La riforma della formazione professionale è pronta e adesso è attesa al vaglio dell’Ars. Tra i punti cardine del testo, il decentramento della gestione del sistema, che non sarà più in mano alla Regione. L’assessore Scilabra: “Questa non è la legge di Crocetta ma di tutta la politica siciliana”. Il governatore: “La riforma è aperta e modificabile, ma la democrazia finisce il 30 giugno”.
PALERMO – Decentramento delle attività di gestione della Regione, percorsi in alternanza scuola lavoro, apprendistato per chi frequenta i corsi, formazione per i soggetti svantaggiati, voucher e doppio albo. La riforma della Formazione professionale, per il presidente della Regione Rosario Crocetta “chiude un’era”. Una stagione “in cui si è pensato – ha detto Crocetta in conferenza stampa insieme con l’assessore Nelli Scilabra – di poter usare la formazione come misura di assistenzialismo”.
“Ma nessuno si affezioni – ha continuato il governatore – perché per noi quel passato si chiude oggi con questa riforma. La Regione non sarà più gestore della formazione, non avrà più in mano le liste dei pagamenti: una novità che si lega alla riforma globale del sistema Regione”. Ma la riforma è anche “aperta”. E cioè modificabile. Il passaggio che ha fatto ieri in giunta, infatti, non è stato neppure un’approvazione formale, ma solo un apprezzamento. Questo vuol dire che adesso, come hanno annunciato gli stessi Crocetta e Scilabra, si darà il via ai colloqui con sindacati e forze politiche. Venerdì prossimo, ad esempio, la Scilabra incontrerà i capigruppo dell’Assemblea regionale.
Ed è proprio lì che, secondo il governatore, la proposta di legge rischia di affossarsi. “I tempi dell’Ars non li conosce neanche il Singore – ha detto il presidente della Regione – ma ci sono delle cose che possiamo fare anche a prescindere dall’approvazione della legge”. Per esempio un primo bando per i voucher formativi, che sarà pubblicato a breve con un primo stanziamento di 4.000 euro.
Ma Crocetta, sui tempi, non lascia scampo: “Il tempo per la democrazia e la libertà di parola finisce il 30 giugno, tra dieci giorni. Fino ad allora tutti potranno parlare: sindacati, Confindustria, associazioni, cittadini e politica. Ma il 30 questa legge va approvata, altrimenti la porterò in giunta e l’indomani sarà pubblicata di forza in Gazzetta ufficiale. Il presidente, alla fine, è tornato anche sulla questione spinosa del tetto agli stipendi dei dipendenti di Palazzo dei Normanni: “Ho sentito che c’è chi insiste a proporre tetti più alti di quelli che ho fissato io per i regionali: si parla di 240.000 euro. Sappiano all’Ars che io non ho intenzione di derogare. L’Assemblea deve ridurre la spesa, e se non lo fanno loro dobbiamo tagliare noi”.
Di seguito la diretta della conferenza stampa di stamattina
Il presidente Crocetta a margine della conferenza stampa sulla riforma della Formazione:“Ruggirello insiste sul tetto a 240 mila euro per i dipendenti dell’Ars? Quello è lo stipendio del capo dello stato, mi dicano chi è che all’Ars ha le funzioni del capo dello stato. La cassa integrazione ai dipendenti del Pd? Io la darei ai dirigenti. L’Ars deve ridurre la spesa, se Ardizzone non fa l’equiparazione noi dobbiamo tagliare”.
La riforma punto per punto
“Una legge organica sulla Formazione professionale, la prima in Sicilia, che superi un modello che non ha prodotto altro che sprechi e inefficienze”. Con queste parole oggi il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore alla Formazione, Nelli Scilabra, hanno presentato la proposta di disegno di legge che punta a stravolgere il sistema Formazione in Sicilia.
Ecco cosa prevede il testo, punto per punto. La più grande novità è il decentramento delle funzioni: non sarà più l’amministrazione regionale a gestire il sistema e le liste dei pagamenti, ma le città metropolitane e i liberi consorzi. In questo modo succederà che non ci sarà più un solo bando fatto dalla Regione con un unico centro di costo, ma tanti quanti sono gli enti intermedi. Inoltre, sa saranno i giovani a “pagare” gli enti attraverso un voucher che verrà assegnato in base a un bando annuale e con cui i giovani potranno acquistare lezioni e stage.
Ma, a differenza di quant’accade oggi, chi frequenta i corsi non verrà retribuito. Alla Regione resterà il compito di coordinare e vigilare, di determinare l’offerta formatica complessiva sul territorio e il fabbisogno professionale, così da poter stanziare le risorse necessarie. I vecchi enti, poi, dovranno essere affiancati da aziende e scuole o università, in modo da dare garantire quindi lezioni teoriche affiancate da un periodo di apprendistato in imprese che operano nel settore scelto.
I corsi, quindi, non si limiteranno a prevedere lezioni frontali in aula. Novità in arrivo anche per i formatori. Non ci sarà più un unico albo, ma due elenchi: il primo sarà quello che comprende i formatori attualmente in servizio negli enti, che sarà inserito in una sorta di bacino ad esaurimento, e chiuso non appena tutti, poco a poco, verranno chiamati dagli enti accreditati a svolgere i corsi. L’altro albo, invece, sarà fatto da nuovi docenti, da giovani ai quali fare contratti annuali per svolgere lezioni non previste fino ad ora.
I formatori, quindi, verranno selezionati in base ai titoli, e avranno contratti al massimo di un anno. Percorsi specifici sono previsti anche per i “soggetti svantaggiati”: immigrati, detenuti, disabili. Gli enti dovranno fare rete con scuole, università, imprese e servizi sociali per garantire il reinserimento di chi vi parteciperà. Secondo il governo, la riforma vivrà grazie ai fondi comunitari. Ma bisognerà risparmiare: rispetto alle cifre degli scorsi anni (fino a due anni fa la Formazione in Sicilia costava circa 280 milioni) basterà circa la metà: si stima ancora meno di quest’anno, e cioè sotto i 150 milioni di euro.
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