Dopo 15 ore in stato di fermo l’ex Capo di Stato francese, Nicolas Sarkozy, è stato rilasciato dalla polizia giudiziaria dell’ufficio anticorruzione di Nanterre, nei pressi di Parigi. A seguito dell’interrogatorio, l’ex Presidente è stato messo in stato di accusa. Corruzione, traffico di influenze e violazione del segreto istruttorio. Questi i capi imputatigli.
Le indagini verificheranno se Sarkozy e il suo entourage crearono una rete di informatori per essere aggiornati sull’evoluzione dei processi giudiziari che minacciavano lo stesso ex Presidente, durante il suo mandato (2007-2012). Al momento, l’indagato non è stato sottoposto ad alcuna misura di restrizione cautelare della libertà personale.
La vicenda nasce da un’altra inchiesta, aperta nel 2013, circa alcuni presunti finanziamenti della Libia alla campagna elettorale di Sarkozy per le Presidenziali del 2007. In merito, i magistrati avevano disposto l’intercettazione del cellulare dell’ex Presidente, scoprendo che lo stesso si serviva di un secondo dispositivo -registrato sotto falso nome- per comunicare con l’avvocato Thierry Herzog. A fornire loro le informazioni sui processi sarebbe stato Gilbert Azibert, avvocato e amico di Herzog. In cambio il magistrato avrebbe chiesto di essere nominato per un incarico a Monaco.
E così, ieri sera, sul Tg delle 20:00 del canale francese TF1, Nicolas Sarkozy ha risposto alle domande di due noti giornalisti d’oltralpe. “La situazione era sufficientemente grave perché dicessi ai francesi a che punto è arrivata oggi la strumentalizzazione politica della giustizia di oggi, mi hanno voluto umiliare”, afferma Sarkozy. E nega tutte le accuse: “Si sta facendo di tutto per dare di me un’immagine che non è conforme alla verità. Voglio dirlo a chi ci ascolta e a chi ci guarda: non ho mai tradito la loro fiducia. Mai ho commesso un atto contrario ai principi repubblicani o allo Stato di diritto”.
Per noi italiani sembra quasi un déjà-vu. A chi queste dichiarazioni non hanno ricordato i nostri recenti trascorsi?! Viene fin troppo naturale accostare queste affermazioni a quelle che Silvio Berlusconi ci ha generosamente donato durante il suo ventennio.
“Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana” (5 settembre 2003).
“(I magistrati, ndr) Ahimè, sono sicuro che hanno idee radicate nel passato, nella scuola di Mosca e se andassero a Cuba sono sicuro che tornerebbero solo dopo aver fatto turismo sessuale e senza avere imparato niente” (4 febbraio 2006).
“(La magistratura, ndr) Colpisce puntuale, ad orologeria, vicino alle elezioni” (23 febbraio 2006).
“La magistratura è una malattia della nostra democrazia” (10 marzo 2006).
“Io non ho mai attaccato i giudici, anzi è il contrario” (27 dicembre 2008).
“Sono in assoluto il maggiore perseguitato dalla magistratura di tutte le epoche, di tutta la storia degli uomini, in tutto il mondo, perché ho subito più di duemilacinquecento udienze” (9 ottobre 2009).
“L’anomalia italiana non è Silvio Berlusconi, lo sono i pm comunisti e i giudici comunisti di Milano. Solo da quando Silvio Berlusconi è sceso in politica e ha sottratto il potere ai comunisti ha subito 103 processi” (28 ottobre 2009).
“In questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra” (26 maggio 2011).
“E continuano con i processi, che sono stati ripresi da tutti i giornali stranieri, dove la magistratura è una cosa seria mentre da noi è una mafia più pericolosa della mafia siciliana, e lo dico sapendo di dire una cosa grossa, importante, ma avendo conosciuto tutto è così” (23 febbraio 2013).
“È stata emessa una sentenza incredibile, di una violenza mai vista né sentita prima, per cercare di eliminarmi dalla vita politica di questo Paese. […]. Ma io, ancora una volta, intendo resistere a questa persecuzione” (24 giugno 2013).
Beh, sembra che Nicolas Sarkozy abbia iniziato col piglio giusto. Per superare il Maestro, però, la sua strada è ancora in ripida salita.
Gaetano Pisano
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