ROMA. Sarà l’Inps a sorvegliare sulle assenze per malattia nel pubblico impiego. Le Asl saranno quindi messe da parte, con la creazione di un polo unico della medicina fiscale, lo stesso sia per i dipendenti del privato che del pubblico.
Si va quindi verso fasce orarie di reperibilità, in cui farsi trovare a casa, armonizzate, con controlli che anche per gli statali potranno basarsi sul ‘cervellone” informatico dell’Istituto di previdenza. Ci si aspettano quindi visite ‘mirate” e, da quanto si apprende, sarà possibile anche ripeterle se è il caso.
Un cambiamento non da poco, trapelato subito dopo il capodanno dei vigili urbani di Roma (era l’inizio del 2015). Inserito tra le deleghe della legge Madia e ora pronto a diventare realtà, con una operazione che investe il pubblico impiego guardando a quello che già accade nel settore privato.
È infatti partito il countdown per il Testo Unico del pubblico impiego, il decreto attuativo della riforma P.a. che dovrebbe arrivare per metà febbraio. L’obiettivo è quello di andare, per così dire, a ‘colpo sicurò, massimizzando l’efficienza dei controlli. D’altra parte l’Inps dispone di un sistema computerizzato, in grado di immagazzinare tutti i certificati medici e di riscoprire così le ‘storiè di ciascuno. Competenze e risorse saranno spostate dalle Asl all’Inps.
Sarà inoltre rafforzata la posizione dei 1.300 medici presenti nelle liste speciali. Si tratta di personale sottoposto a un regime di incompatibilità, per evitare conflitti d’interesse tra controllore e controllato. Dovrebbe essere assicurata loro continuità professionale, così da permettere una maggiore specializzazione e l’attività in via esclusiva.
Le formule con cui mettere a punto il nuovo sistema sono in via di definizione. Si sta anche studiando un modo per armonizzare le fasce orarie per la visita: se nel pubblico le ore giornaliere sono sette nel privato scendono a quattro. D’altra parte con accertamenti ‘intelligenti” l’arco temporale di reperibilità potrebbe non essere così esteso.
Quanto alla possibilità di ripetere il controllo, nel privato in teoria c’è già adesso, anche se in qualche modo il destinatario dovrebbe essere avvisato (si può fare il bis per verificare il risultato di un’analisi). Il decreto sarà oggetto di un confronto ufficiale con i sindacati prima dell’approdo in Cdm, mentre già martedì prossimo, 7 febbraio, ci sarà un passaggio con le Regioni.
E, dopo il via libera di palazzo Chigi, il provvedimento dovrà raccogliere i vari pareri, inclusi quelli parlamentari, per chiudere verso maggio. Intanto si dovrebbe riaprire la contrattazione, che vedrà sul tavolo anche le regole su malattia e congedi. Si potrebbe intervenire su alcune modalità di fruizione dei permessi, come quelli della legge 104 del 1992, rivedendo le procedure sui preavvisi. Insomma un doppio binario per riformare il pubblico impiego.
La Funzione pubblica della Cgil, via Facebook, ribadisce «l’auspicio» affinchè «a breve ci sia un incontro», in modo da avviare «il superamento della legge Brunetta». Il sindacato mette in chiaro che ci sono punti imprescindibili, come anche «gli 80 euro per il comparto sicurezza» su cui «sembra che il governo stia smentendo gli impegni presi».
Tanto che, avverte: se non ci saranno i «provvedimenti giusti siamo pronti alla mobilitazione». Anche il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava, spinge per un confronto il più presto possibile: «siamo davanti a una pagina delicata e se fallisce il lavoro pubblico fallisce anche il lavoratore pubblico. Dai dati sull’invecchiamento a quelli sulle assunzioni emerge come sia necessaria una svolta».
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