Magari non conoscete Fabio Stassi. Magari non ne avete mai letto nulla. Magari non l’avete ancora visto scrivere. In realtà, è solo che non siete mai finiti sul treno per i pendolari che collega Roma a Viterbo, dove ogni giorno questo bibliotecario butta giù le pagine di alcuni tra i romanzi italiani più imprevedibili, e perciò meno banali, degli ultimi anni.
Pausa.
Magari non conoscete Mauro Rostagno. Magari è un nome che vi suona familiare. Magari è una storia che vi riguarda da vicino. In realtà, è solo che è passato troppo tempo da quando vi avevano parlato della comunità Saman e di questo piemontese che venne a dare una mano nella provincia più sperduta d’Italia, e comunque in televisione sono impegnati a lobotomizzarci altrimenti.
Pausa (e due). Ricominciamo.
Fabio Stassi ha cinquantun anni, vive nel Lazio e i suoi libri li scrive su vagoni che si muovono, però è di origine siciliana e non riesce proprio a dimenticarselo, tanto che quando ha esordito, nel 2006, l’ha fatto con un libro dal titolo Fumisteria in cui ricorda Portella della Ginestra. Ci ha messo in mezzo un bel po’ di roba bellissima, su tutti L’ultimo ballo di Charlot tra l’altro vincitore del premio Cielo d’Alcamo, poi nel 2014 ha tirato fuori quel capolavoro che è Come un respiro interrotto.
E ci ha buttato dentro di tutto, facendone una storia insieme privata e corale, ha preso l’avventura di un’emigrante e della sua famiglia costretti a lasciare la propria isola e l’ha fusa con il disagio di una generazione, gli adolescenti degli anni Settanta, impotente di fronte al fallimento contemporaneo del capitalismo e del comunismo.
E allora la protagonista di Come un respiro interrotto si chiama Soledad ed è la cantante con la voce più soave mai apparsa sulla terra, una voce in cui si concentrano tutte le sfumature di significato del mondo e che, proprio come i giovani post-sessantotto, quel mondo sente di poterlo conquistare.
Sarà per questo che nella vita ci si tuffa a pesce, Soledad, attraversando tutte le vicende di un decennio di grandi speranze e conseguenti delusioni: i teatri off e Georgiana Masi, le Brigate Rosse e, per l’appunto, la comunità Saman, una storia che credevo dimenticata e che ringrazio questo libro per aver riportato a galla al netto della retorica stucchevole di cui l’hanno riempita.
La narrazione va così avanti a strattoni, nel susseguirsi dei capitoli (ventisei come le lettere dell’alfabeto, a proposito, l’autore è molto attento anche alla struttura delle sue opere) alle parole di Soledad si mescolano quelle delle persone che l’hanno conosciuta e sarà lo stile lirico e appassionato di chi scrive, ma a noi che leggiamo sembra davvero di ascoltarla cantare.
Poi, beh poi dev’essere che qualcosa comincia ad andare storto, o forse sono solo i sogni di un mondo diverso che svaniscono all’alba del nuovo consumismo. Chissà, noi sappiamo solo che non la voce di Soledad si fa pian piano più flebile finché non la sentiamo più. Quanto a lei, travolta dalla vita che ha sfidato a testa alta, pare abbia deciso di scomparire, di scivolare via senza lasciare traccia come quella voce che nessun microfono è mai riuscito a registrare, quasi che a contatto con un registratore evaporasse.
Come un respiro interrotto finisce così. Col dubbio che forse di certe utopie alte e meravigliose, come quelle degli anni Settanta, rimarranno solo i ricordi, effimeri eppure potentissimi. Con la speranza, almeno, che bastino.
Magari non conoscete Fabio Stassi. Comunque dovreste.
Fabio Stassi
Come un respiro interrotto
Editore Sellerio, Palermo, 2014
316 pagine
Euro 16,00 (ebook euro 10,99)
Vito Aguanno
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