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Fisco, allarme per le sanatorie. “Sconti a Maradona e Corona, scivolo per i più ricchi”

By   /  18 Ottobre 2016  /  No Comments

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ROMA – Dall’Agenzia delle Entrate e da Equitalia prima è arrivato un vociare perplesso e scontento. Poi il malessere, visti i provvedimenti annunciati e in seguito entrati nella legge di bilancio, è diventato un vero e proprio atto di accusa: “Il governo ha varato l’ennesimo condono fiscale, una sanatoria che avrà effetti devastanti sul gettito atteso per i prossimi anni e che aprirà la porta a decine di contenziosi tra autorità e contribuenti, in quanto vìola i principi costituzionali di eguaglianza di fronte alle leggi”. Un colpo allo stomaco, insomma. Ma la misura è accompagnata da altri due stoccate da ko. La prima è quella che prevede l’emersione dei capitali liquidi detenuti dai privati senza averli prima dichiarati, cioè la riapertura della voluntary disclosure relativamente alle sostanze possedute sul territorio nazionale. “La norma appare – è la lamentela dei tecnici – a tutti gli effetti un regalo fatto a chi ha accumulato fondi in nero grazie ad attività finora nascoste al fisco perché opache o addirittura di provenienza criminale”. La seconda è invece un provvedimento che viene definito “acchiappa-ricchi”. Si introduce infatti una tassazione di favore, per i “redditi di fonte estera prodotta da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia”, si legge nella bozza del provvedimento, pensata “al fine di favorire gli investimenti in Italia”. “In realtà – segnalano sempre gli uffici – si risolverà in una tassazione di favore per quei personaggi che hanno lasciato l’Italia e vivono nel Regno Unito, pagando tasse ridotte, e che temono che con la Brexit possa cambiare il loro status. Noi gli forniamo l’opportunità di tornare a casa dando loro, in cambio di un versamento di 100mila euro l’anno, una guarentigia fiscale che solo superficialmente è legata a investimenti e conseguente regolare tassazione”.

LO SCONTO A MARADONA
Il percorso di avvicinamento al condono è stato lento, ma alla fine il bersaglio è stato raggiunto. I contribuenti in lite festeggiano. Il Fisco meno. E gli uffici di Equitalia già da due settimane segnalano che il flusso di domande di sanatoria si è arenato. È scattato il tam-tam: aspettiamo, non conviene pagare ora. “Chi non aveva versato l’Iva, poniamo per 100mila euro – ragionano – riceveva un primo avviso, con una sanzione modesta e poteva decidere di rateizzare il pagamento. Dopo 30 giorni scattavano altre sanzioni per omesso versamento, che aumentavano se il silenzio-ritardo arrivava a 60 giorni. Con annessi interessi di mora. Tutto stabilito per legge. Adesso – si lamentano – c’è il colpo di spugna, con il risultato che chi non ha pagato per anni avrà un trattamento più favorevole di chi ha deciso di regolarizzare la sua evasione. Il frodatore vince sull’imprenditore in difficoltà temporanea”. “Il fisco italiano è in causa da anni con Maradona – ricordano – adesso il calciatore, che ignorando le leggi non ha mai pagato niente al Fisco e che gli deve almeno 40 milioni, potrà chiudere le pendenze e si vedrà cancellate tutte le sanzioni e gli interessi. Sconto di almeno 35 milioni”. E in più lo spettro che aleggia è quello del condono tombale del 2003-2004: “Produsse un buco di gettito enorme negli anni successivi, i condoni sono un incentivo alla illegalità e annullano la politica di compliance che ha caratterizzato questi anni”, è il lamento dei dirigenti, che già stanno facendo i conti: nel 2016 ci sarà recupero dell’evasione, nel 2017 si stimano introiti consistenti, ma nel 2018 ci sarà il crollo. Poi due bombe a orologeria accese. La prima i ricorsi di incostituzionalità, fatti da coloro che onestamente hanno deciso di saldare il conto aperto. La seconda la possibile bocciatura europea. “Non è un provvedimento strutturale, non lo faranno passare”.

I SOLDI DI CORONA NEL SOFFITTO
La voluntary disclosure diventa domestica e anche questo fa rabbrividire i dirigenti. Il provvedimento entrato in Consiglio dei ministri la scorsa settimana prevede che chi svela le sue ricchezze nascoste possa farle emergere alla luce del sole pagando “un contributo forfetario calcolato su imposte, interessi, sanzioni e contributi pari al 35 per cento degli accrediti ed al 15 per cento degli addebiti”. Commento sconsolato degli addetti ai lavori: “Con questa norma Fabrizio Corona può sanare la sua situazione, regolarizzare i soldi nascosti nel controsoffitto, pagare 100mila euro e uscire di prigione”. La norma contiene – e qualcuno sostiene che è stata aggiunta all’ultimo minuto perché il provvedimento andava oltre i limiti del buonsenso – la possibilità per l’amministrazione finanziaria di pretendere “di dimostrare l’origine o la destinazione” di queste ricchezze. “Poniamo il caso – spiegano – che un prestanome decida di far emergere i soldi di una cosca, e che sia incensurato. Noi dobbiamo pretendere che spieghi come ha il possesso di questa cifra”. In più viene fatta filtrare una minaccia: la possibilità di segnalare alla Banca d’Italia come operazione sospetta tutti i conti correnti alimentati da quei fondi, per evitare “che l’Italia entri nella lista nera del Gafi, l’organismo internazionale che monitora il riciclaggio di denaro di provenienza illecita”.

UN TRAGHETTO PER I RICCHI
Sconcerto anche per la norma che fa rientrare con agevolazioni i ricchi. Sotto la voce “Regime speciale per nuove categorie di residenti”, il provvedimento prevede che chi si è allontanato dall’Italia per almeno 9 periodi di imposta possa rimpatriare, assieme alla famiglia. Pagherà 100mila euro lui, 25mila i familiari. La motivazione? “Favorire l’ingresso di significativi investimenti in Italia, anche preordinati ad accrescere i livelli occupazionali”. I campi di applicazione? “Start-up, iniziative di investimento, di formazione avanzata, di ricerca o mecenatismo”. La norma, segnalano gli addetti ai lavori, sembra in realtà pensata per lucrare qualcosa dalle conseguenze della Brexit, e del possibile smarrimento di molti che sono emigrati sotto un tetto fiscale più favorevole. “Alla fine – dicono i tecnici – faremo tornare a casa qualche stilista famoso, che avrà un trattamento di favore”. La sensazione, in sostanza, è che si sia bruciato un momento favorevole e che la fatturazione elettronica tra privati, vera carta fiscale sul fronte del gettito, venga sacrificata. “Poteva andare a rafforzare la riforma delle pensioni – commentano – alla fine si esaurirà in un cip elettorale”.

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