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Senato e Costituzione: cosa cambia e cosa succede adesso?

By   /  14 Ottobre 2015  /  No Comments

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Il Senato ha approvato la riforma della Costituzione, il cosiddetto DDL Boschi, che ha come scopo principale la fine a quel bicameralismo perfetto su cui il sistema italiano si regge dall’epoca post-fascista: secondo la maggioranza questa modifica costituzionale renderà più veloce l’iter di approvazione delle leggi e quindi delle riformedi cui ha bisogno il Paese, mentre per le opposizioni il potere del governo rischia di diventare eccessivo rispetto agli organi che dovrebbero limitarlo.

L’approvazione della riforma proposta dal Governo comporta infatti alcuni cambiamenti molto importanti e, nonostante le numerose polemiche degli ultimi mesi, sancisce il trionfo assoluto di Matteo Renzi su minoranze e opposizioni. Si riducono il numero dei Senatori e i poteri di Palazzo Madama, viene abolito il Cnel, nascono i referendum popolari propositivi e di indirizzo, scende il quorum per l’elezione del Capo dello Stato. Queste sono solo alcune delle modifiche che entreranno in vigore alla fine dell’Iter parlamentare. Dopo l’ok del Senato infatti, sono previsti altri passaggi prima che il testo venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale e diventi ufficialmente legge dello Stato.

Vediamo dunque di capire cosa cambia, quando e come per Costituzione e Senato.

Riforma Costituzionale, il nuovo Senato

Come affermato in precedenza, il numero dei componenti di Palazzo Madama si ridurrà, e pure di parecchio: da 315 Senatori si passerà a 100. 95 di essi verranno eletti dalle Regioni “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”. Come si tradurrà nei fatti questa “conformità” lo stabilirà una legge quadro che sarà recepita dai singoli enti territoriali entro 3 mesi dall’ok definitivo alla riforma. Dei 95 Senatori eletti 74 saranno appunto consiglieri regionali, mentre gli altri 21 saranno sindaci. I 5 rimanenti verranno invece nominati dal Presidente della Repubblica e rimarranno in carica per 7 anni senza possibilità di reiterazione del mandato. Ai 100 si aggiungeranno poi i Senatori a vita, che saranno gli ex Presidenti della Repubblica.

Vengono sospese le indennità attualmente in vigore per chi occupa i seggi di Palazzo Madama, ma è prevista l’immunità parlamentare. Una decisione ampiamente contestata poiché proibisce intercettazioni, perquisizioni o arresti senza l’approvazione dell’Assemblea. Utilizzando la cronaca odierna per fare un esempio: se la legge oggi fosse in vigore, il vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani non sarebbe agli arresti con le accuse di corruzione, concussione, turbativa d’asta, ma godrebbe dell’immunità.

Parlando dei poteri del nuovo Senato, i nuovi inquilini di Palazzo Madama non potranno più votare la fiducia al Governo, prerogativa che rimarrà appannaggio solo della Camera dei Deputati.

I Senatori potranno esprimersi solo sulle leggi costituzionali, sulle ratifiche dei trattati UE e sulle leggi elettorali e avranno una funzione di raccordo tra enti locali e Stato. Decadrà invece la competenza sulle leggi ordinarie (potranno richiedere modifiche stabilite a maggioranza assoluta, ma il loro parere non sarà vincolante).

Palazzo Madama potrà dire la sua anche sulle leggi di bilancio, ma avrà a disposizione solo 15 giorni per esprimere il proprio parere, non vincolante, a maggioranza assoluta. In ultimo, il Governo potrà chiedere alla Camera che una misura ritenuta fondamentale venga esaminata in via prioritaria e votata entro 70 giorni.

Riforma della Costituzione: Consulta

I senatori avranno inoltre il compito di eleggere due dei cinque giudici (gli altri tre alla Camera) della Consulta, che non verranno più scelti dal Parlamento riunito in seduta comune, ma verranno divisi tra le due Aule. Nel corso dei primi due scrutini, per la loro elezione occorrerà raggiungere la maggioranza dei due terzi dell’assemblea, mentre in quella successiva basterà la maggioranza dei tre quinti.

Riforma della Costituzione: l’elezione del Capo dello Stato

Il DDL Boschi attua delle modifiche rilevanti anche all’elezione del Presidente della Repubblica. Il posto dei delegati regionali verrà preso dai nuovi Senatori, ma la modifica più importante riguarda senza dubbio il quorum da raggiungere. Nelle prime tre votazioni tutto rimane invariato e il Capo dello Stato verrà eletto solo in presenza della maggioranza dei due terzi dell’Assemblea. Dalla quarta votazione in poi, il quorum scenderà dalla maggioranza assoluta alla maggioranza dei tre quinti dell’intera Assemblea, mentre dalla settima votazione in poi si dovrà arrivare ai tre quinti dei votanti.

In caso di impedimento permanente, morte o dimissioni del Capo dello Stato sarà il presidente della Camera, e non più quello del Senato, a occupare il ruolo di presidente della Repubblica “ad interim”.

Riforma della Costituzione: referendum

Il numero di firme necessario per presentare un referendum popolare salirà da 500mila a 800mila (e sarà necessaria anche una dichiarazione di ammissibilità della Corte Costituzionale), mentre per un progetto di legge ne serviraranno 150mila e non più 50mila. Il DDL Boschi prevede l’introduzione nella Costituzione di altri due tipi di referendum: popolari propositivi e di indirizzo. Spetterà alla Camera il compito di varare una legge che ne delinei le modalità di attuazione.

Riforma della Costituzione: il CNEL

Un’altra grande vittoria di Matteo Renzi. L’approvazione definitiva della legge comporterà l’abrogazione dell’articolo 99 della Costituzione. In parole povere, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro non esisterà più. Ma per eliminare il CNEL occorrerrà seguire un iter ben preciso: nei 30 giorni successivi all’entrata in vigore della legge verrà nominato un commissario straordinario cui spetterà il compito di liquidare e ricollocare il personale presso la Corte dei Conti.

Ma dal testo costituzionale non sparirà solo il CNEL. Con esso verranno eliminate anche le Province e le materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni.

Riforma Costituzionale: il ruolo della Consulta

Le leggi che regolano l’elezione di Deputati e Senatori potranno essere sottoposte al vaglio della Consulta anche prima della loro promulgazione e la corte darà un giudizio preventivo di legittimità costituzionale. Entro 10 giorni dall’approvazione del testo, un quarto dei componenti della Camera o un terzo dei componenti del Senato potranno presentare un ricorso motivato. La Consulta a questo punto avrà 30 giorni di tempo per pronunciarsi. Nel caso in cui decidesse per una dichiarazione di illegittimità, la legge non potrà essere promulgata.

L’Iter Parlamentare: seconda lettura e referendum

Con 178 voti favorevoli, 17 contrari e 7 astenuti il Senato ha approvato oggi il ddl Boschi. L’opposizione però non ha partecipato al voto.

L’iter parlamentare della riforma però è ancora lungo e complesso, essendo essa una legge costituzionale. Dopo l’odierna votazione, il disegno di legge tornerà alla Camera dove dovrà essere approvato senza subire modifiche perché si consideri conclusa la “prima lettura”. I deputati potranno decidere di intervenire solo sui punti modificati da Palazzo Madama. A questo punto la riforma dovrà passare nuovamente sia dalla Camera che dal Senato. Concluso l’iter la legge entrerà in vigore solo se riceverà i due terzi dei voti di entrambe le Camere. In caso contrario dovrà essere indetto un referendum confermativo senza quorum, nell’ambito del quale il provvedimento diventerà legge solo se il 50% più uno dei votanti deciderà di dire Sì. Se ciò non avverrà, la Costituzione non verrà modificata.

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