L’ingresso nell’adolescenza del figlio, spesso, provoca un certo disagio nei genitori: il bambino dolce e timido di ieri si sta trasformando (improvvisamente secondo la mamma!) in un ragazzino “diverso”.
I cambiamenti che si sviluppano in questa fase evolutiva sono effettivamente tanti e spessonon facilmente comprensibili: repentine modifiche nell’organismo (accresciute dimensioni fisiche, cambiamento nella voce, ecc.), cambiamenti di sviluppo cognitivo (ideali, culturali, gusti, ecc.), fanno percepire il figlio adolescente come una persona “nuova”.
Le frasi che spesso caratterizzano i genitori che chiedono aiuto nella gestione dei figli di questa fascia d’età sono le seguenti: “non lo riconosco più”, “non riesco a comprenderlo”, “non riesco a farmi ascoltare”, “mi dica lei come mi devo comportare!”
Vediamo di comprendere meglio allora cosa succede in questa particolare fase definitaadolescenza : l’adolescenza si contraddistingue per la tendenza all’indipendenza e a trascorrere molto tempo con i coetanei. La voglia di acquisire indipendenza porta i ragazzi a sperimentare situazioni ed emozioni nuove, che però talvolta sfociano in sensazioni di delusione o di sconfitta. Ciò provoca repentini cambiamenti di umore e di atteggiamento: un attimo prima sembrano forti e sicuri di sé, un attimo dopo appaiono fragili e insicuri.
Tutto questo si ripercuote naturalmente sul rapporto tra genitori e figli che assume nuove sfaccettature tali da mutare gli equilibri che sino ad allora si erano creati. Discussioni e liti tra genitori e figli diventano frequenti e spesso, i genitori si sentono rifiutati, e, in realtà, in un certo senso lo sono; questo rifiuto è però soltanto apparente e consente al ragazzol’acquisizione di una propria identità (mi ribello per differenziarmi e sperimentare il potere di essere diverso da te!);è, quindi, un passaggio necessario ed inevitabile per un buon ingresso nell’età adulta. Generalmente questo diventa però fonte di stress per i genitori che si sentono impreparati ad affrontare questi atteggiamenti, ma soprattutto sentono fallimentari i propri tentativi di avvicinamento o di ricostruzione di una buona comunicazione.
La maggiore confusione, tuttavia la vive l’adolescente che si trova in piena trasformazione, egli deve poter comprendere i propri sentimenti, capire che livello di autonomia può raggiungere e identificare ciò che gli interessa e vuole conoscere, attuando un processo di differenziazione dai genitori.
Per crescere i figli tendono a mettere in discussione l’autorità dei genitori, contrapponendosi alle regole e richiedendo una maggiore libertà. E’ questo il momento in cui l’adolescente può incorrere in strade “pericolose” come l’uso di droghe o di alcol, che se non adeguatamente contenute, possono provocare, nel tempo e in alcuni casi, vere e proprie dipendenze.
Nonostante i continui tentativi di ribellione, l’adolescente ha comunque ancora bisogno che il genitore continui a svolgere la sua funzione di contenimento; quest’ultimo deve potersi adattare ai nuovi bisogni del figlio che cresce e al suo modo di esprimersi e di relazionarsi con il mondo degli adulti e proteggerlo da eventuali rischi a cui va incontro.
Ma come può un genitore affrontare al meglio questo periodo della crescita dei figli?
Una ricetta magica e assoluta non esiste, ma vi sono alcuni principi su cui è utile riflettere e che possono aiutare un genitore ad orientarsi nella sua pratica quotidiana:
- Mostrare sempre un buon accordo col l’altro genitore (la coerenza educativa è un punto di forza imprescindibile per la creazione di saldi basi educative);
- Stabilire sempre regole chiare, non troppo restrittive, da concordare in anticipo con i ragazzi e che prevedano sanzioni realmente applicabili (la non applicabilità di una punizione è indice di scarsa credibilità di uno o di entrambi i genitori; il rischio è la perdita della fiducia da parte dei figli);
- Avere flessibilità nei comportamenti, adattandoli all’umore dei figli ( è necessario quindi saperli ascoltare, osservare, con discrezione e rispetto per riuscire ad entrare nel loro mondo, mondo che i ragazzi difendono spesso con prepotenza);
- Fornire consigli utili nei momenti di difficoltà, anche se i figli non sembrano propensi ad accettarli (la chiusura è a difesa della propria individualità, ma sentire che l’altro c ‘è dà comunque forza seppur apparentemente viene rifiutata. Esserci comunque seppur l’altro dice no o si trincera dietro barriere di silenzi);
- Avere un atteggiamento comprensivo e consolatorio nei confronti dei ragazzi( il conforto e la presenza consolatoria fa sperimentare e sentire ai figli di poter avere sempre un rifugio in cui riversare le proprie ansie e gli innumerevoli dubbi che caratterizzano questa fase).
La possibilità di parlare apertamente in famiglia dei propri problemi è uno degli aspetti più importanti del rapporto tra genitori e figli.
Buoni rapporti e livelli di comunicazione, però, non s’improvvisano, ma richiedono attenzione, tenacia e tempo da parte dei genitori ed è già nella infanzia che si devono cominciare a gettare le basi per una sana relazione, è quindi quello il momento in cui cominciare a dedicare spazio, tempo e presenza ai figli.
Educare è un’avventura tra il figlio ed i genitori di cui non si possono prevedere né il futuro, né tantomeno l’esito finale.
Anche i genitori più “esperti” possono incontrare con un figlio difficoltà, perché ogni figlio è “unico”, diverso da tutti gli altri e ha una sua individualità e soprattutto una sua “libertà”, ovvero quella possibilità di scelta dei comportamenti che dipende solo dal singolo essere umano; ed è proprio questo che rende il processo imprevedibile!
Accettare di sbagliare è quindi il primo passo per essere genitori efficaci, ricordandosi sempre che non esistono genitori perfetti, ma semplicemente genitori consapevoli.
Dott.ssa Milena Mazzara
Dott. Domenico Ferrara
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