La Naspi (nuova assicurazione sociale per l’impiego) è un ammortizzatore sociale nato con l’approvazione del Jobs Act. Da maggio, i dipendenti italiani che restano disoccupati avranno diritto a ricevere un nuovo sussidio che unifica e sostituisce quelli attualmente esistenti (Aspi e Mini-Aspi). Non mancano però le polemiche sulle coperture finanziarie destinate a questo sussidio e sul meccanismo di calcolo dell’indennità, che risulta penalizzante per alcune categorie di lavoratori precari, come gli stagionali. Ma ecco, di seguito, una panoramica su come funziona la Naspi e sulle polemiche che l’accompagnano.
Sussidio Naspi
Il nuovo sussidio alla disoccupazione è destinato a chi ha perso il posto dal 1° maggio 2015 in poi. Sostituirà le indennità per i senza lavoro attualmente in vigore, cioè l’Aspi e la mini-Aspi.
A chi spetta
I requisiti per avere l’assegno sono più o meno gli stessi previsti oggi per ottenere l’Aspi e la mini-Aspi. Innanzitutto, il lavoratore deve essere stato assunto con un contratto da dipendente e trovarsi in uno stato di disoccupazione involontaria, cioè deve aver perso il proprio posto senza aver presentato dimissioni spontanee (a meno che non si tratti di dimissioni per giusta causa o di un accordo per la fuoriuscita consensuale dall’azienda, in caso di esuberi). Inoltre, il disoccupato deve avere alle spalle almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 48 mesi (4 anni) e aver svolto almeno 18 giorni di lavoro nell’anno precedente. Chi non possiede questi requisiti, non può beneficiare della Naspi.
L’importo dell’assegno
L’ammontare dell’assegno è pari all’incirca al 75% della retribuzione media degli ultimi 4 anni, per la parte di stipendio che non supera i 1.195 euro. Per la quota di salario che oltrepassa questa soglia, invece, l’indennità si riduce al 25%. Per tutti i sussidi è previsto comunque un tetto massimo di 1.300 euro lordi, leggermente più alto di quello in vigore oggi per l’Aspi (che arriva sino a un massimo di 1.165 euro lordi). L’assegno si riduce del 3% ogni mese, ma soltanto a partire dalla quarta mensilità. Per i primi 3 mesi, si ha diritto a ricevere l’intero sussidio.
Durata fino a due anni
L’assegno viene liquidato per un periodo massimo pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni. Dunque, chi ha avuto un impiego continuativo per tutto il quadriennio, può ricevere l’indennità per un massimo di 24 mesi. Dal 2017, questo limite scenderà però a un anno e mezzo. Non sono previste durate differenti a seconda dell’età del beneficiario, come avviene oggi per l’Aspi (che si protrae di regola per 10 mesi ma può coprire fino a 18 mensilità, se il disoccupato ha più di 55 anni).
Stagionali penalizzati
Per quanto riguarda la durata dell’indennità, bisogna tener conto di una norma contenuta nel decreto istitutitivo della Naspi, che rischia di penalizzare fortemente chi ha avuto degli impieghi discontinui, a tempo determinato o stagionali. L’articolo 5 stabilisce infatti che, nel calcolo della durata del sussidio, non si terrà conto dei periodi di lavoro precedenti, per i quali il dipendente ha già beneficiato dell’assegno di disoccupazione. Esempio: se nell’ultimo quadriennio un lavoratore ha ottenuto un contratto di assunzione di 7-8 mesi ogni anno, quando verrà licenziato avrà in teoria diritto a un sussidio di soli 3-4 mesi.
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