Nessun reato commesso dall’imprenditore Francesco Isca e dall’Ingegnere Angelo Mistretta inseriti tra gli indagati all’interno della vicenda Arata-Nicastri.
Il gip del Tribunale di Palermo, giudice Ferdinando Nicastro, ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura distrettuale di Palermo nei confronti dell’ingegnere Angelo Mistretta e l’imprenditore Francesco Isca.
Angelo Mistretta rimase coinvolto nell’inchiesta sui nuovi affari dell’imprenditore alcamese Vito Nicastri e del manager Paolo Arata. Una indagine che risale al 2019, e nella quale Mistretta era indagato di avere intascato una ingente somma di denaro, 115 mila euro nell’ambito del rilascio di autorizzazioni per la realizzazione di impianti mini-eolici, riconducibili alla società Quantans s.r.l, con sede in Milano. Quella somma era invece relativa ad un regolare contratto dell’1 marzo 2013 per mezzo del quale, la Quantans s.r.l., responsabile dello sviluppo progettuale di impianti di produzione e cessione energia da fonti rinnovabili, incaricava l’Ing.
Mistretta (all’epoca libero professionista) della progettazione di un impianto solare termodinamico della potenza di 60 MW, per la produzione di energia elettrica a fonte rinnovabile, ricadente nei comuni di Carlentini e Melilli nella provincia di Siracusa, da realizzarsi attraverso la propria partecipata società Sun Power Sicilia e quella tranche di 115 mila euro era null’altro che il terzo e quarto acconto del corrispettivo dell’attività professionale espletata in forza del contratto di progettazione. Tutto documentato nella memoria presentata ai pm palermitani dall’avv. Gianni Caracci, difensore di Mistretta. Peraltro a proposito della realizzazione degli impianti mini-eolici nel territorio di Calatafimi, l’ing. Mistretta ha evidenziato che per il ruolo rivestito di responsabile del Suap non aveva alcuna discrezionalità da esercitare, erano altri gli Enti preposti al rilascio dei pareri e nulla-osta vincolanti nell’ambito della procedura prevista dalla normativa nazionale e regionale.
Francesco Isca era invece sotto indagine perché, la dichiarazione di un collaboratore di giustizia, dipingeva Isca come socio occulto di Nicastri e vicino ad ambiente mafioso perché in passato aveva avuto una relazione con Anna Crimi, una delle figlie del vecchio capomafia vitese Leonardo, detto Nanà, relazione, che come ricostruito dall’ex socio dell’imprenditore, non fu ben accolta dal capomafia tanto che i due giovani furono costretti ad andar via per poter continuare la loro convivenza andando in Valle D’Aosta. Nonostante però la storia d’amore finisce nel 2004, su Isca i sospetti che avesse mantenuto qualche vicinanza mafiosa e che fosse mischiato in modo illecito nel caso Arata-Nicastri non solo come semplice fornitore delle opere edili legate alla realizzazione degli impianti eolici.
Per entrambe gli indagati viene dunque accolta la richiesta di archiviazione scrollandosi così di dosso infamanti accuse derivanti da fuorvianti indizi e dichiarazioni infondate.
Ricordiamo che le ragioni alla base dell’archiviazione possono essere molteplici ma la più diffusa è rappresentata dall’infondatezza della notizia di reato che si ha quando il fatto non sussiste, l’imputato non lo ha commesso, il fatto non costituisce reato etc…
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