E Bullmann si rivolge proprio ai gruppi di lobby. “Devono rendersi conto che le loro azioni hanno conseguenze. Incoraggiamo tutti coloro che sono coinvolti a ridurre i toni della retorica e assicurarci che le minacce di violenza fisica, o persino di morte, non siano mai accettabili”, prosegue Bullmann. “Ci sono state molte informazioni fuorvianti diffuse prima di questo voto. Non accetteremo il livello di abuso e intimidazione che è stata fatta negli ultimi giorni. Difenderemo l’autonomia del Parlamento europeo e il diritto dei nostri deputati al Parlamento europeo di lavorare senza essere minacciati”, conclude la nota.
Le parti in gioco – L’obiettivo principale della misura, proposta dalla Commissione europea nel 2016, è modernizzare il diritto d’autore nell’era della rivoluzione digitale, visto che l’ultima legge in merito risale al 2001. L’idea è di obbligare le piattaforme online, come ad esempio YouTube, a pagare meglio i creatori di contenuti e a controllare che ciò che viene pubblicato dagli utenti non sia protetto da copyright (articolo 13). In segno di protesta, Wikipedia, che ha parlato di limitazione alla “libertà online”, non è stato accessibile mercoledì in almeno tre Paesi europei, fra cui l’Italia. La riforma prevede anche la creazione di un nuovo diritto per gli editori, che permetterebbe a giornali, riviste e agenzie di stampa di farsi pagare quando i loro contenuti vengono riutilizzati online, ad esempio con titoli e brevi estratti (articolo 11). Per i Gafa, così come per gli eurodeputati ecologisti e liberali, e per vari giuristi, questo progetto favorirebbe i gruppi media più noti, a svantaggio dei media indipendenti e delle start-up, con il rischio di danneggiare la libertà d’espressione. Per gli editori, una giusta remunerazione è necessaria perché i media, che hanno un ruolo essenziale nel pluralismo d’informazione, possano sopravvivere. Intanto un appello firmato da 150 rappresentanti dell’industria creativa e culturale europea, dagli editori a tv, produttori cinematografici e musicisti, e sottoscritto tra gli altri da Anica, Pmi, Siae, e Confindustria Radio Televisioni sottolinea come sia necessario “un internet equo e sostenibile per tutti. Il Parlamento europeo – scrivono ancora i firmatari – ha bisogno di più tempo per raggiungere una posizione sulla riforma del copyright” ma, ricorda il settore, “l’industria culturale e creativa rappresenta il 4,5% del pil Ue e 12 milioni di posti di lavoro” nell’Ue ed è “il cuore e l’anima della pluralità dell’Europa e delle sue ricche identità”.
M5s e Lega esultano – “Ora finiamola con gli slogan delle lobby e cominciamo a cercare soluzioni”, ha commentato il vicepresidente al mercato unico digitale della Commissione Ue Andrus Ansip su Twitter. “Non dobbiamo accettare nessun compromesso che metta in pericolo la libertà d’espressione o i link” ma allo stesso tempo, ha sottolineato, “non dobbiamo accettare di lasciare senza protezione artisti e media di qualità”. Gli unici compatti sulla linea del no sono stati gli esponenti del Movimento 5 stelle: “Oggi è un giorno importante”, ha detto il vicepremier M5s Luigi Di Maio, “il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando anche a livello di Parlamento europeo. Nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d’espressione e sviluppo economico”. Esulta anche il leader del Carroccio Matteo Salvini: “Bavaglio alla rete e a Facebook respinto ora a Strasburgo anche grazie al no della Lega: non ci fermeranno”.
“La decisione della commissione Juri (la commissione giuridica del Parlamento europeo, ndr) – ha annunciato il vicepresidente dell’Aula Pavel Telicka in Aula a Strasburgo – è stata respinta, pertanto la commissione non può iniziare i negoziati. Il rapporto della commissione verrà messo nell’agenda della prossima sessione plenaria”, in settembre. Dopo la votazione il relatore Axel Voss(Germania, Ppe) si è detto dispiaciuto per il fatto “che la maggioranza dei deputati non abbia sostenuto la posizione che io e la commissione giuridica abbiamo preparato. Ma ciò fa parte del processo democratico. Torneremo sul tema a settembre con un ulteriore valutazione per cercare di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini, aggiornando nel contempo le norme sul diritto d’autore per il moderno ambiente digitale”.
Il Regolamento del Parlamento Europeo prevede che se almeno il 10% dei deputati si oppone all’avvio di negoziati con il Consiglio sulla base del testo votato in commissione, si procede a una votazione in plenaria. Martedì, entro la mezzanotte, il numero di deputati necessario ha presentato le proprie obiezioni e la plenaria oggi ha respinto la proposta di avviare i negoziati.
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