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Caso Yara, come e perché il dna ha individuato il sospettato

By   /  17 Giugno 2014  /  No Comments

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Il muratore 44enne fermato ieri sarebbe la persona che gli inquirenti stavano cercando. A incastrarlo il test genetico, ma era già sospettato.

 

Il sospettato numero uno per l’omidicio della tredicenne Yara Gambirasio si chiama Massimo Giuseppe Bossetti ed è un muratore di 44 anni, incensurato. Gli inquirenti hanno dato un nome e un volto a colui che fino a oggi era indicato come “Ignoto 1″, il presunto assassino di Yara. Contro di lui c’è la prova del dna, e una serie di altri indizi classici dell’attività investigativa. I tasselli mancanti sono ancora molti, ma ieri il sindaco di Brembate di Sopra e il ministro dell’interno Angelino Alfano hanno espresso la loro soddisfazione per il successo degli investigatori al termine di quasi quattro anni di indagine, dopo che il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo di Bossetti, avvenuto nel pomeriggio di ieri.

La prova del dna
Il test del dna eseguito su Bossetti confermerebbe che si tratta del figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, l’autista di autobus morto nel 1999 che si sapeva essere il padre naturaledell’assassino. A Guerinoni si era arrivati dopo un’indagine a tappeto del dna degli abitanti di Brembate, che aveva portato a raccogliere prima 10mila, poi 14mila e infine oltre 18mila campioni da analizzare. La ricostruzione del profilo genetico della famiglia aveva richiesto anche di riesumare il suo corpo per eseguire i test di conferma. I tre figli legittimi di Giuseppe Guerinoni erano però già stati scagionati dagli inquirenti sempre sulla base del test del dna, e per questo da mesi si cercava la donna che aveva avuto unarelazione clandestina con Guerinoni e il figlio non riconosciuto nato da questa relazione, appunto “ignoto 1″.

La madre del presunto assassino – oggi quasi ottentenne – è stata individuata il 26 aprile scorso sempre grazie al test del dna. Uno dei suoi figli sarebbe illegittimo, e porterebbe il nome del padre naturale, Giuseppe.

Per ottenere il dna di Bossetti, che in realtà era già controllato,intercettato e pedinato, i carabinieri domenica sera sono ricorsi a un semplice espedente: il test dell’etilometro durante un fintocontrollo stradale di routine. A nessuno però importava se Bossetti avesse bevuto, ma fondamentale era ottenere un campione della sua saliva. Così è stato possibile confrontare direttamente il dna di Bossetti con le tracce che l’assassino (o un suo complice) aveva lasciato sui leggings e sugli slip di Yara. Ailaboratori del Ris bastano pochi minuti per analizzare il reperto, e l’esito è inequivocabile: “perfettamente coincidente”, con una percentuale del 99,999987%.

Oltre la genetica
Non c’è solo il test del dna a incriminare Bossetti per l’assassinio di Yara, avvenuto il 26 novembre 2010. Proprio quel giorno, e all’ora che corrisponde all’omicidio secondo la ricostruzione degli investigatori, il cellulare di Bossetti aveva agganciato la cella della zona indistriale di Chignolo di Isola, ossia dove il 26 febbraio 2011è stato trovato il cadavere. Oltre alla corrispondenza di tempo e luogo, i sospetti su Bossetti erano già rafforzati anche dalla sua professione di muratore. Le polveri di calce trovate sul corpo e anche nelle vie respiratorie di Yara avevavo già condotto gli inquirenti a concentrare le indagini su chi lavorava a contatto con cantieri edili. Nelle scarpe della ragazzina, inoltre, erano stati ritrovati dei piccoli tondini come quelli impiegati nell’edilizia (ma l’informazione non era mai stata resa pubblica). Infine, anche non è ancora confermato, sembra che Bossetti frequentasse la stessa palestra di Yara.

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