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Evasione, oltre 7mila italiani nella “lista Falciani”: da Valentino Rossi a Briatore

By   /  9 Febbraio 2015  /  No Comments

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L’elenco trafugato dall’informatico franco italiano e reso noto dal network giornalistico International consortium of investigative journalists comprende oltre 100mila nomi di politici, personaggi del mondo dello spettacolo, re, dittatori e trafficanti che hanno depositato nei forzieri svizzeri della banca Hsbc circa 100 miliardi di dollari

 

Ci sono lo stilista Valentino, il campione di motociclismo Valentino Rossi e l’imprenditore Flavio Briatore tra i 7.499 nomi di clienti italiani della banca Hsbc che emergono dallalista Falciani, l’elenco di personaggi con oltre 100 miliardi di dollari di depositi in Svizzera trafugato e girato alle autorità fiscali dall’omonimo ex dipendente dell’istituto. Ma scorrendo la lista, costituita da 81.458 conti di 106.458 clienti di 200 Paesi aperti tra 1988 e 2007, si incontrano anche re Abdallah di Giordania, il re del Marocco Mohamed VI, il principe del Bahrain Salamn Bin Hamad Al Khalifa, i piloti di Formula 1 Fernando Alonso e Heikki Kovalainen, la rockstar Tina Turner, l’attore franceseGad Elmaleh e l’americano John Malkovich, l’ex calciatoreDiego Forlàn, la modella Elle MacPherson, il fotografoHelmut Newton, il cantautore Phil Collins. A rivelare i dettagli è l’inchiesta Swiss Leaks del network giornalistico internazionale International consortium of investigative journalists, di cui per l’Italia fa parte L’Espresso. Si tratta della stessa rete che a novembre ha pubblicato informazioni sul caso Lux Leaks, gli accordi segreti tra le autorità del Lussemburgo e trecento aziende di tutto il mondo. La Penisola è il quinto Paese per numero di persone coinvolte e il settimo nella classifica di quelli a cui fanno capo le cifre più alte. Ogni cliente italiano poteva contare, in media, su un tesoretto da 1 milione di euro.

italy swiss leaks

 

Ma dell’anonimato garantito dai conti svizzeri hanno beneficiato pure faccendieri sospettati di aver trafficato in diamanti “insanguinati” e fornito armi per massacri, esponenti di una ong saudita ritenuta finanziatrice di Al Qaeda e molti uomini politici vicini a regimi e dittature. Da Rami Makhlouf, cugino del presidente siriano Bashar al Assad, a Rachid Mohamed Rachid, ministro egiziano del Commercio con l’estero fuggito dal Paese durante la rivolta contro Hosni Mubarak, fino a Frantz Merceron, braccio destro dell’ex dittatore Jean Claude “Baby Doc” Duvalier, e all’uomo d’affari turco Selim Alguadis, sospettato di aver fornito alla Libia di Muhammar Gheddaficomponenti per un progetto di produzione di armi nucleari. Non mancano nemmeno i conti di finanziatori di Bill Clinton, Mitt Romney e dell’ex sindaco di New York Rudolf Giuliani.

Sono 7.463 i conti intestati a cittadini italiani, per un totale di 7,4 miliardi di euro: ognuno aveva depositato in Svizzera una media di 1 milione di euro

Valentino Garavani aveva in Svizzera 108 milioni – Nella lista – per il cui “furto” l’informatico franco italiano Hervé Falciani è stato accusato in Svizzera di spionaggio economico, sottrazione di dati e violazione del segreto bancario – compaiono i nomi di migliaia di vip della Penisola. Alcuni dei quali potrebbero comunque avere, nel frattempo, regolarizzato la propria posizione nei confronti del fisco. Quelli resi noti finora (altri nomi saranno rivelati venerdì) sono appunto lo stilista Valentino Garavani, il “Dottore” e il fondatore del Billionaire. Il primo, diventato nel 2000 cliente di Hsbc Private bank, nel 2006-2007 disponeva, attraverso un conto numerato a cui ne facevano capo nove intestati a lui stesso e a un altro “procuratore”, di circa 108 milioni di dollari. Negli stessi anni lo stilista è stato protagonista di una disputa con l’Agenzia delle Entrate con al centro la veridicità della sua residenza a Londra e il conseguente regime di tassazione. Valentino sosteneva di vivere nella capitale britannica dal 1998 anno, quando ha venduto le sue società alla Hdp dei Romiti che nel 2002 hanno poi ceduto tutto alla Marzotto. Gli ispettori del fisco invece ribattevano che non si era mai mosso da Roma e gli contestavano di non aver pagato il dovuto per le annualità dal 2000 al 2006. La questione si è risolta con il versamento di una somma mai resa nota, ma nell’ordine di alcuni milioni di euro, con cui Garavani ha chiuso ogni vertenza con le Entrate.

Gli investimenti “conservativi” del Dottore – Nove conti anche per Briatore, pure lui residente da anni a Londra e “beneficiario finale” (“beneficial owner”) di sei conti in cui nel 2006-2007 erano custoditi 73 milioni di dollari. L’avvocato dell’ex team manager di F1, Pilippe Ouakra, ha commentato che “lui e alcune compagnie del suo gruppo – alcune di queste operative dalla Svizzera – hanno avuto conti bancari in Svizzera in un modo perfettamente legale, in conformità con qualunque legge fiscale applicabile”. Quanto a Rossi, il campione di Tavullia come è noto ha pagato nel 2008 quasi 30 milioni per far pace con il fisco che gli contestava un’evasione da 112 milioni per gli anni dal 2000 al 2004. Anche in questo caso, l’accusa era di aver dichiarato fittiziamentedi essere residente a Londra. Ebbene, dai documenti letti da Icij emerge che alla Hsbc il Dottore ha accantonato nel 2003, in un conto numerato, 23,9 milioni di dollari. Ma, curiosità, il padreGraziano Rossi ha fatto registrare che preferiva fossero investiti con una linea “conservativa“.

La difesa di Hsbc: “Standard superati, ora i clienti che non rispettano “ – Secondo i dati spulciati dalla rete giornalistica, a cui per la Francia partecipa Le Monde, per l’Inghilterra The Guardian e Bbc e per la Germania Suddeutsche Zeitung, 180,6 miliardi di euro sarebbero transitati a Ginevra sui conti Hsbc di oltre 100mila clienti e di 20mila società offshore tra il 9 novembre 2006 e il 31 marzo 2007. Un periodo corrispondente a quello della lista Falciani. Oltre 5,7 miliardi sarebbero stati dissimulati in paradisi fiscalisoltanto per conto di clienti francesi. Alla notizia della pubblicazione dei documenti, scrive L’Espresso, la banca ha inizialmente intimato al network di distruggere tutti i dati. Per poi riconoscere che all’epoca “la cultura e gli standard dei controlli erano molto più bassi di quanto avviene oggi”, perché sono stati intrapresi “passi significativi per aumentare le verifiche e respingere i clienti che non rispettano i nuovi parametri, inclusi coloro che davano elementi di preoccupazione sul fronte fiscale. Come risultato di questa linea, la base dei clienti dal 2007 si è ridotta di quasi il 70 per cento”.

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