Il presidente del Consiglio riferisce a Montecitorio e a Palazzo Madama: «Interventi differenziati nei diversi territori in base alla gravità della situazione». Mattarella: «Serve collaborazione tra Regioni e governo»
Il governo terrà conto dei rilievi e delle osservazioni che emergeranno da Camera e Senato nel corso del dibattito sulle comunicazioni del presidente del Consiglio. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte intervenendo nell’aula di Montecitorio, ribadendo la necessità di introdurre nuove limitazioni — perché «la curva dei contagi di sabato ha imposto un nuovo corpus delle misure restrittive da adottare prima di mercoledì» — e rilanciando l’ipotesi di un tavolo di confronto permanente in cui siano coinvolte anche le opposizioni, che peraltro nei giorni scorsi avevano respinto un invito in tal senso. «Il dialogo con tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento — ha sottolineato il capo del governo — è fondamentale». Anche perché «il quadro epidemiologico nazionale ed europeo appare particolarmente critico, l’incremento di casi Covid è stato di 150 contagi per ogni 100 mila abitanti ed anche nel nostro Paese la situazione è in peggioramento».
I posti negli ospedali
Facendo il punto sulla situazione, Conte ha sottolineato che «gli italiani contagiati sono di numero ben più elevato rispetto alla prima ondata anche se la qualità dei contagi è diversa e inferiore: oggi fino al 96% delle persone sono asintomatici o presentano sintomi lievi». Tuttavia, ha rilevato, è preoccupante l’affollamento generale degli ospedali, in particolare quello dei reparti non covid e delle terapie subintensive. Quanto alle terapie intensive, invece, Conte ha spiegato che l’Italia affronta la nuova emergenza potendo contare, tra posti già attivati e posti attivabili in base alle esigenze delle diverse aree, 10.841 posti, sostanzialmente più di un raddoppio rispetto alla scorsa primavera. «Esiste la possibilità che 15 Regioni superino le soglie critiche di terapie intensive nel prossimo mese — ha ammonito il premier —, anche se questa previsione non tiene ancora conto dell’impatto che immaginiamo positivo delle misure introdotte con gli ultimi dpcm».
«Misure differenziate»
Le nuove misure, ha detto il capo del governo, vengono introdotte in via «cautelativa e prudenziale» e la decisione di rimettere mano alle limitazioni è stata presa dopo la presentazione dei dati di monitoraggio di venerdì scorso per garantire «la tenuta dei servizi sanitari». Conte ha sottolineato la necessità di introdurre un regime di restrizioni differenziato a seconda della criticità delle diverse zone del Paese (nei casi più gravi si ragiona per esempio della chiusura totale dei ristoranti o di negozi come quelli di parrucchiere). Insomma, non il lockdown generalizzato introdotto a marzo («allora non avevamo dati che ci consentissero di mettere in campo un intervento differenziato») ma un piano modulabile a seconda del tasso di contagio Rt e di altri 20 parametri tecnico-scientifici. Il premier ha parlato di automatismi e di interventi ad altalena, con restrizioni e allentamenti tarati sulle singole zone e sulle situazioni contingenti. «Questo per introdurre misure adeguate per le zone più a rischio e restrizioni meno pesanti per le aree dove minore è l’emergenza».
Le tre aree e gli scenari
Il nodo è il «coefficiente di rischio» che sarà di volta in volta individuato sulla base di tre aree con tre diversi scenari, a cui corrisponderanno misure via via sempre più restrittive. «L’inserimento di una regione in una delle tre aree di rischio — ha precisato — avverrà con un’ordinanza del ministero della Salute». Sembra dunque scongiurarsi l’eventualità che a decidere siano solo le Regioni, ipotesi che i governatori avevano fatto capire di non gradire. Un criterio uguale per tutti stabilirà la cornice per le decisioni e il governo, tramite il ministro della Salute, si assumerà la responsabilità dei provvedimenti al fianco delle giunte regionali.
Gli interventi previsti
A livello nazionale, ha fatto notare il presidente del Consiglio, saranno introdotte solo alcune specifiche misure per rafforzare piano di mitigazione del contagio già avviato con i tre precedenti dpcm. Questo l’elenco presentato dal premier, sapendo che, in contemporanea al suo intervento, era in corso la riunione delle Regioni. Questo in ogni caso il quadro prospettato: «Chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali, ad eccezione di spazi di vendita alimentari, di edicole, farmacie o parafarmacie e tabaccai presenti al loro interno. Chiusura oltre che delle sale giochi anche dei corner di scommesse e videogiochi ovunque si trovino». E ancora: «Chiusura di musei e mostre, riduzione al 50% della capienza dei mezzi di trasporto pubblico locale, limitazioni agli spostamenti tra regioni salvo ragioni di necessità». Sono stati previsti anche limiti alla circolazione delle persone «nella fascia serale più tarda» (ma non è stato indicato l’orario preciso del «coprifuoco», ancora oggetto di confronto tra le forze della maggioranza e con le Regioni), sempre al netto delle situazioni di necessità. Infine è stata prevista la possibilità di un passaggio della didattica a distanza al 100% nelle «scuole secondarie di secondo grado».
Mattarella: «Regioni e governo collaborino»
In giornata anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a ribadire la necessità di una stretta collaborazione tra le istituzioni a vario livello. Al termine di un colloquio a distanza con i presidenti di Emilia Romagna e Liguria, Stefano Bonaccini e Giovanni Toti, Mattarella ha parlato di «ruolo decisivo» delle Regioni ma ha anche auspicato «la più stretta collaborazione tra tutte le istituzioni dello Stato».
fonte corriere della sera
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