L’ex ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, ritorna alla vita pubblica fondando DIEM, il suo nuovo movimento politico paneuropeo.
È prevista per il 9 febbraio la nascita ufficiale di DIEM (The Democracy in Europe Movement), il nuovo movimento politico fortemente voluto e fondato da Yanis Varoufakis, l’ex ministro ‘duro’ della Grecia durante il primo mandato da presidente di Alexis Tsipras. Varoufakis si dimise da ministro a luglio dello scorso anno, dopo il Referendum che ha visto oltre il 60% dei greci pronunciarsi contro la Troika, per agevolare comunque un accordo. Ma fin da subito era chiara la sua posizione contraria a qualsiasi patto con un’Europa colpevole, a suo dire, di aver creato artatamente la crisi greca.
Perché si è dimesso il giorno dopo il referendum di luglio, proprio quando ha trionfato il ‘NO’ alla proposta di accordo da parte dell’UE?
Dopo quel magnifico risultato, il primo ministro Alexis Tsipras mi ha precisato che era il momento di arrendersi alla troika. Ovviamente non ero entrato in politica per ignorare quello che il 62% della popolazione ci aveva appena detto: ‘NO’ alla troika.
Per questo i leader europei hanno fatto pressione nei confronti di Tsipras per liberarsi di lei?
Sapevano che non avrei mai firmato un accordo che, ancora una volta, era impraticabile e tossico. E poiché è il ministro delle finanze che firma gli accordi per conto dello Stato, per la troika era indispensabile farmi fuori.
Pensa che i leader europei la vedessero come un soggetto pericoloso?
Ero un ostacolo per loro, visto che si sono sempre sforzati di negare in modo definitivo la loro incapacità di programmazione in merito alla riforma fiscale.
Qual è stato l’errore più grande che ritiene di aver fatto durante i cinque mesi in cui è stato ministro delle Finanze greco?
Credere che la troika avrebbe onorato l’accordo che abbiamo raggiunto all’Eurogruppo il 20 febbraio dello scorso anno. È sulla base di questa falsa credenza che poi ho firmato, il 24 febbraio, la richiesta di una proroga del contratto di salvataggio precedente.
Alcune persone accusano l’inasprimento della crisi in Grecia durante il primo governo di Syriza. Lei era ministro delle finanze, ritiene di essere colpevole?
Se ci fosse stato un inasprimento della crisi a causa delle nostre politiche, ovviamente sarei responsabile come ministro delle finanze. Tuttavia, e lo confermano anche i dati di Eurostat, durante i cinque mesi del mio ministero il prodotto interno lordo è cresciuto, e di molto. L’inasprimento della crisi, invero, è iniziato proprio alla fine del mio mandato, e non c’è nessuna politica per la quale io abbia dei rimpianti. Il peggioramento della situazione in Grecia si è verificato perché la troika, spietatamente, ha fatto chiudere le banche per costringere il primo ministro Alexis Tsipras di effettuare ulteriori tagli delle pensioni, di imporre tasse più alte per i consumatori e le imprese, ecc. Ora i leader europei dicono che i danni, che hanno causato loro, è stata tutta colpa mia. Questo modo di fare è tipico dei ‘bulli’, quando accusano la vittima del suo vittimismo …
Qual è stata la cosa più deludente o sorprendente che ha imparato a conoscere nella politica durante il suo mandato come ministro?
I ministri delle finanze dell’Eurogruppo decidono sulla base di informazioni non rese note. Le loro deliberazioni, che sono cruciali per i popoli che governano, sono prese con la massima riservatezza. In altre parole i cittadini non potranno mai arrivare a conoscere ciò che i loro rappresentanti dicono e votano. Mai!
Lei pensa che uno dei motivi principali, per cui l’Unione europea è stata così dura con la Grecia, era quello di evitare che i movimenti antieuropeisti possano vincere in altri paesi europei, anche in Spagna?
Certo. Ma in questo caso è chiaro che la mossa non ha funzionato bene, visto il successo che ha ottenuto Podemos nelle recenti elezioni generali spagnole. Ma attenzione: qualsiasi governo, che abbia le mani legate dalla troika, nel breve termine rischia la sua integrità e di fallire.
Pensa che funzioneranno le politiche che Tsipras ora sta applicando in Grecia? Qual è la sua valutazione del secondo governo Tsipras dopo le elezioni politiche dello scorso settembre?
La scorsa estate Alexis ed io eravamo in disaccordo su molti temi cruciali. Lui pensava di essere di fronte a una scelta tra il nuovo memorandum della troika o l’espulsione della Grecia dalla zona euro. Io non ero assolutamente d’accordo. La mia opinione è che il piano di Schauble (il ministro delle Finanze tedesco, ndr) è stato quello di farci accettare il memorandum come un primo passo verso il ‘Grexit’. Inoltre eravamo in disaccordo anche su un altro tema importante, Alexis pensava di poter attuare le misure contenute nel memorandum e contemporaneamente attuare un ‘programma legislativo parallelo‘ per ridurre il terribile impatto che tale accordo avrebbe provocato ai greci. Non ho mai capito come ciò fosse possibile, dal momento che il memorandum della troika non lascia assolutamente spazio per qualsiasi altro ‘programma parallelo’. Infatti, nel mese di dicembre il governo greco è stato costretto da Thomas Weiser (il coordinatore della troika, ndr) a ritirare ogni altro ‘programma parallelo’ che il governo voleva attuare.
Allora come si fa a risolvere questa crisi che dura da sei anni? Potrebbe essere il Grexit la soluzione?
La soluzione può venire solo se le proposte e le filosofie che Syriza aveva discusso a maggio 2015, che determinò la stesura del documento intitolato “Quadro politico per la Grecia, Consolidato Fiscale, Recupero e Sviluppo”, vengono accettate. Non c’è altro modo, e niente di tutto questo include il Grexit. La Grexit era una minaccia utilizzata dalla troika per costringere il primo ministro greco a capitolare in un memorandum che è stato progettato per fallire.
Lei ha descritto i leader europei e la troika come dei ‘terroristi’, in quanto hanno forzato il governo greco a chiudere le banche prima del referendum del mese di luglio. Lei ha definito ciò che è accaduto in quei giorni come un “colpo di stato”. È irremovibile su queste affermazioni?
Sì, perché sono una descrizione appropriata di quello che hanno fatto. Il terrorismo europeo ha lanciato un programma politico attraverso la diffusione, illecita e illegale, di un senso di paura. Quei leader che hanno voluto minacciare un popolo sovrano con la chiusura delle loro banche, quelle stesse banche che la BCE stessa aveva sempre dichiarato perfettamente solventi, per costringerlo ad accettare politiche repressive, sono destinati al fallimento. È facendo questo che la gente affonda in una grande depressione. Per quanto riguarda l’espressione ‘colpo di Stato‘ non era il mio. Fu così che il primo ministro Tsipras ha definito quello che hanno fatto a Bruxelles per costringerlo ad accettare il terzo memorandum. E, naturalmente, aveva ragione a chiamarlo così.
Il prossimo 9 febbraio in Germania si fonderà un nuovo movimento paneuropeo che sostiene che lotta per una ‘Unione europea trasparente e democratica’. Quindi, l’Unione europea ora non è trasparente e democratico? Puoi darci qualche esempio di malfunzionamento dell’UE a cui ha assistito?
Non vi bastano gli esempi che vi ho dato? Io credo di sì. Mi sembra ovvio che tutti coloro che hanno schiacciato la democrazia greca, magari per evitare che altri seguissero la stessa strada, dimostra che la democrazia in Europa è morta da molto tempo. Ha forse qualche senso democratico quando si prendono tutte le decisioni importanti in completa oscurità e segretezza? DIEM vuole fornire i mezzi e gli strumenti, a tutti i democratici europei, al fine di poter rivendicare e ristabilire la ‘vera’ democrazia in Europa.
E quali sono le proposte del vostro movimento per risolvere questi problemi?
L’obiettivo di DIEM è quello di creare una forza potente in Europa, che consenta di riportare una nuova democratizzazione dell’UE. Come ci arriveremo è la questione di cui si parlerà a Berlino. Ma per sapere come, è necessario attendere fino al 9 febbraio e la pubblicazione, pochi giorni dopo, del nostro Manifesto.
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