Una Palermo assolata e polverosa fa da sfondo alla storia d’U biunnu. Il biondo, bambino dalla pelle chiara e dagli occhi azzurri, è troppo delicato per la vita dura di periferia. Nasce così il rapporto speciale di protezione e di amicizia con il cugino, il suo opposto: il “boss” del quartiere, “nero con gli occhi neri”, un dualismo perfetto tra i due cugini, che si completano a vicenda”i piedi e la testa, la testa e i piedi, un gioco, se lo si fa in due non si cade”.
Luana Rondinelli con “A testa sutta”, regia e con Giovanni Carta, che va in scena lunedì 19 agosto, alle 21.30, alla Circiara, a Calatafimi Segesta, nell’ambito delle Dionisiache 2019, direzione artistica di Nicasio Anzelmo, prosegue qui il percorso iniziato con Giacominazza, un percorso che indaga la diversità e la sua forza. “A testa sutta” è un testo toccante, che si muove tra l’ombra dell’emarginazione e la luminosa spontaneità dei sentimenti. “Sullo sfondo di una Palermo che restasse a guardare con le sue strade polverose e pettegole – spiega Luana Rondinelli – ho immaginato di ricostruire il palcoscenico di un’infanzia dalle ore fragili e dai giochi duri, propri di quel rito di iniziazione che è la vita. La poesia avrebbe inondato il paesaggio delle palazzine popolari, velenose come alveari e fitte di complice vivacità, e si sarebbe snodata nei cortili, nelle strade terrose, nel chiasso dei bambini di strada fino a raccontarci di due personaggi opposti ma complementari”. U biunnu, bambino dalla pelle bianca e affetto dal “candore del cuore” e suo cugino, il “mafiosetto” del quartiere, che si è fatto carico della fragilità del biunnu, “abbabbasunnato” in mezzo alla strada, in perenne conflitto tra il suo delicato mondo interiore e la cruda realtà in cui è costretto a muoversi.
“E come dalla terra arida della Sicilia – aggiunge – fiorisce il profumo dei gelsomini, così dal degrado sociale sboccerà un piccolo esempio di acerba bellezza, in cui scopriremo che i due personaggi non sono che uno solo, e che entrambi sono cresciuti tenendosi metaforicamente la mano, pur osservando la vita da due prospettive diverse, sentendola sulla pelle agli antipodi, là dove i piedi e la testa di uno saranno la testa e piedi dell’altro, ma unico resterà il baricentro dei cuori”. “Rondinelli – scrive Alessandro Paesano su teatro.it – sa infondere alla lingua siciliana una vitalità dirompente che è la stessa che anima i vari personaggi che emergono dal racconto. (…) Carta in scena sa volare, districandosi nei continui cambi di rotta di un testo che non si ferma mai ma va sempre oltre nel ritmo, nel senso, nel significato, nel racconto, in questo o quel personaggio che emerge, scompare e ritorna, sempre attento a rimanere sull’onda del racconto, sostenuto dall’energia di questo o quel personaggio, di questo o quel momento del racconto”. “A testa sutta” regia e con Giovanni Carta; musiche Massimiliano Pace; produzione Teatro Segreto Napoli.
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