Mafia, estorsioni e politica. C’è tutto questo nel blitz antimafia eseguito nella notte da Polizia e Dia in provincia di Trapani. Ad essere colpito con l’esecuzione di sei arresti è stato il mandamento mafioso di Alcamo. A finire in manette una vecchia conoscenza di investigatori e magistrati, ossia Ignazio Melodia soprannominato “u dutturi” per via proprio della sua professione di medico. L’hanno denominata “Operazione Freezer”, i summit, veloci, al massimo una decina di minuti a confabulare, si svolgevano infatti all’interno di una cella frigorifera, i mafiosi alcamesi erano preoccupati delle possibili intercettazioni e credevano che al chiuso di una cella frigorifera fossero al sicuro , ma si sbagliavano. All’interno di quella cella frigorifera il clan decideva alleanze strategiche con altre “famiglie” ma pianificava estorsioni. La mafia alcamese inoltre non è rimasta a guardare in occasione delle ultime elezioni amministrative alcamesi. La Dia ha poi raccolto la confessione di un imprenditore che ha preferito denunciare una estorsione subita proprio da Ignazio Melodia. L’imprenditore ha consegnato agli investigatori della Dia una registrazione, la richiesta di denaro dalla viva voce del “padrino” alcamese, che minaccioso gli ricordava che lui “comandava mezza provincia”. Melodia è ritenuto espressone diretta del super latitante Matteo Messina Denaro, i collaboratori di giustizia hanno raccontato da tempo che fu proprio il boss di Castelvetrano a tenerlo a battesimo dentro Cosa nostra trapanese. Le indagini sono state coordinate dal pool antimafia della Procura di Palermo che si occupa della Provincia di Trapani, ossia il procuratore aggiunto Teresa Principato e i Pm Mariella e Di Leo.
Salvatore Giacalone detto “u prufissuri” aveva l’incarico di avvicinare i sindaci di Alcamo. Ignazio Melodia, medico, è rimasto scritto all’albo nonostante la condanna per associazione mafiosa
L’albo dei medici della provincia di Trapani continua ad annoverare tra i propri iscritti l’alcamese Ignazio Melodia, 62 anni, arrestato nella notte accusato di essere il capo della potente cosca alcamese. Nonostante pesanti condanne inflitte, Ignazio Melodia, licenziato dall’Asp della quale era dipendente, non è stato rimosso dall’albo provinciale dell’Ordine dei Medici. Oltre a Melodia durante la notte Polizia e Dia hanno arrestato l’alcamese Salvatore Giacalone, 63 anni, detto “u prufissuri”, Antonino Stella, marsalese, 70 anni, Filippo Croce Cracchiolo, alcamese di 57 anni, titolare di un’azienda di ortofrutta all’interno della quale era collocata la cella frigorifero che i boss alcamesi utilizzavano per i loro summit, tutti finiti intercettati dalla Squadra Mobile di Trapani, il castellammarese Vito Turriciano, che ha ricevuto l’ordinanza di misura cautelare in carcere (fu coinvolto nel blitz antimafia “Cemento del Golfo”) e di recente è stato anche condannato per mafia ed estorsioni, in manette ancora Giuseppe Di Giovanni, 33 anni. Tra i risvolti dell’indagine il tentativo della mafia di avvicinare l’ex sindaco di Alcamo, Sebastiano Bonventre. Erano giorni carichi di tensione per Boinventre e Salvatore Giacalone lo avvicinò, come risulta da intercettazioni, offrendogli la protezione della mafia. Offerta che Bonventre non solo respinse ma andò anche a denunciare. La mafia alcamese poi avrebbe anche cercato di avvicinare l’attuale sindaco Domenico Surdi, prendendo spunto da un problema di rifornimento idrico che a poche settimane dall’elezione riguardò la zona alcamese e quella di Alcamo Marina., Pare che volevano sondare il sindaco appena eletto, ma i mafiosi non trovarono alcuna sponda per potere intervenire sulla nuoba amministrazione. Durante le ultime elezioni la consorteria mafiosa attraverso Di Giovanni si sarebbe mossa a favore della moglie di quest’ultimo Alida Maria Lauria, candidata nella lista “Insieme si può” che faceva riferimento al candidato sindaco Baldassare Lauria. Di Giovanni in una intercettazione non solo parlava con la moglie rivendicando il suo profondamente essere mafioso, ma parlava di tanto altro, anche di minacce rivolte ad un soggetto costretto ad obbedirgli sotto la minaccia di una pistola impugnata dallo stesso Di Giovanni.
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