l report della confederazione che rappresenta negozianti, turismo e servizi segnala l’inevitabile crollo del turismo e la discesa in picchiata delle immatricolazioni di auto, delle vendite di abbigliamento e calzature e degli affari di bar e ristoranti, nonostante le consegne a domicilio. Aumentano del 9,6% le spese per alimentari e bevande.
Consumi in picchiata del 31,7% a marzo rispetto allo stesso mese del 2019, per effetto di un crollo della domanda di servizi e di un forte calo di quella di beni come mobili, elettrodomestici e abbigliamento. Sono le conseguenze del lockdown stimate in uno studio della Confcommercio, la confederazione che rappresenta negozianti e imprese del turismo e dei servizi. Secondo il presidente Carlo Sangalli “i dati di marzo confermano il crollo dei consumi e del fatturato delle imprese”. Di conseguenza “serve liquidità immediata senza burocraziaintegrando le garanzie dello Stato” già previste dal decreto liquidità “con indennizzi e contributi a fondo perduto“. Il rapporto dell’ufficio studi prevede per il primo trimestre di quest’anno una riduzione tendenziale dei consumi del 10,4%.
“Siamo in presenza di dinamiche inedite sotto il profilo statistico-contabile, che esibiscono tassi di variazione negativi in doppia cifra”, si legge nel report sulla congiuntura, in cui si segnala l’inevitabile crollo del turismo con un -95% degli stranieri a partire dall’ultima settimana di marzo e la discesa in picchiata delle immatricolazioni di auto (-82%), delle vendite di abbigliamento e calzature(-100% per la maggior parte delle aziende non attive su piattaforme virtuali), di bar e ristorazione (-68% considerando anche il delivery a casa). In Campania, dove l’ordinanza regionale vieta anche le consegne a domicilio, la situazione è ancora peggiore. “Sono un piccolo palliativo ma possono contribuire a salvare qualcuno, visto che prevediamo che un terzo dei locali di ristorazione non riapriranno”, ha spiegato Massimo Di Porzio, presidente della Fipe Confcommercio per Napoli e provincia.
L’ufficio studi di Confcommercio ha quantificato il calo dei consumi nel 31,7% come “sintesi di un rallentamento nei primi 10 giorni del mese, quando non era ancora in atto la chiusura di gran parte delle attività, e di un sostanziale blocco della domanda, ad eccezione di alcune voci” – sono ovviamente aumentati gli acquisti nella grande distribuzione – “nei giorni successivi”. I più penalizzati sono risultati i servizi, in particolare quelli relativi al tempo libero (Vedi tabella). Al contrario i risultati migliori si registrano per il comparto alimentare (+9,6%), per i prodotti farmaceutici e terapeutici (+4,0%) e per i servizi di comunicazione (+8%). I gruppi di prodotti e di servizi osservati dall’indicatore dei consumi Confcommercio sono 29 e rappresentano, si legge nella nota metodologica, “nell’anno 2018, il 57,3% del valore dei consumi effettuati sul territorio. Per i servizi l’incidenza è del 33,6% e per i beni è dell’83,5%”.
Secondo Sangalli “va pianificata attentamente la riapertura delle attività preparando i livelli sanitari, tecnologici e organizzativi perchè il Paese appena possibile deve riaccendere i motori e ripartire in assoluta sicurezza”.
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