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Epidemia di Ebola: tutto era stato già previsto da un algoritmo [VIDEO]

By   /  21 Agosto 2014  /  No Comments

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Prevenire è meglio che curare, diceva un noto spot di qualche anno fa. Ma quando la prevenzione non è possibile, venire a conoscenza di una malattia il prima possibile è decisamente il modo migliore per combatterla. Da questo punto di vista, è certamente interessante scoprire che uno strumento online, basato su un innovativo algoritmo, avesse notato l’espansione di “una misteriosa febbre emorragica” nella Guinea sud-orientale ben nove giorni prima che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ufficializzasse l’epidemia di Ebola.

 

Lo strumento in questione si chiama HealthMap, ed è gestito da ricercatori, epidemiologi e sviluppatori di software del Boston Children’s Hospital: l’algoritmo è stato progettato per effettuare una mappatura di social network, siti governativi e di notizie locali, oltre che dei luoghi di ritrovo sul web di lavoratori del settore medico, in modo da poter avere un quadro quanto più possibile aggiornato della situazione di varie malattie a livello mondiale.

Operatori sanitari a Kenema, Sierra Leone, dov'è in corso un'epidemia di ebola - Credits: Reuters/Tommy Trenchard

Operatori sanitari a Kenema, Sierra Leone, dov’è in corso un’epidemia di ebola – Credits: Reuters/Tommy Trenchard

Come spiegato su Public Health Watch, il software alla base del sito è in grado di “scremare” le informazioni non rilevanti e di effettuare una classificazione dei dati più importanti, in modo da identificare le malattie e, con l’aiuto di esperti, aiutare a localizzare i focolai.

Nel caso specifico dell’Ebola, HealthMap già il 14 marzo aveva “catturato” i report di casi di una “misteriosa febbre emorragica” che aveva causato la morte di 8 persone in Guinea. Pochi giorni dopo, il 19 marzo, il sito aveva emesso un allerta, piazzando un puntino sulla sua mappa con un collegamento ad un sito locale di news che parlava di una possibile epidemia di ebola, che in quel momento aveva ucciso 23 persone.

L’OMS avrebbe confermato l’epidemia solamente il 23 marzo, un giorno dopo la notifica ufficiale da parte del ministro della salute guineano. A quel punto le vittime dell’Ebola erano diventate 29, con 49 casi segnalati. Ovviamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità non era all’oscuro di tutto fino a quel momento: stava monitorando la situazione, ma aspettava conferme dagli ufficiali sanitari della Guinea.

L’utilizzo di strumenti informatici per tenere sotto controllo la diffusione delle malattie non è certamente una novità. Tanto per fare un nome, Google con la sua ricerca “Flu Trends” è riuscita ad effettuare delle stime estremamente precise dell’attività influenzale nel mondo semplicemente analizzando le ricerche degli utenti sul tema. Non per niente HealthMap, che è stato lanciato nel 2006, l’anno scorso ha ricevuto un finanziamento di 450.000 dollari dall’azienda di Mountain View nell’ambito dell’iniziativa Predict and Prevent di Big G.

Esistono ovviamente dei limiti a sistemi di questo tipo, che possono nascere sia da report errati su una qualche malattia, sia dalle difficoltà che il sito può avere nell’effettuare una mappatura il più possibile precisa ed aggiornata di tutte le fonti. Per fare un esempio, fino a qualche ora fa sulla mappa apparivano dei puntini viola (“Attività intensa”) nell’area di New York, apparsi a causa delle notizie su un uomo curato nella Grande Mela per sintomi simili a quelli dell’Ebola. Alla fine, fortunatamente, si è scoperto che si trattava di un falso allarme.

L'epidemia di Ebola monitorata da HealthMap.org - Credits: HealthMap.org

L’epidemia di Ebola monitorata da HealthMap.org – Credits: HealthMap.org

Strumenti come Flu Trends o HealthMap possono risultare fondamentali per fornire ai professionisti del settore, quindi sia medici che le persone a capo delle varie organizzazioni della sanità sia nazionali che internazionali, un archivio di dati aggiornato quasi in tempo reale. Queste informazioni potrebbero rivelarsi fondamentali per un intervento il più possibile tempestivo.

L’Ebola si è andata diffondendo come un’epidemia per quattro mesi prima che ci fossero sufficienti conferme di laboratorio che si trattasse proprio di ciò che è”, spiega a Newsweek Stephen Morrison, direttore del Global Health Policy Center al Center for Strategic and International Studies. “In questi paesi semplicemente non ci sono capacità per la sorveglianza, la diagnosi e la risposta. Se butti un fiammifro da quelle parti, scatenerà delle fiamme”.

Fonte -IBT-

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