Soltanto su Facebook, contano oltre 7mila persone solidali con la loro situazione lavorativa. Ma tanti, tantissimi altri, li sostengono anche attraverso Twitter, Instagram e gli altri principali social network. Sono gli operatori a rischio licenziamento di due tra i principali call center di Palermo, Accenture e 4U Servizi.
Da un lato, l’azienda di consulenza con sede in via Ugo La Malfa ha comunicato il licenziamento, al prossimo 31 ottobre, dei suoi 262 dipendenti impiegati nella commessa con British Telecom, a causa della rescissione del contratto da parte del cliente inglese.
Dall’altro lato, l’azienda di outsourcing – che lamenta un calo di lavoro da parte delle aziende committenti ed elevati costi di gestione – ha avviato le procedure di mobilità per 146 dei 388 operatori, già sottoposti da due anni a contratti in regime di solidarietà per evitare il licenziamento di 19 colleghi paventato nell’agosto del 2012.
I lavoratori di entrambe le aziende di call center non si sono dati per vinti e, oltre a sit in e scioperi in piazza, sono scesi in campo anche sul web attraverso due hashtag (rispettivamente #262acasa e#146acasa) per sensibilizzare l’opinione pubblica contro un “silenzio assordante e inspiegabile” da parte delle istituzioni.
La richiesta è stata accolta e condivisa di bacheca in bacheca, di cinguettio in cinguettio. Il messaggio, preceduto da un “cancelletto” che sembra da solo simboleggiare il timore di un diritto al lavoro negato, è stato veicolato non solo dalla “Palermo dei call center” ma anche da tantissimi volti noti, locali e nazionali.
Raoul Bova, Elisabetta Canalis, Red Ronnie, Salvo Sottile, Fabrizio Frizzi, Rita Pavone, Fiorella Mannoia, Luca Argentero, Sergio Friscia, Fiorello, Albertino, è un elenco infinito quello dei “vip” che attraverso uno scatto stanno testimoniando la loro solidarietà a 400 lavoratori siciliani, e insieme a loro ad altrettante famiglie.
Perché a Palermo, dove la disoccupazione ha tassi record, fare l’operatore di call center è molto di più che un lavoretto per giovani e studenti. E’ una possibilità di sostentamento, che l’ombra scura della delocalizzazione vuol pian piano portare via.
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