L’Europa apre ufficialmente alla possibilità di commerciare e consumare insetti: ma perché siamo così restii a metterli in bocca? Senza saperlo, li stiamo già mangiando
È vero, detta così fa schifo. Ma io mangerei gli insetti: magari non proprio afferrandoli per le zampette o fissandoli nel musetto, ecco quello forse potrei farlo dopo un po’ di allenamento, ma cucinati in piatti in cui vengono inseriti come farine, o comunque tritati, perché no? Gli insetti sono un alimento diffusissimo in tutto il mondo dalla notte dei tempi, paiono essere una risposta alle emissioni inquinanti degli allevamenti di animali “tradizionali” che ci stanno uccidendo, fanno bene alla salute – meglio della carne tradizionale – e soprattutto sono buonissimi, ne avevamo parlato con chi se ne intende, ma è anche logico aspettarselo: perché altrimenti sarebbero ancora oggi così diffusi?
L’Unione europea, che finora aveva solo concesso delle deroghe – utilizzatissime in Paesi avanzati come il Regno Unito o la Danimarca – al divieto di esportare, commercializzare, servire e mangiare insetti – ha appena detto ok. L’Efsa, il nostro ente per la sicurezza alimentare, ha autorizzato l’ingresso di grilli e larve nei nostri piatti, a patto che siano d’allevamento, per motivi igienici.
Già, l’igiene. La grossa parte del nostro pregiudizio contro i piccoli animaletti deriva dal fatto che sono piccoli e li vediamo scappare, così vicino ai nostri piedi, negli angoli più nascosti e potenzialmente luridi. Come darci torto? Un maiale che si rotola nelle sue feci, o un uovo uscito dal posteriore di una gallina, invece, va benissimo: siamo abituati a comprare tutto sigillato e apparentemente lindo. Tutto qui: abitudine, e retaggi culturali e qualche volta religiosi che ci fanno inorridire davanti a ciò che striscia o ha le antenne.
Ma a conferma del fatto che le nostre remore sono del tutto sciocche, e che a trattenerci da un piatto delizioso è solo la mancanza di logica, vorrei aggiungere una considerazione: stiamo già mangiando insetti, da sempre, senza saperlo.
In gergo si chiama Insect Filth, una contaminazione che è impossibile evitare e che non presenta rischi per la salute. Ma che chiamare contaminazione è un po’ riduttivo: una barretta di cioccolato qualsiasi, oggi già contiene una media di 60 frammenti di insetti diversi. Ogni pannocchia di mais ha l’equivalente di due bei pezzi di larva. Ma, del resto, avete mai assistito alla preparazione del parmigiano reggiano? Io sì, e vi posso assicurare che il latte che viene utilizzato è stato precedentemente un bagno tonificante e poi la camera mortuaria per così tante mosche che per eliminarle serve tirarle su con grossi colini. Credo sia poi inutile ricordare che il retro dei negozi – gastronomie, locali da aperitivo, supermercati – non appare così tirato e sterile come il bancone che ci viene mostrato. Ma infine, di cosa stiamo parlando? Siamo o no il Paese che va matto per le muffe nei formaggi? Che ha piatti tipici fatti con le interiora e addirittura le feci dei vitelli (la Pajata)? Direi che a fare quelli che schifano gli insetti, proprio, non siamo credibili.
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