E dopo aver scacciato via le nuvole, la Bandabardò torna con un grande carico di improbabilità: la storica formazione rock folk toscana, pubblica il suo undicesimo disco di inediti, ideale seguito di “Scaccianuvole” (2011) e battezzato, guarda caso, “L’improbabile”.
12 canzoni nate da chiacchiere da bar, aforismi, aneddoti dove si parla di amore, sessualità, attualità, frivolezze ed anche terremoto con le parole scritte da Francesco Gazzè.
Di improbabile, o meglio di (quasi) incredibile, c’è che per la prima volta in più di 20 anni di carriera la band ha firmato con una major. Ma Erriquez e Orla continuano a rassicurare i fan più scettici, o forse più romantici: “Non cambia nulla tranne che mi partono un paio di ore al giorno a spiegare che non sono dei cattivi che ti scelgono i vestiti, dove devi suonare, che ti eliminano le canzoni. Non è un vendersi al mercato. Per noi è semplicemente importante avere un partner che ci aiuti a portare il nostro album nei negozi se ancora esistono e che ci aiuti a contattare i giornalisti e a fare un video.”
Ma è nato prima l’uovo o la gallina? Ovvero: è arrivato prima il disco o il contratto con la casa discografica?
“Il disco è stato fatto sentire alla Warner una volta completato. Questo non perché avessimo paura di chissà quale intervento della major. Anzi, abbiamo fatto il disco in totale tranquillità e prendendoci le nostre responsabilità. Una volta finito e martirizzato il lavoro l’abbiamo fatto sentire, è piaciuto e così è nata la cosa. Insomma, senza alcuna ingerenza. Sono dei partner.”
La Bandabardò da sempre ha fatto del pubblico, della gente e delle concrete esperienze di vita delle persone il suo punto di maggiore ispirazione artistica e, anche per “L’improbabile” non è andata diversamente: “Siamo sempre stati dei cronisti del presente. Noi di solito andiamo in giro per due anni, raccogliendo gioie e dolori delle varie popolazioni che contattiamo. Siamo tutti delle spugne per cui il dopo concerto per esempio, invece di andare in albergo a fare i preziosi, lo passiamo a cercare di capire che problemi ci possono essere in un posto o in un altro. E da lì raccogli, raccogli e raccogli e fai un disco. Questa volta l’improbabilità è venuta fuori forte sopratutto perché abbiamo raccontato la nostra vita in questi due anni di fermo con un film documentario in cui è balzato agli occhi di tutti quanto la critica e la discografia ci abbiamo bocciato nel ’93 senza più darci possibilità. Ci hanno sempre dato degli inadeguati, degli improbabili, degli inadatti. E questa cosa l’abbiamo estesa a tutti gli aspetti della realtà.”
Un altro aspetto fondamentale per il processo creativo del gruppo è il luogo: “Come sempre scegliamo un posto bello per lavorare a un disco. Questa volta siamo andati forse nel più bello di tutti perché siamo andati da Jacopo Fo nel suo agriturismo in provincia di Gubbio che è un posto che trasuda così tanta intelligenza, creatività e brillantezza che si attacca anche a te la voglia, nel tuo piccolo, di seguire questa verve… Ho scritto a una velocità impressionante 12 testi. Perché lì chiacchieri, pensi, ti diverti poi ti giri e hai Dario Fo, ti rigiri e hai Stefano Benni e allora… L’importanza del posto per noi è sempre stata fondamentale. Volevamo per la prima volta arrivare ad avere delle canzoni da scegliere o da lasciare fuori, ma non ci è riuscito perché siamo arrivati a dodici in un attimo e ci sono piaciute tutte. E’ stato un tripudio di emozioni. Ho visto gioia, gente ridere o intenerirsi a metà canzone e son tutti risultati che non speri nemmeno di ottenere. Poi siamo andati a Roma allo studio Terminal2 uno studio meraviglioso in cui sono già entrati De Gregori, poi Piovani con l’orchestra, poi la Mannoia, Gazzé e adesso noi. Siamo riusciti a rimanere quasi fedeli ai provini, storicamente più belli dei pezzi registrati perchè quando registri cerchi di essere perfetto e pulito. Ma il nostro modo di suonare è un altro. Questo disco è di una potenza impressionanti. E’ una danza enorme.”
All’interno dell’allegro circo messo in piedi dalla “banda” c’è sempre spazio per qualche ospite in più. Questa volta alla festa si sono aggiunti anche Francesco Gazzè (che ha co-scritto “Selezione naturale”), Alessandra Contini de Il Genio e G-Max dei Flaminio Maphia che ha fatto da “voce burina” in “Senza impegno”: “Alessandra è stata una scoperta. Io l’amavo molto per le cose che fa con Il Genio ed essendo io per metà francese sono cresciuto con il mito della sensualità delle attrici e delle cantanti francesi.
Per me Alessandra era questo, quando l’ho chiamata volevo questa sua prepotente femminilità e questa dolcezza favolosa nel cantare e ho scoperto una grandissima artista. Alla fine ha cantato in otto pezzi. Con G-Max invece è proprio il contrario. Lui duetta sulla prima canzone che apre il disco che è una specie di grande bellezza in piccolissimo. Volevamo dare l’idea di una certa volgarità e per farlo abbiamo usato suoni da discoteca ignobili e ci serviva un ‘tamarro’. Ora, in tutta Italia la volgarità rimane la volgarità mentre non si sa perché, forse proprio grazie ai grandi attori a Roma è un aspetto che strappa anche il sorriso. E questo abbiamo usato. Lui è stato fantastico, si è presentato con lo stuzzicadenti in bocca.”
Dal 21 Giugno partirà ‘L’improbabile tour‘, di seguito alcune date del tour, a cui ne seguiranno altre in via di definizione:
– 27 giugno a La Botanique Festival a Bologna
– 3 luglio nella Grande Arena del Centrale del Tennis a Roma
– 12 luglio a Pistoia per il festival Pistoia Blues
– 18 luglio al Carroponte a Milano
Non resta che augurarvi un buon ascolto.
calatafimisegestanews
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