“Altro che scansafatiche, misogino e razzista. Farage è un gran lavoratore e nell’Ukip le donne e i giovani, se meritevoli, hanno tantissimo spazio. Il mio caso lo dimostra”. Il caso è quello di Francesca Salierno, trentenne napoletana, da circa 3 anni al Parlamento europeo nello staff del partito che a Bruxelles ha attaccato senza freni Euro ed euroleader (da Barroso a Van Rompuy) e che a Londra sta facendo tremare il premier Cameron. L’Ukip di Nigel Farage, per l’appunto, lo stesso con cui a breve l’M5S potrebbe stringere una discussa alleanza.
Lei di queste polemiche poco si cura. “Sulla stampa italiana come su quella britannica ci sono molti cliché che andrebbero sfatati una vola per tutte – dice – Ho visto un’intervista su una tv italiana in cui un giornalista sosteneva che per Farage le donne sono inferiori agli uomini e non hanno diritto alla stessa carriera. Una falsità enorme. Basti pensare che la sua ex coordinatrice del personale è una donna francese con tre figli. Figli che ha avuto quando lavorava per lui. E non è stata certo licenziata o degradata. Nell’Ukip siamo parecchie donne. Tra i neodeputati a Bruxelles, 7 sono donne. E poi ci sono io, no?”.
Già, nel partito più “Londra-centrico” della Gran Bretagna, che in patria rivendica il controllo delle frontiere (“il lavoro prima agli inglesi”) e che, nel suo euroscetticismo, non manca mai di lanciare strali contro l’Europa degli sprechi, in particolare quella del Sud, c’è lei, giovane policy advisor proveniente da Napoli. Ed è a lei che l’Ukip ha affidato il delicato ruolo di portare avanti le politiche del partito in una delle più importanti commissioni del Parlamento Ue, quella per l’Industria e l’Energia. “Sono arrivata a Bruxelles nel 2010 – racconta Salierno – Dopo essermi laureata in Giurisprudenza alla Federico II, ho fatto un’esperienza all’Onu a New York. Poi, tornata in Italia, ho messo un po’ di soldi da parte con una serie di lavoretti, come la hostess. Con quel gruzzoletto, ho deciso di andare via da Napoli. Avevo due strade davanti, o la carriera diplomatica o il Parlamento europeo”. La prima strada sembrava la più fattibile (“avevo superato i test per l’Ispi di Milano”), ma poi è giunto il destino a decidere: “Sono stata selezionata per uno stage al Parlamento – continua – Uno stage presso un deputato italiano. Gratuito, ovviamente. Finito lo stage, mi sono detta: ‘basta lavorare senza retribuzioni’. E così ho preso l’elenco dei deputati, ho fatto una scrematura e ho cominciato a presentarmi ufficio per ufficio. Con in mano il curriculum e con la mia faccia tosta”.
E’ così che nel 2011 è finita nello staff dell’onorevole Roger Helmer, matematico di Cambridge, all’epoca membro dei conservatori britannici e oggi capo delegazione dell’Ukip: “Ci siamo subito intesi – racconta – Condividiamo la stessa visione del Parlamento europeo e dell’Europa. Entrambi siamo critici verso le procedure che portano ai testi legislativi, che troppo sono un vero e proprio pastrocchio giuridico”. Primo uno stage di 4-5 mesi (stavolta pagato), poi la nomina ad assistente. Infine, oggi, policy advisor per l’Industria e l’Energia. La lingua non è stata un problema: “A 7 anni i miei mi hanno mandato in vacanza-studio in Inghilterra presso una famiglia e così ogni estate per altri 7 anni. Oggi, parlo anche francese, spagnolo e portoghese”. “Sono stata caparbia e fortunata – dice – Mi hanno dato fiducia e mi hanno promosso in tempi rapidi. Non perché siano inglesi. Quello che ho imparato qui è che tutto il mondo è paese. Non conta di che nazionalità è la persona che hai davanti. Conta la persona. Herman è un grande lavoratore. Mi ha insegnato a non avere paura ad alzare la mano e a dire la mia. Mi ha insegnato che ci vuole la passione per quello che si fa”.
Parole di stima che fanno il pari con quelle verso Farage: “E’ simpaticissimo. Magari all’inizio è un po’ chiuso, ma una volta che si fida a livello umano si apre. E’ molto severo sul lavoro, ma fuori dal contesto lavorativo è piacevolissimo stare con lui. Magari davanti a una birra”. Il rapporto con il leader dell’Ukip è così solido che Salierno ha pensato bene di prendersi due settimane di ferie e seguirlo nella recente campagna elettorale per la corsa a un deputato di Westminster (“quella per le europee non potevo per legge”, precisa. Una presenza, quella della napoletana, che non ha mancato di attirare i tabloid inglesi. “Per qualche giorno sono stata una star – racconta ridendo – Ma la cosa più importante è che ho potuto vedere da vicino come Farage sia amato dagli inglesi”. Non da tutti, in realtà: “Il problema è che per screditarlo gli danno del razzista, ma non è vero. La nostra politica sull’immigrazione si basa su due parole: controllo e qualità. Chiediamo di monitorare gli ingressi per evitare arrivi di massa e far accedere migranti qualificati, che possano effettivamente trovare lavoro e non pesare sull’assistenza sociale. Non vogliamo certo fare esplodere il tunnel”. Un discorso che, però, riguarda anche i migranti del Sud Italia, come lei: “E’ vero, ma non del tutto. Non c’è alcuna preclusione di fondo verso il nostro Paese, si tratta solo di questioni economiche, non di razza o stato. Una volta ho persino accompagnato una delegazione dell’Ukip a Salerno e Pompei. Sono rimasti incantati”.
Adesso, l’Ukip potrebbe ritrovarsi nello stesso gruppo con Grillo: “Noi siamo un gruppo aperto. L’unico no lo abbiamo detto al Front National di Le Pen, perché sono protezionisti e nazionalisti. Con Grillo ci sono molte discrepanze, come sulla politica energetica. Vedremo”. E allora perché Grillo sembra così attratto da Farage? “Non te lo posso dire, ma ho una mia opinione”.
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