulteriormente le giornate estive.
Mentre la Francia, con un voto popolare si è espressa a favore dell’ora legale per tutto l’anno, l’Italia propende per mantenere il doppio orario: che fa guadagnare un’ora di luce nelle serate estive e un’altra nei mattini invernali.
A preoccupare, però, è il rischio che non si riesca a garantire il corretto funzionamento del mercato interno. Ad esempio un maggior costo per gli scambi transfrontalieri, un abbassamento della produttività, nonché problemi nei trasporti e nelle comunicazioni.
Un altro motivo, riguarda il beneficio dell’ora legale che ogni anno si riduce, per via dell’innovazione tecnologica ma soprattuto per il diverso modo di consumare corrente. Se da una parte l’ora legale permette un risparmio di luce artificiale a favore di quella solare, dall’altra non compensa l’uso dei climatizzatori durante le giornate estive. I consumi maggiori vengono da computer, frigoriferi, aspirapolvori e non dalle lampadine a Led a basso consumo.
Come ha fatto notare Terna – società che gestisce la rete elettrica nazionale – nel 2016 i kilowattora risparmiati sono stati 573 milioni, contro i 400 milioni del 2020. Una cifra destinata a scendere.
Ma quali sarebbero i vantaggi nel mantenere l’ora legale tutto l’anno? Come già accennato, si registrerebbe un importante risparmio energetico, con effetti positivi sulle nostre bollette. Con l’ora solare il sole sorge in estate alle 4.30 e tramonta alle 20.00, invece, con l’ora legale il periodo di luce si sposta di un’ora avanti (dalle 5.30 alle 21).
Per non parlare degli impatti positivi anche a livello ambientale. Ad esempio il nostro Paese, nell’anno corrente ha risparmiato oltre 500 milioni di kilowattora, e quindi tagliare le emissioni di anidride carbonica in atmosfera di circa 250mila tonnellate.
In secondo luogo, il doppio fuso orario provocherebbe un disagio psico-fisico. Il cambiamento, anche se minimo, porta il nostro organismo ad una certa quantità di stress, soprattutto per i soggetti più sensibili, come bambini e anziani. La variazione porta ad una serie di alterazioni sia delle frequenza cardiaca che della pressione arteriosa. In più si potrebbe avvertire stanchezza cronica, disturbi di concentrazione, dell’attenzione, ma soprattutto del sonno.
Qualora l’abolizione non dovesse passare, secondo gli esperti, ci sono dei piccoli accorgimenti che si possono adottare. Come anticipare il cambio orario da sabato a venerdì, oppure andare a dormire, una settimana prima del cambio, 10 minuti prima (o dopo) ogni giorno.
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