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Stampare in 3D case a basso costo: l’azienda italiana che vuole rivoluzionare l’edilizia

By   /  21 Ottobre 2014  /  No Comments

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Che il futuro dell’edilizia sia inevitabilmente destinato a passare dalla stampa 3D è un fatto sul quale in pochi hanno dubbi. I punti interrogativi sono invece concentrati su altri aspetti della questione: quanto tempo sarà necessario? Questa tecnologia sostituirà completamente i metodi “tradizionali” di costruzione, o sarà invece utilizzata come elemento complementare?

Alcuni mesi fa l’architetto Michele Pasca di Magliano dello studio londinese Zaha Hadid Architects aveva spiegato ad IBTimes Italia come al momento esista “una serie di limiti, dovuti sia a questioni economiche che a problemi di performance e durata, per cui la stampa 3D non è ancora utilizzata”. In effetti al momento quasi tutti i progetti basati sulla possibilità di stampare un’intera casa sono al massimo al livello dimostrativo, o poco oltre.

È il caso ad esempio degli olandesi di DUS Architects, che con la loro grachtenpand (casa sul canale) ad Amsterdam stanno tentando di tirare su un edificio di 15 metri di altezza con 13 stanze. Il materiale utilizzato per la loro stampante (denominata Kamermaker XL, un enorme dispositivo costruito ad hoc) pellet Macromelt in bioplastica, ottenuta dall’olio di semi di colza, che può essere facilmente staccata e riutilizzata se il pezzo prodotto non ha le caratteristiche corrette quando esce dalla stampante.

Quasi tutti i progetti del settore hanno però una caratteristica in comune: sono pensati per il mondo “occidentale”, nel quale tecniche alternative di costruzione, materiali e tempi non rappresentano un problema. Cosa succederebbe invece focalizzandosi in aree nelle quali anche edificare una semplice casa in mattoni non è un’impresa elementare? La stampa 3D sarebbe sempre una tecnologia del futuro, o diventerebbe invece una possibilità del presente?

Sono queste le domande alle quali stanno provando a rispondere quelli di WASProject, una denominazione che contiene sia l’ambizioso acronimo World’s Advanced Saving Project, che il nome in inglese della vespa: come vedremo più avanti, si tratta di un riferimento non casuale. Ad ogni modo, a dispetto dell’internazionalità del nome, stiamo parlando di un’azienda assolutamente italiana al 100%, per la precisione di Massa Lombarda (Ravenna).

“Siamo sognatori , siamo realizzatori, siamo Makers: partiamo dalla stampa 3D per salvare il mondo“, spiegano i responsabili del progetto dal loro sito. Il WASProject è stato uno dei grandi protagonisti alla Maker Faire di Roma, l’evento internazionale dedicato ai maker svoltosi nelle scorse settimane nella capitale: anche in presenza di numerosissimi stand nel campo della stampa 3D, è stata altissima l’attenzione conquistata dalla stampante dell’azienda romagnola.

Si tratta di un dispositivo alto 6 metri (anche se alla Maker Faire, per ragioni di spazio, è stata montata una versione alta 4 metri), nel quale l’estrusore si muove grazie a tre braccia meccaniche. Ma ciò che caratterizza principalmente la stampante 3D di WASProject, oltre al fatto di poter essere montata in appena due ore, è il fatto di essere in grado di stampare con materiali a “km 0”, ossia utilizzando ciò che si trova nei dintorni della casa da costruire.

Ad esempio, a Roma è stata offerta una dimostrazione di costruzione con un semplice impasto di argilla e sabbia. Materiali che ai nostri giorni possono sembrare inadatti, ma che offrono invece da secoli una grande efficienza: “L’argilla è un materiale ottimo per l’uomo, è reperibile sul posto, quindi a km 0“, spiega ad IBTimes Italia Francesca Moretti del WASProject. “Abbiamo deciso di utilizzare la stampa 3D perché ci sembrava una tecnologia abbastanza veloce, che si può spostare facilmente: bastano tre persone per trasportare la nostra stampante. La struttura può essere montata senza viti: vengono montate delle travi di alluminio che vengono fissate con dei tiranti. Il nostro obiettivo è far sì che si possa montare con molta velocità”.

WASP non si occupa solamente di stampa 3D nell’edilizia, ma offre anche una linea di “tradizionali” stampanti 3D per materiali polimerici. I due settori sono però fortemente connessi: “Il nostro è un progetto auto-finanziato tramite la vendita delle nostre stampanti più piccole, e le due cose vanno di pari passo: le stampanti piccole ‘nutrono’ la ricerca per la stampante grande, e la stampante grande aiuta le stampanti piccole perché fa sì che comunque si possa parlare di noi”, spiega la Moretti.

Come detto, il riferimento alla vespa nel nome dell’azienda non è assolutamente casuale, ma fa riferimento ad uno dei più straordinari esempi di carpentiere del mondo animale: “Noi ci siamo ispirati alla vespa vasaia, che è un po’ la nostra immagine di riferimento: questo insetto ha un comportamento interessante perché trova il materiale per la sua abitazione nelle vicinanze, e costruisce la sua casa in argilla”.

Quando si parla di materiali nell’ambito della stampa 3D nell’edilizia, si fa inevitabilmente riferimento ai progetti più avanzati nel settore, che utilizzano particolari miscele ad alto contenuto tecnologico: oltre al già citato esempio di DUS Architects con la loro bioplastica, si potrebbe anche far riferimento all’impasto utilizzato dai cinesi di Winsun Engineering Co, basato sul cemento ed “arricchito” con scarti di costruzione e fibra di vetro. Ma l’argilla ha poco da invidiare a materiali apparentemente più “nobili” in termini di performance.

“Spesso si parla di fare case nel Terzo Mondo: per noi sarebbe importante, anche se a noi piacerebbe [poter fare costruzioni in argilla] anche qui, perché è una cosa che appartiene alle nostre tradizioni più di quanto immaginiamo“, conclude la Moretti. “C’è ad esempio questo architetto, Martin Rauch, che fa case in argilla, costruendo i muri con una tecnica antichissima, realizzando anche uno stabilimento della Ricola, in Svizzera. Questo sfata il mito che si tratti di materiali inadatti: funzionano benissimo da sempre. Se tutto va come deve andare il nostro potrebbe essere un apporto tecnologico che, per l’appunto, unisce la massima tecnologia con la tradizione più antica. Un bel connubio, secondo me”.

 

 

 

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  • Published: 7 anni ago on 21 Ottobre 2014
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  • Last Modified: Ottobre 21, 2014 @ 11:01 am
  • Filed Under: Tecnologia

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