Autori e traduttori si alleano per vendere libri in altri paesi. Sei un autore indipendente, auto pubblicato su ebook oppure con una piccola casa editrice? Oggi hai la possibilità di far tradurre il tuo libro in dieci lingue, a costo zero e venderlo su oltre 300 piattaforme on line in altri paesi.
E’ quanto promette Babelcube, un portale internet che fa incontrare autori e traduttori che si scelgono a vicenda per un progetto editoriale che li vedrà alleati e soci. Il funzionamento è piuttosto semplice e immediato. Un autore per iscriversi deve solo verificare di detenere i diritti dei libri che vuole proporre. Quindi deve aprire un account dove inserirà la sua presentazione come autore e un profilo per ogni libro che vuole far tradurre. Per invogliare i potenziali traduttori può aggiungere anche dati di vendita, recensioni, premi vinti e caricare un estratto del libro di 2000 caratteri che i traduttori useranno per fare una traduzione test.
Dopodiché l’autore non deve far altro che aspettare le proposte dei traduttori (singoli o a gruppi) interessati al suo libro, firmare l’ “agreement” standard di Babelcube che prevede la divisione delle royalties, ovvero la quota di profitti derivanti dalla vendita del libro in quella determinata lingua, tra autore e traduttore. Null’altro è infatti dovuto al traduttore che si impegna a consegnare il suo lavoro senza alcun compenso. Lavoro che prevede inizialmente la consegna delle prime dieci pagine sulla base delle quali l’autore potrà decidere se proseguire o meno con quel traduttore per il resto della traduzione. Se ritiene che non ci siano le condizioni, nulla è dovuto al traduttore. Se invece, dopo aver dato la sua approvazione alle prime dieci pagine, non è poi soddisfatto della traduzione completa del libro, l’autore può sempre recidere l’accordo ma deve comunque versare al traduttore una penale di 500 dollari. Insomma, alla base di quella che a tutti gli effetti si presenta come un’attività imprenditoriale, c’è la condizione che il traduttore accetti di tradurre un libro senza essere pagato e contando poi sui possibili guadagni che deriveranno dalle vendite.
Ora, pur nel quadro di un periodo storico che tende a considerare il lavoro intellettuale come qualcosa di molto simile a un hobby e cerca quindi di retribuirlo come tale, l’idea di chiedere a un traduttore di imbarcarsi in due/tre mesi di lavoro completamente gratis ci sembra comunque un’impresa di non facilissima riuscita. Abbiamo voluto sentire sulla questione il punto di vista dei diretti interessati, ovvero i traduttori. “Trovo giusto che a ogni prestazione professionale corrisponda un equo compenso, commisurato alla difficoltà del lavoro e all’esperienza del professionista”, ci ha detto Valeria Cervetti, traduttrice e adattatrice.
“Il rischio di questo tipo di collaborazioni è dovuto sia al non poter prevedere quante copie verranno vendute – sottolinea Valeria – sia alla non chiarezza dei metodi di rendicontazione sulle vendite, ma anche al fatto che il libro tradotto potrebbe non vedere mai la pubblicazione”. Esiste anche questo rischio, in effetti. “Inoltre – aggiunge – da un punto di vista di diritti morali e d’autore, piattaforme come Babelcube offrono un “agreement” tra autore e traduttore basato sulle leggi statunitensi che ammettono il “work for hire”: un contratto vigente negli Stati Uniti per cui il detentore del copyright della traduzione è colui che la commissiona (l’autore stesso) e non colui che l’ha di fatto svolta (il traduttore)”. In pratica, conclude Valeria, “il traduttore professionista, accettando questo contratto, si vede privato non solo di un compenso certo per il lavoro effettivamente svolto ma anche dei diritti morali sulla sua traduzione e del diritto d’autore”.
Insomma, permettere agli autori di esportare le proprie opere in altri paesi è indubbiamente una buona idea, riuscire a farlo garantendo ai traduttori un minimo di compenso la renderebbe ottima.
calatafimisegestanews
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