Mettendo per un attimo da parte gli scenari politici relativi alla crisi di Governo apertasi dopo la vittoria del No al Referendum e l’annuncio di ieri delle dimissioni del Premier Matteo Renzi, tradizionalmente un periodo come questo ha anche degli aspetti tecnici, fondamentali, da tenere in considerazione relativi ai colloqui tra il Quirinale e i partiti, ma anche, alle tempistiche previste, ma anche e soprattutto in questo caso all’assenza di una legge elettorale omogenea per le due Camere e al giudizio della Consulta.
Tralasciando dunque le liti tra i vari partiti, che sicuramente contribuiranno a rallentare l’iter, le intenzioni dei singoli e le volontà dei cittadini, dal punto di vista tecnico-istituzionale quali sono i tempi e i passaggi necessari per indire nuove elezioni? Sempre che ci sia davvero la voglia di farlo? (In 24 ore è stato detto tutto e il contrario di tutto). Tutto inizia con le celeberrime Consultazioni del Presidente della Repubblica.
Crisi di Governo, le consultazioni del Quirinale: cosa sono e come funzionano?
Dopo l’approvazione definitiva della Manovra, chiesta dal Presidente della Repubblica e la resa dei conti interna al PD, si apriranno ufficialmente le consultazioni del Capo dello Stato.
Nonostante a causa della propaganda dei politici molti credano che il capo del Governo venga eletto direttamente dagli elettori, in realtà non è proprio così. È la Costituzione “salvata dai cittadini” a stabilirlo. Secondo la Carta (articolo 92): “Il presidente della repubblica nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.
Prima di arrivare alla nomina, sono però necessari alcuni passaggi, vale a dire le consultazioni. Il Capo dello Stato non decide il nuovo Premier da solo, di testa sua, in base all’umore con il quale si è alzato dal letto, ma deve tenere conto delle indicazioni derivanti dalle elezioni (quando vengono fatte), della composizione delle Camere (cioè qual è il partito che ha la maggioranza) e da quelle provenienti dai leader dei vari partiti che ha ascoltato nel corso dei colloqui.
Ed è proprio per questo motivo che il Presidente della Repubblica si consulta con i capi dei vari gruppi presenti in Parlamento e con altre personalità di spicco (come i presidenti di Camera e Senato). Saranno loro ad indicargli la strada da seguire per scegliere il nome di colui che dovrà poi presentarsi davanti alle Camere per chiedere la fiducia: “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.” (articolo 94 della Costituzione).
Da sottolineare che, a livello teorico, le consultazioni non hanno una tempistica né un ordine prestabilito, anche se spesso prima tocca ai rappresentanti dei vari partiti (dai più piccoli ai più grandi in base alla rappresentanza parlamentare), poi a tutti gli altri.
Passando dal generale al Particolare, Sergio Mattarella aprirà le consultazioni oggi 8 dicembre, giorno dell’Immacolata, alle ore 18:00, incontrando i Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, e in seguito l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che per la prima volta dalle sue dimissioni sarà dall’altro lato del tavolo.
Successivamente le consultazioni entreranno nel vivo: a partire dalle 10:00 di venerdì Mattarella incontra le delegazioni che rappresentano il gruppo misto e quelle dei gruppi parlamentari più piccoli. Nel pomeriggio a partire dalle 16:00 incontrerà i rappresentanti di Fratelli d’Italia, Democrazia Solidale e i gruppi Per le autonomie e i Conservatori e Riformisti.
Sabato sarà invece la giornata più importante, poiché alle 10:30 arriverà la rappresentanza della Lega Nord, seguita alle 11:00 da quella di Sinistra Italiana, mezz’ora dopo toccherà il gruppo ALA di Denis Verdini, mentre chiuderà, prima della pausa pranzo, Area Popolare. Nel pomeriggio, infine, Mattarella incontrerà i tre maggiori partiti rappresentati in Parlamento ovvero Forza Italia alle 16:00, il Movimento 5 Stelle alle 17:00 e infine la delegazione del Partito Democratico alle 18:00, che non vedrà la presenza di Matteo Renzi, ma solo del presidente Matteo Orfini e del vicesegretario Guerini.
A meno che dalle consultazioni non emerga un accordo, il Presidente della Repubblica potrebbe prendersi un giorno per riflettere, per cui il nome della persona a cui affidare un mandato esplorativo per la formazione di un nuovo governo dovrebbe arrivare fra domenica e lunedì.
Il Capo dello Stato, con ogni probabilità, cercherà di convincere i propri interlocutori che andare a votare con due leggi elettorali differenti per le due Camere (Italicum per Montecitorio, Consultellum per Palazzo Madama) sarebbe una vera e propria follia.
Anche perché per indire elezioni anticipate sarebbe necessario che il Presidente della Repubblica sciogliesse le Camere tra poche settimane, il che complicherebbe non poco l’iter di modifica della legge elettorale, a prescindere da quanto affermato dai vari leader. Senza considerare il punto interrogativo derivante dal giudizio della Consulta, che arriverà il 24 gennaio.
Mattarella dunque sembrerebbe più orientato verso la nomina di un nuovo Governo che abbia il compito di risolvere il problema relativo alla legge elettorale.
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