Sversamento illegale di percolato negli specchi d’acqua vicini, inquinamento dei terreni circostanti, cattivo trattamento dei rifiuti conferiti. Fatti gravi, gravissimi, che hanno portato al sequestro della Sicilfert, azienda di trattamento rifiuti organici di Marsala. L’indagine però parte da lontano, dal 2013. E tocca diverse tappe, che ricostruiamo a puntate. Ecco l’ultima parte.
La Sicilfert produceva tanto compost. Ne produceva più dei rifiuti che riceveva. Ma ne vendeva poco, pochissimo. Nel 2017 su 151 mila tonnellate di compost prodotti ne ha venduti solo 6 mila. Una quantità irrisoria, che ha insospettito gli inquirenti. E la domanda che si sono fatti è stata: “che fine fa tutto questo compost non venduto?”.
Proprio per questo il Norm dei Carabinieri di Marsala nel luglio dello scorso anno ha cominciato a seguire in tempo reale ciò che combinavano alla Sicilfert. Allora hanno installato una telecamera nascosta proprio in direzione del cancello principale dell’impianto. Lo scopo è quello di registrare tutti i mezzi in entrate e in uscita. Mentre una squadra si occupava di monitorare ciò che accadeva dentro l’azienda, un’altra si agganciava, pedinandoli, ai camion in uscita per seguirli fino alla destinazione finale.
Si scopre che ci sono dei camion della Sicilfert che viaggiano fino a Mazara del Vallo per sversare direttamente sul terreno il materiale accatastato dentro l’impianto. Ecco la fine che fa il compost non venduto. Vengono registrati diversi sversamenti. Il 7, il 9, il 10, il 14 e il 16 agosto la squadra dei Carabinieri del Norm registra degli sversamenti in alcuni terreni di Mazara del Vallo. L’8 agosto in contrada Perino, a Marsala, il 13 agosto in altri terreni in contrada Ciacolo, sempre a Marsala. Il 5 e l’11 settembre i mezzi della Sicilfert vengono registrati mentre scaricano compost in terreni vicino l’impianto stesso, in contrada Maimone. Camion pieni di compost non venduto sversato liberamente direttamente sui terreni.
Si dirà, il compost serve a questo, farà bene ai terreni, alle colture. Ma agli inquirenti vengono i dubbi sul compost, che già in precedenti occasioni è risultato di scarsa qualità. E quindi potrebbe essere un materiale pericoloso e inquinante. La stessa Pg con l’ausilio di un chimico dopo aver registrato gli sversamenti effettua un campionamento del compost appena gettato in un terreno di fronte l’impianto di contrada Maimone.
Le analisi danno il risultato che sospettavano gli inquirenti. “Il materiale analizzato non può essere definito compost di qualità, non soddisfacendone i requisiti”. Dalle analisi emerge che si tratta di un materiale che “mantiene lo status giuridico di rifiuto”. Non solo, le analisi hanno rilevato la presenza di “specie chimiche perocolose in concentrazione tale da poter determinare un pericolo concreto di compromissione e deterioramento delle matrici ambientali con cui viene in contatto”. Il compost gettato nei terreni nelle campagne di Marsala e Mazara restava un rifiuto, e anche pericoloso. Da qui l’accusa di inquinamento ambientale.
Il gip osserva che “il pericolo di inquinamento, coinvolgendo non solo il terreno sottostante e limitrofo all’impianto, ma tutti i terreni di destinazione dello pseudocompost prodotto assume una portata ancora più allarmante”.
La Sicilfert avrebbe per anni accolto più rifiuti di quanto gli consentissero le autorizzazioni in possesso. Avrebbe prodotto tanto di quel compost da riempire tutto l’impianto. Una situazione definita apocalittica, per le montagne di compost e rifiuti mescolati dentro l’impianto. Inoltre tutto questo materiale produceva parecchio percolato da andare nel sottosuolo, trasudare dalle pareti esterne e “irrigare” i terreni circostanti. E ancora più grave il percolato veniva sversato nei terreni limitrofi fino ad andare a finire nel laghetto “Maimone”. Ma cosa ne faceva la Sicilfert di tutto questo compost? Solo una piccola parte lo vendeva. L’altra lo scaricava, secondo il gip, illegalmente nei terreni di Mazara e Marsala. Terreni di proprietà di persone di cui non è chiaro che tipo di rapporto ci fosse con la società marsalese. Il compost poteva far bene ai terreni? Non proprio. Le analisi effettuate hanno definito il compost “non di qualità”. In sostanza si trattava ugualmente di rifiuto che aveva anche degli elementi pericolosi per l’ambiente. Un inquinamento di proporzioni, secondo il gip, “allarmanti”. Una pratica illegale, scoperta dopo tante analisi, appostamenti. Un inquinamento costante, adesso interrotto dopo il sequestro dell’azienda. Una storia cominciata con lo sversamento di percolato ripreso da Tp24.it nel 2013. Continuata con le varie inchieste giudiziarie che hanno coinvolto la Sicilfert in questi anni. Le ispezioni all’interno dell’impianto, in cui è stato trovato di tutto e di più. La gestione “irregolare” dei rifiuti. Una storia conclusa con altre telecamere, quelle che i Carabinieri hanno puntato sulla Sicilfert e che hanno scoperto l’ultima tappa del viaggio illecito dei rifiuti.
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