È iraniana ed è una donna: due novità assolute. Maryam Mirzakhani è infatti non solo il primo cittadino iraniano ad aggiudicarsi la Medaglia Fields (il premio che viene chiamato il Nobel dei matematici) ma, e forse più importante, è la prima donna a vincere questo importantissimo riconoscimento. Ci sono voluti 78 anni (o 54, se si considera che la Medaglia viene assegnata in modo fisso solo dal 1950). Ad aggiudicarsi le altre tre Medaglie Fields, Artur Avila, Manjul Bhargava e Martin Hairer. L’annuncio arriva dal Congresso internazionale dei matematici (Icm), che si sta svolgendo a Seoul.
La capitale della Corea del Sud sta infatti ospitando il 27mo Congresso internazionale dei matematici, la più importante conferenza di matematica a livello mondiale che si tiene ogni quattro anni dal 1900, dopo la prima edizione del 1897. Quest’anno, più di 5mila matematici provenienti da tutto il mondo si sono dati appuntamento per assistere agli oltre 200 eventi inclusi nel ricco programma scientifico, che tocca i più interessanti sviluppi di ricerca emersi di recente in tutte le aree della matematica e delle sue applicazioni. Oltre al Congresso in sé, ospitato al Coex Convention and Exhibition Center, sono state organizzate altre 51 conferenze satellite che si svolgeranno in diversi luoghi della regione. Molto significativa larappresentanza italiana, con nove conferenzieri: Franco Brezzi (conferenziere generale, un grande riconoscimento per questo grande matematico italiano), Andrea Braides, Annalisa Buffa, Luigi Chierchia, Alessio Figalli, Andrea Malchiodi, Gabriella Pinzari, Michela Varagnolo e Umberto Zannier.
Il primo giorno del Congresso è dedicato alla trionfale assegnazione delle Medaglie Fields, che rappresentano una sorta di Nobel augurale della matematica assegnato a cadenza appunto quadriennale dal 1950. Nobel, perché la Medaglia Fields, che ha conosciuto forse la sua massima popolarità grazie al prof. Lambeau del film “Will Hunting – Genio ribelle” (film che valse l’Oscar al compianto Robin Williams) è a furor di popolo considerato il più prestigioso riconoscimento matematico che si possa ricevere e augurale perché un matematico può vincerlo finché ha strettamente meno di 40 anni – o non li ha compiuti prima del primo gennaio dell’anno di assegnazione – e quindi è un premio che segnala le giovani promesse. C’è da dire però che sempre più esperti ammettono che le potenzialità matematiche di uno scienziato si esprimano al loro massimo nelle sue prime quattro decadi di vita, e quindi questo premio ha finito con l’assumere il sapore di una consacrazione. Ogni quattro anni, l’Unione Matematica Internazionale, che è un po’ il Parlamento mondiale della matematica, designa i membri di un Comitato esecutivo che avrà il compito di decidere i vincitori della Medaglia, attraverso un attento, puntiglioso e segreto vaglio dei loro lavori scientifici.
Una delle quattro medaglie assegnate, ha riguardato dunque Maryam Mirzakhani che aveva già vinto altri importanti premi, come il Clay Research Award 2014 e l’AMS Ruth Lyttle Satter Prize in Mathematics nel 2013. I suoi campi di studio includono la geometria iperbolica, la teoria ergodica e lageometria simplettica, settori molto astratti della matematica pura.
La storia di Mirzakhani, nata nel 1977 a Teheran, è una storia di talento e di curiosità, oltre che di coraggio. Prima di trasferirsi in America e diventare professore alla Stanford University, dove insegna da quattro anni, la giovanissima Mirzakhani è stata alunna dell’Organizzazione nazionale per lo sviluppo di talenti eccezionali di Teheran, studiando fino alle superiori in una delle scuole femminili del circuito delle scuole Farzanegan. Da bambina ama moltissimo i romanzi e vuole diventare unascrittrice (e conserverà l’amore per la letteratura anche da adulta). Non pensa alla matematica come opportunità lavorativa fino al suo ultimo anno di liceo; a scuola media, per un paio d’anni, va perfino male in questa materia (forse a causa di un insegnante che non aveva particolare fiducia in lei).
La passione per la scienza gliela trasmette il fratello maggiore eMaryam ricorda di aver incontrato il suo prima problema matematico interessante quando questi le racconta di come Gaussrisolse velocemente il problema della somma dei primi 100 numeri naturali. Una soluzione bella e elegante che la divertì e la conquistò. I genitori e i suoi tre fratelli la incoraggiano. Spesso Maryam ricorda gli anni difficili della guerra tra Iran e Iraq. La fine di questo conflitto coincide per lei con la fine della scuola elementare: non avrebbe potuto avere le stesse opportunità se fosse nata dieci anni prima.
Nel 1994, a 17 anni, riceve le prime attenzioni internazionali, vincendo le medaglie d’oro alle Olimpiadi internazionali di matematica di Hong Kong nel 1994 (prima ragazza della squadra olimpica iraniana di matematica) e di Toronto nell’anno successivo (dove ottiene uno score perfetto). La laurea in matematica arriva dalla Università Tecnologica di Sharif di Teheran nel 1999. E qui cominciano il coraggio e la curiosità verso un mondo, come quello Occidentale, tanto diverso dall’Iran. Parte per un’emozionante avventura scientifica: il dottorato alla Harvard University, che consegue nel 2004 sotto la supervisione di Curtis McMullen (altro vincitore di Medaglia Fields) con una tesi sui cammini chiusi sulle superfici in geometria iperbolica che molti matematici hanno definito “spettacolare” . Successivamente, diventa Research Fellow al Clay Mathematics Institute e assistente professore alla Princeton University, prima di approdare a Stanford. La maggior parte dei problemi di cui si occupa riguardano le strutture geometriche sulle superfici e il modo in cui si deformano. Ci sono poi anche collegamenti con la fisica teorica, la topologia e la matematica combinatoria.
Un percorso di ricerca di tutto rispetto, il suo, che si è svolto in un ambiente, come quello della matematica, dominato in gran parte da uomini e da stereotipi che vorrebbero le donne incapaci di raggiungere risultati all’altezza di quelli maschili. ”Trovo una sola parola adatta a commentare questa notizia: finalmente” dichiaraElisabetta Strickland, a Seoul come capo delegazione italiana all’Assemblea generale dell’Unione matematica internazionale, vice presidente Indam (Istituto nazionale alta matematica) e membro della Women in Mathematics Committee Wim della European Mathematical Society. ”Per me è una gioia enorme: si tratta di un risultato fondamentale. Era difficile che rispettasse tutti i requisiti per il premio però i tempi erano maturi. Oggi come oggi, nel campo della matematica ci sono scienziate formidabili. Ormai, le donne si sono dimostrate assolutamente equivalenti agli uomini in quanto a capacità creativa nella scienza. Equivalenti ma diverse, naturalmente: il cervello della donna non è uguale a quello dell’uomo ma sommando tutte le funzioni, potremmo dire che risultano algebricamente equivalenti. La Mirzakhani premiata oggi, che ha avuto il coraggio di prendere e partire e andare all’estero, è un altro esempio di totale equivalenza“. Una vittoria che, a dispetto di tutti i pregiudizi, quest’anno era nell’aria.
Ma chi sono gli altri vincitori?
Martin Hairer è un matematico austriaco nato il 14 novembre 1975. Ha ricevuto la Medaglia Fields per i suoi contributi alla teoria delle equazioni stocastiche alle derivate parziali, ossia equazioni che descrivono l’evoluzione di sistemi in presenza di rumori casuali che ne alterano l’evoluzione, e in particolare per la creazione di una teoria della regolarità delle strutture per queste equazioni. Attualmente, Hairer è Regius Professor di Matematica all’Università di Warwick. Laureato all’Università di Ginevra, ha ottenuto il PhD presso lo stesso ateneo, sotto la supervisione di Jean-Pierre Eckmann nel 2001. Prima di questo riconoscimento, Hairer ha vinto nel 2013 il premio Fermat che ha condiviso con il matematico italiano Camillo De Lellis.
Per Manjul Bhargava, matematico canadese – è nato ad Hamilton – di origini indiane che ha compiuto 40 anni pochi giorni fa (l’8 agosto), Seoul 2014 era l’ultima occasione. E ce l’ha fatta. Il suo settore di ricerca è quello della teoria dei numeri: in particolare, è noto per aver dimostrato la congettura di Borck e Swinnerton-Dyer, ossia uno dei problemi del Millennio che vale un milione di dollari, in un caso particolare (tecnicamente, per una ‘proporzione positiva di curve ellittiche’). Talento smisurato e precoce, dopo la laurea ad Harvard a soli 22 anni e il dottorato completato nel 2001 sotto la supervisione di Andrew Wiles, il matematico celebre per aver dimostrato l’Ultimo Teorema di Fermat, Bhargava è diventato professore di matematica alla Princeton University, Usa. È il secondo più giovane professore ordinario nella storia di Princeton.
Artur Ávila (nome completo Artur Ávila Cordeiro de Melo) è un matematico con doppia nazionalità, brasiliana e francese, nato a Rio de Janeiro il 19 giugno del 1979. I suoi studi riguardano i sistemi dinamici e la teoria spettrale. A soli 16 anni, dopo aver vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi Internazionali di Matematica di Toronto, ottiene una borsa di studio per l’Instituto Nacional de Matemática Pura e Aplicada di Rio (Artur sta ancora frequentando le superiori, quando comincia a studiare matematica applicata) dove completa il dottorato in dinamica unidimensionale all’età di soli 21 anni. Nel 2001 vola in Francia, dove fino al 2003 seguirà il postdoc al Collège de France, prima di essere assunto al CNRS. Nel 2005 tiene un corso al Collège de France sul tema “Dinamica dei cocicli quasiperiodici e spettro dell’operatore quasi-Mathieu” (un operatore che descrive l’evoluzione di un elettrone in un campo magnetico di tipo particolare). A 28 anni è tra i vincitori del premio della European Mathematical Society (spesso viatico della medaglia Fields) per i suoi lavori sui sistemi dinamici, e due anni dopo è plenary speaker all’International Congress of Mathematicians del 2010 di Hyderabad, in India, segno dell’importanza delle sue attività di ricerca. Dal 2008 è dirigente di ricerca al CNRS, e lavora a Rio e a Parigi.
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