Nelle ultime 48 ore si è fatto un gran parlare di grazia per Silvio Berlusconi. In seguito alla sentenza d’appello del processo Ruby, che ha assolto l’ex premier dai reati di concussione e prostituzione minorile, i fedelissimi del Cav (su tutti uno scatenato Renato Brunetta) sono tornati alla carica chiedendo un provvedimento di clemenza al Capo dello Stato.
Peccato che Napolitano, contrariamente a ciò che molti pensano, di grazia non voglia nemmeno sentir parlare. Sul tema la posizione del Quirinale è chiara ed è stata affrontata e archiviata con una serie di documenti e dichiarazioni ufficiali, le cui conclusioni non si sono mai modificate: non ci sono le condizioni per concedere la grazia. Il capitolo è chiuso.
D’altro canto, il Presidente della Repubblica non ha mai ricevuto alcuna domanda ufficiale di grazia, come ha fatto notare fin dall’agosto del 2013, pochi giorni la condanna definitiva della Cassazione nel processo Mediaset. “Va chiarito – scriveva allora il capo dello Stato – che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta e negli ultimi anni si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda quale prevista dall’articolo 681 del Codice di Procedura Penale”.
Il sogno dell’ex premier, infatti, è quello di ricevere un provvedimento di clemenza “motu proprio”, ossia senza alcuna esplicita richiesta. Un sogno, appunto, che con ogni probabilità resterà tale. Per tutto l’anno e a più riprese, infatti, il Capo dello Stato ha ribadito, nella forma e nella sostanza, l’intenzione di non andare contro una sentenza definitiva della Cassazione.
Il momento di frizione più elevato si è verificato in occasione del voto sulla decadenza dal Senato del leader dell’allora PDL: in quei giorni di fine novembre molti esponenti del partito azzurro si erano presentati a più riprese sul colle più alto. Senza, per la verità, ottenere alcunchè, se non l’effetto contrario di una reprimenda: “Non solo non si sono create via via le condizioni per un eventuale intervento del Capo dello Stato sulla base della Costituzione delle leggi e dei precedenti – si legge in una nota dello scorso 24 novembre – ma si sono ora manifestati giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni. Nulla è risultato più lontano dal discorso tenuto sabato dal senatore Berlusconi dalle indicazioni e dagli intenti che nella dichiarazione dell’agosto scorso erano stati formulati”. La nota si riferisce alla manifestazione del centrodestra organizzata a Roma qualche giorno prima.
L’ultimo episodio risale a circa tre mesi fa, quando il leader di FI ascese al Quirinale per parlare delle riforme istituzionali. In quell’occasione Berlusconi ritirò fuori il discorso e Napolitano replicò come al solito: chiedere la grazia è un diritto, concederla è tutt’altro che un dovere. L’assoluzione di due giorni fa potrebbe far cambiare idea all’89enne Presidente della Repubblica? Pare proprio di no.
Fonte: IBT