Dal 20 agosto al 19 settembre si prospetta un mese rovente per i contribuenti italiani. L’ingorgo fiscale, infatti, è ormai cosa fatta: con il rinvio al 19 settembre del pagamento dei modelli 770 (quelli che gravano sui sostituti di imposta e che contengono l’elenco della forza lavoro presente e retribuita in azienda) si arriva a oltre 400 adempimenti in poco più di un mese. Uno sforzo titanico, soprattutto in un’economica tutt’altro che florida come quella italiana.
A dare l’allarme, già settimane fa, ci avevano pensato i consulenti del lavoro e i commercialisti che, rielaborando i dati dell’Agenzia delle Entrate, avevano segnalato il periodo critico per le imprese e i professionisti. Alle prese con pagamenti cadenzati quotidianamente e una burocrazia a tratti soffocante.
Tra i pagamenti da adempiere c’è praticamente di tutto: oltre al già citato modello 770, professionisti e imprese dovranno fronteggiate IRPEF, IRAP, IRES, IVA, addizionali regionali, INPS, Tobin tax, Imposta sostitutiva sui redditi di capitale e contributi previdenziali. In tutto fanno 410 adempimenti fiscali che coinvolgono quasi 20 milioni di contribuenti. Numeri da capogiro.
Ovviamente non ogni singolo possessore di Partita IVA dovrà far fronte alle oltre 400 scadenze, ma il numero è dato dalla sommatoria delle diverse categorie. Ad esempio, un imprenditore individuale nel mese agosto-settembre dovrà far fronte a 171 pagamenti, un professionista dovrà sostenerne 167, un ente non commerciale “appena” 72.
Meno burocrazia – Quali possono essere le soluzioni per evitare che simili accavallamenti di imposte si verifichino anche la prossima estate? Una prima soluzione consiste, senza ombra di dubbio, in una massiccia opera di sburocratizzazione e semplificazione del sistema fiscale. Del resto, l’abbattimento della burocrazia è uno dei mantra del premier Renzi, che anche domenica, in occasione dell’arrivo a Genova della Concordia, è tornato sull’argomento: “Se noi semplifichiamo la burocrazia, diamo efficienza al Fisco, diamo semplicità alle regole sul lavoro possiamo uscire dalla crisi che è europea e non solo italiana. Poi il tempo ci dirà se abbiamo ragione noi o i gufi”.
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