Il viceministro Cancelleri in disaccordo con la ministra De Micheli: “Sarebbe un danno enorme, ne ho parlato con Luigi Di Maio per cambiare gli articoli in parlamento”. Il sindaco Orlando: “Situazione assurda, intervenga il governo”
Sono due articoli, il 198 e il 203, inseriti nel mastodontico decreto Rilancio del governo Conte. All’apparenza servono per salvare Alitalia e supportare il trasporto aereo ma in realtà rischiano di far scappare dal nostro Paese tutte le compagnie low cost. I due articoli “incriminati” obbligano i vettori ad applicare a tutti i dipendenti impiegati in Italia le stesse condizioni contrattuali dell’ex compagnia di bandiera pena la decadenza delle licenze italiane e il divieto all’accesso degli aiuti per l’emergenza Covid. In teoria un modo per tutelare i lavoratori ed evitare una sorta di “concorrenza scorretta” delle low cost nei confronti di Alitalia ma che si potrebbe trasformare in un boomerang per il settore del turismo che cerca di ripartire e per la Sicilia nel concreto rischio di rimanere quasi isolata e vedere aumentare vertiginosamente, più di quanto non stia avvenendo in questi giorni, il costo dei biglietti aerei.
Non a caso le principali low cost hanno fatto fronte comune non solo scrivendo a tutti i governatori delle regioni da loro servite ma creando un’associazione. “Estendere la possibilità di accedere al Fondo di ristoro per il trasporto aereo a tutti i vettori con licenza europea stabiliti in Italia e il pieno riconoscimento della validità dei contratti aziendali già stipulati dai vettori aerei con le organizzazioni sindacali più rappresentative”. Partono con queste proposte e con toni “soft” i vettori riuniti nell’Associazione Italiana Compagnie Aeree Low Fares (Aicalf) costituita lo scorso 12 maggio da Blue Air, easyJet, Norwegian, Ryanair, Volotea e Vueling, compagnie che rappresentano oltre il 50 per cento del traffico aereo italiano di corto raggio e una parte significativa del traffico a lungo raggio e che chiedono di modificare il decreto Rilancio, attualmente all’esame della Camera dei Deputati. “Le richieste di Aicalf – scrive una nota – poggiano solidamente sulle indicazioni della Commissione Europea che, in più occasioni in merito all’emergenza Covid-19, ha ribadito come eventuali aiuti statali dovessero essere applicabili a tutte le imprese con sede nel territorio dell’Unione, senza alcun tipo di discriminazione”.
E sul caso interviene oggi anche il viceministro alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri: “La competenza su questi articoli e su questi temi è direttamente della ministra Paola De Micheli – chiarisce – ma è chiaro che questa situazione potrebbe danneggiare fortemente la ripartenza del settore turistico e in genere della nostra economia. Ho portato la questione all’attenzione del ministro Luigi Di Maio. Lui sta facendo un immane lavoro per far venire i turisti in Italia, mi sembra giusto che sappia che quei due articoli potrebbero vanificare tutti i suoi sforzi. Spero che in sede di conversione si possa cambiare qualcosa. In più ho proposto di esentare gli aeroporti con meno di un milione di passeggeri annui dall’addizionale comunale. Sarebbe una boccata di ossigeno anche per Trapani e Comiso”.
Duro anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che su Twitter tuona: “Decretare, con clausola “nascosta” in un Dpcm sul Covid19, le condizioni di un vettore nazionale fallimentare, tenuto in piedi con miliardi a carico del contribuente e da disastrose politiche aziendali, sarebbe un passo verso un diseconomico monopolio di Stato in conflitto con le norme Ue su libero mercato. Anche le low cost devono poter operare come avviene in Francia, Svezia o Germania, paesi certamente non carenti di ottimi sistemi welfare e di diritto di lavoro. In Sicilia bloccare la mobilità aerea significa bloccare uno dei pilastri portanti della economia regionale: il turismo e la mobilità di lavoratori e studenti è condizione di ripartenza per l’Italia, l’Europa e il mondo. Limiterebbe il ritorno di questi carrier anche in Sicilia dove hanno garantito per anni parte importante della mobilità dei siciliani e degli italiani così come l’arrivo di stranieri, professionisti e turisti, a prezzi concorrenziali e accessibili. Governo e ministero dei Trasporti non possono costringere low cost straniere ad applicare condizioni “drogate” di Alitalia per poter riprendere servizio. Da presidente di Anci Sicilia chiedo a Paola De Micheli di sbloccare subito questa situazione, assurda e pericolosa per la ripartenza”.
Fonte Repubblica.it
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