Le ciaccule non sono altro che gambi di ciuffi di disa legati insieme, del resto si tengono benissimo e per questo molti anni fa ci si costruivano scope sedie corde. Il diametro di quei secchi in plastica per pittura, alla partenza della processione sono spesso più alte di coloro che si accingono a trasportarle ed è così, leggere ma imponenti, che si preparano a illuminare a fuoco la notte dell’otto dicembre di Calatafimi.
Quelli con le ciaccule si distribuiscono su due file ai lati della strada rivolgendo la loro torcia verso il centro e inclinandola verso l’alto. I tanti bambini che ne hanno addosso una generano questa sproporzione per cui l’effetto immediato è quell’immensa tenerezza di cui amiamo i nostri cuccioli, di fronte a una sfida troppo grande per loro con certe facce serie serie che da sole varrebbero il prezzo del biglietto. Di qualsiasi biglietto, voglio dire.
Piazza Plebiscito è stracolma di gente. Gente che viene dalla tavulidda dove s’è ingozzata di carne e annaffiata di vino rosso, e così tutt’intorno profuma d’aglio e di graticole sulla legna a bruciare, e d’attesa sul punto di finire e della felicità di trovarsi, una notte tanto, al centro del mondo. Intanto dentro la Chiesa di San Michele Lei poggia su un piedistallo di rose e gigli simbolo della purezza, è meravigliosa nella sua aureola circondata di stelle infiorata anch’essa; lo sguardo misericordioso, le mani appoggiate sul cuore che Dio le ha dato privo di peccato originale.
Ecco, la precedono le grida a squarciagola, le vuciate dei devoti, “E ch’è pura, e ch’è illibata…”, “Sintennu lu nomu di Maria lu ‘nfernu trema…”, “Trema lu ‘nfernu e triunfa Maria…” che aspettano sempre l’eco del coro “Viva Maria ‘Mmaculata!” e che puntualmente vengono soddisfatte. Infine, alle spalle di queste centinaia di ciaccule che le aprono la strada, sulle spalle di una decina di ligi portantini, esce finalmente la ‘Mmaculatedda.
Dopo l’emozione dell’uscita, decido di far colazione e fermarmi ad aspettarla in Piazzetta. Ci trovo un sacco di ragazzi che l’hanno pensata uguale a me, l’unico dubbio è se sia notte fonda o mattina presto e si riverbera su quel che mangiamo: io prendo un cornetto, il tizio accanto a me un’arancina. Tutti quanti stiamo comunque lì per la Madonna, non importa se siamo sobri o sbronzi, accaldati o infreddoliti, bianchi o neri, lo facciamo in un’atmosfera conviviale. Non dovrebbe forse esser questo il senso di ogni religione?
Le file scendono parallele e raggiungono corso Garibaldi che con le ciaccule sembra pieno giorno, comunque c’è tanta folla anche dietro Maria Immacolata che si gira a salutare la parte del paese che non visiterà. Una puntata a Piazza Nocito a godere lo spettacolo di via XV Maggio in salita e poi in discesa, infine di nuovo a Piazza Plebiscito per vederla rientrare; i devoti instancabili continuano a urlare, la solennità dell’ingresso si scioglie in un applauso di gioia e appagamento. Poi un’ultima corsa per vedere che destino avranno le ciaccule o quel che ne è rimasto, e che si scioglierà in una vampa definitiva dentro alla quale ciascuno lancerà la propria. Si può tornare a casa, ne è valsa la pena un’altra volta.
Vito Aguanno
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