Una delle strutture più complesse del nostro organismo, il cervello, è stata coltivata in provetta ed è riuscita poi a collegarsi spontaneamente al midollo spinale e al tessuto muscolare. Lo studio su Nature Neuroscience
Un mini-cervello cresciuto in provetta è stato in grado di muoversi. O meglio di connettersi autonomamente al midollo spinale e al tessuto muscolare. È questa la scoperta appena pubblicata sulle pagine di Nature Neuroscience dei ricercatori dell’università di Cambridge, nel Regno Unito, che dopo anni di lavoro sono finalmente riusciti a coltivare uno dei più sofisticati mini-cervelli in provetta, compiendo così un importante passo in avanti per una miglior comprensione delle malattie che colpiscono il cervello, come l’epilessia e la schizofrenia.
Nei loro laboratori, gli scienziati hanno osservato come il loro mini-cervello, delle dimensioni di una lenticchia e composto da circa due milioni di neuroni (simile quindi al cervello di un feto umano a 12 a 13 settimane di gravidanza), una volta posto accanto a un segmento di midollo spinale e tessuto muscolare (provenienti da un topo), è stato in grado di muoversispontaneamente inviando loro connessioni (simili a viticci) per controllare i suoi nuovi “vicini”.
“Ci piace pensare che sia un mini-cervello in movimento”, ha raccontato al Guardian Madeline Lancaster, autrice della ricerca.
Ma il movimento non è l’unica abilità appena scoperta: dalle successive osservazioni, infatti, i ricercatori hanno notato che i muscoli sono stati in grado di contrarsi sotto il controllo degli impulsi elettrici inviati dal mini-cervello, proprio come i motoneuroni fanno nel nostro cervello. “Dopo 2-3 settimane in coltura, si potevano veder partire dall’organoide (ovvero una miniatura che imita solo alcune caratteristiche di un organo, ndr) connessioni che innervavano il midollo spinale del topo”, scrivono gli autori.
“Inoltre, abbiamo osservato che il tessuto muscolare del topo ha registrato contrazioni muscolari con periodicità irregolare”.
Questa ricerca, ricordiamo, è l’ultima di una serie di riproduzioni sempre più sofisticate del cervello umano coltivato in laboratorio. Tuttavia, precisano i ricercatori, questo ultimo studio è riuscito ad andare oltre alle precedenti ricerche e ad avvicinarsi quindi a qualcosa di sempre più simile al sistema nervoso centrale. Per farlo, i ricercatori hanno utilizzato un nuovo metodo per far crescere il mini-cervello da cellule staminali umane posizionandolo in un liquido ricco di sostanze nutritive che ha così permesso all’organoide di raggiungere una fase ancora più sofisticata di sviluppo rispetto agli esperimenti precedenti (in termini di varietà di neuroni).
In questa fase, tuttavia, l’organoide non è abbastanza complesso per avere un qualsiasi pensiero, sentimento, o coscienza, ma ciò non vuol dire che sia del tutto inerte. “Mentre un cervello umano completamente sviluppato ha 80-90 miliardi di neuroni, l’organoide ne ha un paio di milioni”, precisano i ricercatori. Sebbene questi mini cervelli siano ancora estremamente piccoli, concludono i ricercatori, rappresentano per ora i nostri migliori strumenti per comprendere lo sviluppo e le malattie che colpiscono il cervello umano, come la malattia del motoneurone, l’epilessia e la schizofrenia.
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