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Hong Kong e la protesta colorata

By   /  15 Ottobre 2014  /  No Comments

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13 Oct 2014 – h 21.30

Admiralty è il cuore pulsante della finanza di Hong Kong. A pochi metri di distanza l`uno dall`altro, i grattacieli gareggiano in altezza, coi loro centri commerciali e uffici d`ogni tipo, la sede del Governo ci si trova in mezzo e un cancello di ferro ne protegge l`entrata. I ragazzi di Occupy Central hanno scelto di piazzarsi sulla strada a doppia corsia che costeggia l`edificio, le loro tende arcobaleno la bloccano al traffico.

Admiralty è anche una stazione della metropolitana. I ponti che la collegano alle maestose costruzioni intorno traboccano di striscioni e post-it; i colori della manifestazione ne invadono il cemento. Ci sono ideogrammi e frasi di John Lennon, ricorrono parole come “democrazia” “libertà” “amore”, non mancano messaggi d’appoggio né pennarelli per chi voglia avvicinarsi e scrivere.

Admiralty oggi è soprattutto il punto di incontro dei sogni e delle speranze dei giovani di Hong Kong. Vogliono essere loro a decidere del loro futuro, senza interferenze dal Governo cinese, senza quelle che considerano limitazioni del diritto di voto e ingerenze nelle scelte politiche. Per questo si sono radunati qui, per questo occupano, pacificamente, questa zona ormai da molti giorni.

Il quartiere è fermo. La mattina ci si domanda se l`accesso agli uffici sarà a rischio. Molte attività rimangono chiuse, pagando a vuoto costosissimi affitti. Altre, soprattutto bar e ristoranti, risentono degli effetti della paralisi, affiggono tristi A4 all`uscita della stazione metro e lungo tutto il percorso, solo per ricordarci che sono aperti. Che sono ancora vivi.

Non hanno alzato un dito, ma questi ragazzi hanno creato un disagio enorme. Sono soltanto rimasti in strada, al massimo ci si sono fermati a dormire, eppure si sono appropriati delle prime pagine di tutto il mondo. E non si muovono; continuano a chiacchierare, leggere, sorseggiare un tè, anche sotto gli occhi vigili della polizia. Stanno tranquilli.

La chiamano protesta ma ha un aspetto bellissimo. Gli ombrelli gialli ne sono diventati il simbolo. Seduti su un tappeto steso sul marciapiede, un gruppo di ragazzi ne costruisce di tascabili che i passanti portano con sé in giro per l`isola. E così se ne vedono in ogni angolo, incorniciano i manifesti o si legano insieme a creare forme nuove.

E poi c`è lui, l`uomo con l`ombrello in mano, una statua di legno realizzata dal giovane artista cinese Milk per Occupy Central. Qualcuno dice che richiama Tienanmen, ma Milk nell`89 non era ancora nato. Fatto sta che qui non smettono di fotografarla.

La rivoluzione guidata dalla creatività. Le tende, i colori, gli striscioni. È strabiliante la semplicità con cui questi studenti hanno trascinato i loro pensieri di gente comune in mezzo a questi palazzi, bambagia del potere, e coi loro post-it ce li hanno letteralmente attaccati sopra. Tutto intorno, la maggioranza silenziosa è stupita, i volti sono interrogativi, tanti scattano foto coi cellulari, nessuno sembra saper bene cosa aspettarsi.

Non si sa come possa andare a finire. Di certo, in questa parte di mondo, qualcosa si muove.

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