“Sulla base dell’esperienza personale posso dire che Matteo Messina Denaro verrà sicuramente catturato entro l’anno. Lo dico perché a Napoli gli imprendibili li abbiamo arrestati, a Reggio Calabria abbiamo preso i latitanti che da 30 anni vivevano liberi. Tagliando le reti e grazie agli uomini giusti lo prenderemo; uno come lui non si allontana dal territorio, ce la faremo”. E’ con queste parole che procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, intervenuto al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia insieme a Silvia Balducci di RaiNews24 e Francesco Vitale, caporedattore Cronaca del TG2 con il tema “La grande cronaca, sul campo oggi come ieri” presso la Sala delle Colonne di Palazzo Graziani, gremita di gente, ha promesso ancora una volta la cattura del superlatitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro.
Al centro dell’intervento del magistrato è stata proprio l’informazione, che secondo lui non parlerebbe più di mafia: “La criminalità organizzata non fa più notizia. Mi chiedo il perché e forse dobbiamo domandarlo agli editori e ai politici”. “Stampa e televisione vogliono la spettacolarizzazione per creare interesse in lettori e telespettatori ma sembra che la mafia non faccia più notizia per gli editori. – ha continuato – Nessuno parla della sua evoluzione in maniera approfondita, pochi seguono le dinamiche della borghesia mafiosa e come questa colonizza i luoghi di potere”.
Per de Raho bisognerebbe dare maggior risalto e appoggio alle testate locali e regionali che si occupano di tali argomenti: “Moltissime testate locali campane, calabresi e siciliane raccontano di fatti di cronaca che i giornali nazionali non considerano. Esempio lampante è la Calabria dove non esiste una stampa nazionale e l’isolamento dei giornalisti che fanno bene il proprio lavoro è preoccupante. Un isolamento che riguarda tutto il territorio; viene scoraggiato lo spostamento e in questo contesto la ‘Ndrangheta cresce e prolifera. Partiamo dal collegare la Calabria con l’Italia”.
A parlare dell’importanza dell’informazione, riguardo l’argomento mafia, è stato anche il caporedattore cronaca del TG2, Francesco Vitale: “E’ essenziale ritornare a raccontare la criminalità organizzata. E’ vero che se ne parla poco e male. E’ un fenomeno che i cronisti hanno il dovere di raccontare andando nelle terre mafiose ma con la consapevolezza di essere preparati. Oggi gli approcci dei giornalisti sono approssimativi e spesso diventano loro stessi la notizia di cronaca perché con un microfono in mano si avventurano chiedendo al mafioso, perché sei un mafioso? Se lavori così non sei un buon giornalista. Per fare un buon lavoro devi stare nei territori e guardare cosa c’è dietro, frequentare i luoghi e anche i delinquenti. Non basta stare per strada è necessario infiltrarsi e comprendere l’essenza di quella situazione”.
La trasformazione della professione del giornalista, tramite la velocità e la rincorsa al sensazionalismo, ha reso le notizie poco approfondite: “Non si racconta più nulla, si fa solo spettacolo. E’ necessario rallentare e approfondire, la rapidità porta alla banalizzazione e alla persecuzione di essere sempre primi. Meglio prendere buchi che scrivere cavolate perché i lettori devono riconoscerti come affidabile. – ha concluso Vitale – Si ricorre sempre meno alla verifica delle fonti e questo cambiamento del mestiere è inaccettabile”.
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