Lo ha spiegato Sergio Brusin, capo della sezione di intelligence epidemica del Centro Europeo di prevenzione e controllo delle malattie a Stoccolma, che ai microfoni di Radio24 ha fatto il punto sull’emergenza
“Ci sono i segnali di una pandemia che può diffondersi in tutto il mondo ma per fortuna il coronavirus sembra clinicamente meno importante della SARS e per questo le persone a rischio di malattia grave non saranno molte”. Lo ha spiegato Sergio Brusin, capo della sezione di intelligence epidemica del Centro Europeo di prevenzione e controllo delle malattie a Stoccolma, che ai microfoni di Simone Spetia su Radio24 ha fatto il punto sull’epidemia. Al momento sono stati registrati 170 morti e 7mila e 700 contagi e mentre si attende se l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarerà l’emergenza internazionale, i 60 italiani a Wuhan stanno rientrando a casa. L’esperto che ricorda che si è comunque in attesa di dati e informazioni più chiare possibili dalle autorità cinesi competenti.
Per Brusin il coronavirus a livello di gravità “sta a metà tra la SARS e la normale influenza stagionale” con una mortalità registrata “intorno al 2%, anche se è probabile che sia stata sovrastimata”. Come l’influenza, sta colpendo soprattutto “persone con malattie gravi o anziani che hanno altre patologie concomitanti” con la differenza però, ha confermato Brusin, che ha già fatto registrare più vittime. Fuori dalla Cina, epicentro dell’epidemia, sono stati registrati 68 contagi: nelle Filippine, in Cambogia, in India, negli Emirati Arabi Uniti, in Brasile e anche in Europa, con quattro casi in Germania, tre in Baviera e solo casi sospetti in Italia.
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