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Anagrafe tributaria, come funziona? Ecco come il Fisco controlla conti correnti e carte di credito

By   /  10 Marzo 2016  /  No Comments

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George Orwell ci aveva visto lungo, molto lungo. Quando nel 1949 pubblico la sua opera più celebre, “1984”, il romanzo venne inserito all’interno delle categorie fantasy, fantapolitica o addirittura distopia a causa della descrizione che lo scrittore inglese fece di una società immaginaria in cui tutti venivano controllati perennemente da tre grandi potenze totalitarie e con un partito interno che spiava perennemente i cittadini attraverso telecamere situate in ogni dove, case incluse. Da quel momento in poi la frase “Big Brother is watching you” (in riferimento al comandate supremo dell’Oceania che dettava dittatorialmente legge su tutto e tutti) entrò a far parte del linguaggio tradizionale.

Dalla fantascienza però con il passare degli anni però l’opera sembrò diventare sempre più aderente alla realtà, sempre più esemplificativa delle forme di controllo che gli Stati esercitano su cittadini a volte inconsapevoli altre disinteressati.

Di certo pochi avrebbero pensato che il rimando di orwelliana memoria sarebbe diventato utile nel 2016 per raccontare ciò che il Fisco avrebbe messo in atto in Italia nel tentativo di lottare contro l’evasione fiscale, una delle grandi piaghe che da sempre affligge il nostro Paese.

Fiscalmente parlando il Grande Fratello è diventato realtà con un nome più tecnico che, solo in apparenza, risulta essere meno inquietante: anagrafe tributaria. Quest’ultima sarà l’equivalente della telecamera in 1984 e servirà all’Agenzia delle entrate per controllare tutte le operazioni che i contribuenti faranno tramite conti correnti e carte di credito. Ma vediamo di essere un po’ più chiari

 

Fisco: che cos’è e come funziona l’Anagrafe Tributaria?

Il processo è cominciato oltre due anni fa e adesso entrerà definitivamente a regime. Entro il prossimo 31 marzo gli enti che gestiscono i nostri soldi, vale a dire banche, poste e operatori finanziari, saranno obbligati ad inviare all’Anagrafe dei rapporti finanziari tutte le operazioni che gli italiani hanno compiuto nel corso del 2015. Verrà dunque creato un enorme database che conterrà tutti i nostri movimenti bancari e i saldi mensili e annuali. Attraverso questo meccanismo, l’Agenzia delle Entrate ricaverà tutti i dati necessari a capire chi decide di fare il furbo evadendo le tasse.

Da sottolineare che secondo gli ultimi risultati pubblicati dal Centro Studi di Confindustria, ripresi anche dal Country Report della Commissione Europea, l’evasione fiscale italiana, nel 2015 è stata pari a circa 122,2 miliardi di euro, una cifra che equivale al 7,5% del PIL. Cercare di contrastarla è dunque un obbligo improrogabile e, in base ai dati ufficiali, qualche progresso cominciamo a farlo. Sempre nel 2015 infatti lo Stato italiano è riuscito a recuperare circa 14,9 miliardi di euro, un vero e proprio record storico che, con i nuovi meccanismi, il Governo spera di superare destinando i soldi recuperati alle riforme, al taglio del deficit, al piano-taglia tasse previsto per il 2017 e soprattutto al disinnesco delle clausole di salvaguardia, delle vere e proprie bombe pronte ad esplodere sulla testa dei cittadini.

Ma torniamo a noi, il database in mano all’agenzia delle Entrate conterrà circa un miliardo di rapporti avvenuti nel 2015: conti correnti, carte di credito, codice fiscale, IBAN, prodotti finanziari, assicurazioni, titoli. Praticamente ogni movimento che i contribuenti hanno effettuato nel corso dell’anno passato.

Ma c’è di più perché grazie a tutte queste informazioni il Fisco sarà in grado di controllare quale era il nostro saldo a inizio anno, a quanto ammontava a fine anno, quali erano le nostre giacenze medie. Così facendo riuscirà a capire se c’è qualcosa che non quadra.

Inoltre, come sottolinea Repubblica, oltre alle operazioni relative ai nostri conti correnti, il “Grande Fratello fiscale” sarà in grado di dare un occhiata anche alle cosiddette operazioni fuori conto (che ammontano circa a 100 milioni). Di che stiamo parlando? “Richieste di assegni per contanti, bonifici, cambio valuta e cambio di assegni”, ma anche passaggi fisici di denaro e preziosi, cassette di sicurezza, ecc.

In altre parole la tracciabilità sarà totale. Come affermato in precedenza il meccanismo è entrato in vigore quasi quattro anni fa, 1° gennaio 2012, giorno a partire dal quale le banche e gli operatori finanziari hanno dovuto inviare all’Agenzia delle Entrate i dati relativi al solo saldo di fine anno. Adesso è stato potenziato e il Fisco potrà controllare tutti i nostri movimenti per vedere se c’è qualcosa di strano.

Repubblica evidenzia infine che “ Già oggi l’Anagrafe dei conti ha in pancia i dati del 2011-2014 raccolti retroattivamente con un calendario di scadenze successive secondo il quale sono stati riversati i file dalle banche.” Dal 31 marzo ci saranno anche i dati del 2015 e la riforma entra ufficialmente a regime.

In virtù di quanto appena detto, siete proprio sicuri di voler continuare a catalogare 1984 nel genere “fantasy”?

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