Il web si divide sul colore di un vestito. Oro e bianco o nero e blu? Ecco perché i nostri occhi percepiscono toni così diversi
Togliamoci subito il dente. Il vestito è nero e blu, c’è poco da fare. Checché ne pensino i due terzi degli internauti (tra cui il sottoscritto, per inciso, ma la statistica è naturalmente approssimativa. Un veloce sondaggio in redazione sembra comunque confermare il trend: 70% bianco-oro e 30% nero-blu), i colori del damn dress, come lo definisce BuzzFeed, palette di Photoshop alla mano, sono indiscutibilmente nero e blu. Nel frattempo, mentre la rete si divide – tra gli altri, anche Kim Kardashian ha ben pensato di farci sapere come la pensava – il produttore gongola felice per la pubblicità gratuita al capo di vestiario.
(Recap per chi avesse avuto la sventura di perdersi questo capitolo fondamentale della storia dell’internet: Caitlin McNeill, ventunenne scozzese, ha pubblicato online la foto di un vestito per chiedere delucidazioni sul suo colore dopo un furibondo dibattito con amici e conoscenti. Per le strane regole della rete, la questione è diventata popolarissima e #TheDress è attualmente un trending topic su Twitter).
Arriviamo alla scienza. I responsabili della percezione della luce, nei nostri occhi, sono cellule chiamate bastoncelli e coni. I primi sono specializzati nella visione notturna (in cui tutti i colori sono virati verso la scala dei grigi), mentre i secondi servono a discernere i colori. Ne esistono di tre tipi: rossi, gialli e verdi. E ciascuno di noi, spiega a BuzzFeed Cedar Riener, docente al Randolph-Macon College, ne possiede in quantità diverse. “Il rapporto tra i diversi tipi di coni, tuttavia, non sembra avere molto impatto sul modo di percepire i colori. Potrei avere un rapporto tra coni rossi e coni verdi di cinque a uno e percepire i colori allo stesso modo di una persona che ha un rapporto di due a uno”.
Qual è il vero motivo, allora? Il segreto starebbe in come il nostro cervello interpreta la luce che arriva agli occhi: “L’encefalo deve continuamente valutare la quantità di luce che colpisce la retina”, dice lo scienziato. La grandezza che conta è la cosiddetta luminanza, il rapporto tra la luce emessa da una sorgente nella direzione dell’osservatore e l’area della superficie emittente: “Nel caso del vestito, il cervello di alcune persone valuta che il vestito sia ben illuminato e poco riflettente, e lo vede blu e nero. Altri ritengono che ci sia poca luce ambientale e che il vestito sia molto riflettente, e dunque appare bianco e oro”. Questa differenza di interpretazione, secondo John Borghi, neuroscienziato cognitivo alla Rockefeller University, sarebbe dovuta ai diversi livelli di attenzione, movimenti oculari e addirittura esperienze pregresse di ognuno di noi: “Per esempio, potrebbe essere successo che qualcuno ha già visto da qualche altra parte un vestito simile, o un tessuto simile, il che avrebbe ripercussioni sulla percezione individuale”.
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